18
giu
2008
“Nascita della Sardegna”, tra mito e leggenda….
Pochi altri luoghi come la nostra isola, possono vantare un antico patrimonio culturale di miti, fiabe e leggende. Le leggende al pari di miti e/o fiabe, sono un tipo di racconto molto antico, tramandato secondo la tradizione orale, miscelando la narrazione tra il reale e il meraviglioso.
Le leggende, non sono mai racconti di sola e pura fantasia, ma contengono sempre una parte di verità che i nostri avi, nel tentativo di scoprire e spiegare sempre la causa dei fatti, hanno “fiorito” con l’immaginazione .
Nell’antichità, gli uomini che non conoscevano ancora i metodi scientifici, cercavano di spiegarsi il fenomeno della luce del sole e il buio della notte in modo fantasioso, immaginando che qualcuno in cielo spostasse il “carro del sole”. Altri invece immaginavano che la luna e il sole fossero dei fratelli litigiosi e che non volessero mai incontrarsi.
Anche le paure degli uomini, hanno scritto alcune leggende, attribuendo a rumori notturni, ululati di un lupo o fruscii del vento, presenze extraterrene o esseri mostruosi, a volte anche intra-visti con la penombra delle timorie.
Prima di lasciarvi alla lettura della leggenda, così come il titolo promette, vorrei segnalarvi queste belle citazioni a proposito di leggende:
- «Niente è più bello che il vero; d’accordo, come chiunque io lo chiedo alla Storia. Soltanto e sottovoce, io mi dico: credo anche nella semplice leggenda»
(Hippolyte Violeau, scrittore) - «La leggenda non è poi così lontana dalla verità; è la storia non ancora messa a punto»
(Abate Jacob Cristillin, scrittore e storico, in Leggende della valle del Lys)
Carlo Moretti
Nascita della Sardegna …..
Millenni fa, agli albori della vita sul nostro pianeta, già esisteva un continente chiamato TIRRENIDE. Era un continente esteso, ricoperto da una natura verde e rigogliosa, popolato di uomini forti ed affascinanti animali. Ma improvvisamente, una notte, per motivi inspiegabili, l’ira di DIO si scagliò su Tirrenide. Il suolo cominciò ad agitarsi, scosso da terribili sussulti; il mare fu sconvolto da una furia terribile. Le onde erano talmente alte che quasi toccavano il cielo e sfortunatamente si abbatterono su Tirrenide in modo rovinoso, scuotendo le coste, invadendo le fertili pianure; come se questo non bastasse, si alzarono tanto da arrivare a coprire le ridenti colline, ed ancora di più fino a coprire le più alte vette. Pareva la fine del mondo!
Tirrenide stava per inabissarsi del tutto finché DIO improvvisamente placò la sua collera. -Oh terra infelice! A quale sterminio ha portato la mia collera! – esclamò allora DIO pentito. E poiché una piccola parte di terra emersa emergeva ancora, vi pose sopra un piede e riuscì a trattenerla prima che il mare la inghiottisse completamente.
Fu così che della grande Tirrenide rimase quell’impronta solitaria in mezzo alla grande distesa d’acqua, da cui dapprima prese il nome di ICHNUSA, che significa appunto “orma di piede” e in seguito SARDEGNA, da SARDUS, eroe Bérbero, venuto dall’Africa.
ICHNUSA, nonostante le ridotte dimensioni, aveva mantenuto tutte le caratteristiche del continente scomparso, e le aveva conservate in modo talmente fedele, che i naufraghi scampati ebbero l’impressione di rivedere, in piccolo, la loro Tirrenide, quando riuscirono a trovare la salvezza nelle sue sponde.
Il ricordo della terrificante sciagura, però, aveva impresso nel loro cuore un’orma indelebile: un’orma di malinconia profonda, che passò ai loro figli, e che trasmessa di generazione in generazione, rimane perdura tuttora nel cuore dei Sardi. Oggi noi dopo tanti millenni, troviamo ancora quella malinconia:
- la ritroviamo nell’accorata ninna nanna di una madre, nel desolato canto di un pastore, nelle struggenti nenie di un rito funebre;
- la ritroviamo nelle gravi movenze di una danza, e nell’intensità solenne di una festa;
- la ritroviamo nel misterioso patrimonio degli usi e costumi, delle tradizioni e delle leggende;
- la ritroviamo, insomma, un po’ in tutto ciò che rispecchia l’antichissima anima di questo popolo: un’anima che può apparire ruvida e ombrosa, ma che si manifesta, invece, gentile e appassionata a chi sa avvicinarla e comprenderla.
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Bella e affascinante la leggenda di Tirrenide. Come tutte le leggende, del resto. D’altra parte, hai detto bene, nel presentarla: l’uomo, con la sua intelligenza, è andato alla ricerca, da sempre,dei perché e dei per come. Da dove veniamo e dove andiamo, tanto per citare una frase abusata. Laddove non gli riusciva (non gli riesce) di comprendere con la ragione, chiamava (chiama) in soccorso un mondo altro. Diverso e sovente distante dal proprio. Talvolta popolato da Dei costruiti a propria immagine e somiglianza, difetti e passioni compresi; talaltra affidato alla guida di un Essere supremo e totalizzante. In ogni caso, sono la curiosità e il desiderio irrefrenabile di entrare nella stanza misteriosa dalla chiave d’oro, di cogliere il frutto proibito che, a mio parere rendono bella e degna di essere vissuta l’esistenza dell’uomo. Con le responsabilità che ne derivano in questa e, per chi crede, nell’altra vita.
Ma dove diavolo sono andato a parare? Non stavo parlando di Tirrenide? Ah! Le malinconie dei vecchi!
Grazie, Carletto, anche per questo tuo contributo.
Carlo Patatu
Sono io che ringrazio per l’interesse che stai dimostrando a riguardo dei miei articoli. Spero di essere all’altezza della situazione, pur consapevole di trattare materie come questa che non è proprio di mia competenza.
Grazie a te e a tutti i lettori che mi stanno dimostrando fiducia.
Carlo Moretti
Grande la leggenda ma non è che trattasi di verità… mio nonno raccontava una storia analoga a questa …….
Carlo Marx
ps: ora siamo tre Carli che ne dite di battezzare il primo asino che passa?
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