Archivio di luglio, 2008
Scritto da eleonora grandolfo
E’ da molto tempo che desideravo poter scrivere questa mia testimonianza, perché potesse servire come imput anche ad altri colleghi, che vogliono mettersi in discussione e intraprendere un viaggio, complicato ma al contempo affascinante, all’interno della riabilitazione in acqua, e come consiglio per i pazienti che volessero sperimentare questa tecnica che negli ultimi anni ha preso sempre più piede grazie alla velocità del recupero funzionale rispetto a quello ottenuto lavorando fuori dall’elemento acqua.
Ho iniziato questo cammino nel periodo in cui mi occupavo per conto dell’associazione spina bifida dei ragazzi e bambini affetti da questa patologia, trovandomi un giorno a dover impostare un piano riabilitativo in due pazienti con varie problematiche concomitanti e di difficile soluzione.
Mi venne in mente, ma era più una scommessa con me stessa, di portare questi piccoli pazienti in acqua. A quel tempo non avevo ancora il diploma di riabilitazione in acqua, e iniziai a osservare quale risposta avevo di rimando; devo dire che la risposta fu molto soddisfacente e andò, forse, anche oltre le mie aspettative, infatti grazie all’assenza di gravità i bambini riuscivano ad effettuare alcuni movimenti, soprattutto con gli arti inferiori, che fuori potevano fare solo passivamente. Grazie al mio intervento e a quello dei genitori, persone splendide che mi hanno aiutato sostenendo la mia scelta.
Ed è grazie ai risultati estremamente confortanti che ho iniziato a desiderare di poter dare sempre più risposte anche ad altri pazienti in presenza di altre patologie.
Nel 1997 ho conseguito il diploma di riabilitazione in acqua, ma sono dovuti passare quattro anni prima di poter iniziare a lavorare, perché questo tipo di terapia è legato all’acqua, pertanto i tempi dovevano maturare prima di iniziare.
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Scritto da ztaramonte
Il 19 luglio alle 18 nella sala consiliare del Comune di Chiaramonti si è svolto il preannunciato convegno sul tema da Orria Pithinna a Chiaramonti. Moderatore il prof. Alberto Moravetti, vicepresidente del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, relatori il prof. Marco Milanese, archeologo medievale della stessa Università e la sua collaboratrice Maria Cherchi.
Il convegno è stato introdotto dal sindaco Giancarlo Cossu.
Presenti anche vari cultori della materia del paese e cittadini interessati all’argomento.
Il prof. Moravetti ha introdotto il tema mettendo in luce l’importanza che l’archeologia riveste per la storia e quindi per la memoria storica delle nostre comunità. Ha anche rilevato che il prof. Marco Milanese è il primo archeologo medievale che ha preso a cuore le vicende dei villaggi medievali che tra il XII e IV secolo per i più svariati motivi sono stati abbandonati a favore di nuove ubicazioni più idonee ala vita delle popolazioni in continuo movimento migratorio. La parola è passata al relatore principale della serata prof. Milanese che ha esposto in termini chiari e semplici le vicende delle popolazioni degli ottocento villaggi della Sardegna che si sono spostati in preesistenti o in nuovi centri urbani, circa trecento, più adatti alla vita delle popolazioni sarde così come è avvenuto un po’ in tutti i paesi del Mediterraneo e dell’Europa. Tenendo conto di questo vasto contesto si sono applicati modelli euristici che permettono di individuare i villaggi, in questa ricerca in particolare le ville del territorio chiaramontese: oltre alla già illustrata Orria Pithinna, quella di San Giuliano, Paules, San Lorenzo nonché altri villaggi menzionati dal grande studioso Jhon Day e la prof. Terrosu Asole.
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Scritto da carlo moretti
Sabato 19 luglio 2008 alle ore 17:30, presso la Sala Consiliare, verrà presentato lo stato di avanzamento del progetto di ricerca: “I villaggi medievali nel territorio di Chiaramonti”.
Il progetto promosso dall’Amministrazione Schintu che, in collaborazione con “l’Università di Sassari” e con il sostegno della “Fondazione Banco di Sardegna”, prevedeva un ampio e documentato studio sull’intero territorio di Chiaramonti, ricchissimo di testimonianze non solo archeologiche di periodo pre-nuragico e nuragico, ma anche di un più recente passato medievale.
E’ un vivace studio sulle nostre origini più recenti che potrà aiutarci a capire meglio da cosa è nato il nostro paese e perchè è diventato ciò che è ora.
Ultimo cenno, ma non per importanza, tutte le fasi di studio, ricerca e scavo sono coordinate dall’Università di Sassari che si avvale della preziosa collaborazione del nostro stimatissimo concittadino dott. Gianluigi Marras e della d.ssa Maria Cherchi già noti per le splendide escursioni durante le manifestazioni di “Ajò in Anglona”.
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Scritto da ztaramonte
Terzo racconto tratto da “Leggende sarde” scritte da Grazia Deledda. Stavolta siamo un po più vicini al nostro paese. Vi auguro una buona lettura.
Carlo Moretti
“Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8
Interessanti sono le leggende intorno a Castel Doria; e specialmente quella dell’ultimo principe. Pare che questo misterioso maniero sia stato edificato dai Doria verso il 1102, quando cioè i Genovesi fortificarono tutti i loro possedimenti al nord dell’isola, e specialmente l’attuale Castel Sardo.
