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Contos de foghile – La leggenda di Gonare.

Scritto da ztaramonte

Mi ricordo che durante la mia fanciullezza, mia madre spesso, mentre svolgeva le faccende in casa canticchiava alcune canzoni, spesso in sardo, e qualcuna mi è rimasta impressa nella mente come questa :

“In su mont’e Gonare
cantat una sirena,
chi cantat nott’e die.
In su mont’e Gonare
si non mi dan’a tie,
mi trunco carchi vena
e mi lasso isvenare”

E’ così che leggendo questo racconto, mi tornavano frequentemente in mente questi versi mai scordati, che però non hanno niente a che fare con la breve lettura che andremo a visitare.

Carlo Moretti

“Contados – Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8

I santi, Nostra Signora e Gesù stesso in persona pigliano spesso viva partecipazione in molte leggende sarde. Non c’è Madonna che non abbia la sua storia, e quasi tutte le chiese, specialmente le chiesette di campagna, le piccole chiese brune perdute nelle pianure desolate o nei monti solitari, e che hanno l’impronta delle costruzioni pisane o andaluse, sono circondate da una tradizione semplice o leggendaria. Qui ne ricordo due. La prima è della chiesetta edificata in cima al monte Gonare, presso il villaggio di Orane, a 1.120 