Esiste tutt’ora un’alta torre a cinque angoli, di pietre rettangolari saldate l’un l’altra a cemento. Edificato su alte rocce poco distanti dalla riva del Coghinas, il castello godeva di un grande panorama, e verde ai suoi piedi si stendeva la pianura. La leggenda dice che un condotto sotterraneo conduceva dal castello alla chiesa di San Giovanni di Viddacuia, sita all’altra riva del Coghinas, e che questo sotterraneo i Doria lo avessero scavato semplicemente per recarsi alla messa nei giorni di festa.
Un marciapiede conduce dalla torre alla Conca di la muneta, dove, si dice, i Doria battevano denaro. Questa Conca, a quanto ne ho potuto capire, pare sia una grande cisterna di una immensa profondità: nel fondo esisteva una campana d’oro, e i passanti gettavano una pietra, per farla suonare, talché ora la cisterna è piena in fondo di pietre, e quindi la campana è invisibile e non suona più.
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Scritto da ztaramonte
Continuiamo in questo spazio a raccontare con brevi cenni, la storia dei poeti improvvisatori e continuo a scusarmi con i lettori, per gli errori che si potranno incontrare durante la lettura di questi versi.
Il canto dei poeti improvvisatori era sempre accompagnato da un gruppo di cantori che formavano il coro d’accompagnamento, attraverso suoni vocali armonizzati e gutturali. Nel nord Sardegna, il canto dei poeti si è sempre differenziato da quello del sud per via dell’abbinamento in quest’ultima zona con strumenti musicali (chitarra o fisarmonica). L’intuizione del Cubeddu, che riuscì a trasportare quest’arte, da semplice momento di svago a momenti collettivi importanti come le feste in piazza, fu grande.
Da quel momento, col passare degli anni, le gare poetiche sostituirono ogni tipo di manifestazione, divenendo punto di riferimento e base organizzativa per tutte le feste e sagre paesane.
Anche stavolta leggerete e potrete sentire, come nell’articolo precedente, il primo tema della gara disputata a Cagliari il 7 aprile del 1979 tra il nostro poeta locale Juanne Seu (Chiaramonti 1915 – 1998) e il poeta Mario Masala (Silanos 1935), dedicato a Sa peràula, s’iscritura” ; nel prossimo articolo concluderemo la gara con il secondo tema “Sardigna indipendente, Sardigna italiana”.
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Scritto da ztaramonte
Continuo la pubblicazione delle “Leggende sarde” scritte da Grazia Deledda. Vedendo le valutazioni dell’articolo iniziale, sembrerebbe che i racconti di questo genere siano graditi.
Buona lettura.
Carlo Moretti
“Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8
Al finire del secolo XVII c’erano in Aggius – piccolo villaggio della Gallura – due ragazzi, figli di due famiglie nemiche, che, come accade sovente in Sardegna, ed anche altrove, facevano all’amore.
Lei aveva tredici anni, egli quindici; ma benché così giovani sembravano, forti e belli entrambi, grandi di vent’anni, e si amavano perdutamente, con tutta la passione indomita degli abitanti della Gallura, bizzarra regione montuosa al nord dell’isola, che ha, nel paesaggio e nella natura dei nativi, molta rassomiglianza con la vicina Corsica.
Ma, come accennai, le famiglie dei due amanti erano nemiche. Pare che tutto il villaggio fosse diviso in due fazioni, e l’odio il più mortale soffiava negli animi di entrambe: ad una apparteneva la famiglia del giovine, all’altra quella della fanciulla. Ciò non impediva che essi si adorassero e che si dessero frequenti convegni notturni nella stessa casa di lei.
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Scritto da ztaramonte
Inizio subito scusandomi con i lettori, per gli errori che si potranno incontrare durante la lettura di questi versi, ma la passione verso la poesia cantata è talmente forte, che devo condividere con voi questo materiale a dir poco storico.
Le gare poetiche sono state in passato, e forse fino a qualche decennio fa, le manifestazioni linguistico-culturali più rappresentative ed importanti dei sardi. L’origine dell’improvvisazione non è individuabile temporalmente, ma lo è invece quella delle gare: la prima gara si svolse a Ozieri nel 1896 in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rimedio. L’ideatore fu il famoso poeta locale Antonio Cubeddu (Ozieri 1863 – Roma 1955). Da allora l’abilità nell’improvvisare, che era presente in tutte le occasioni di aggregazione sociale, matrimoni, fidanzamenti, tosatura delle pecore, uccisione del maiale, vendemmia e altro, con la geniale intuizione del Cubeddu fu portata sui palchi, nelle feste dell’isola e nelle più importanti manifestazioni dei concorsi poetico-letterali della Sardegna.
Queste le origini delle gare poetiche, nei prossimi articoli, quando ci riavvicineremo a questo tema continueremo a parlare della storia delle gare negli anni successivi.
Ora vorrei offrirvi l’“Esordio”, della gara disputata a Cagliari il 7 aprile del 1979 tra il nostro poeta locale Juanne Seu (Chiaramonti 1915 – 1998) e il poeta Mario Masala (Silanos 1935); in articoli successivi saremo in grado di pubblicare tutta la gara al completo, che contiene i temi “Sa peràula, s’iscritura” e “Sardigna indipendente, Sardigna italiana”.
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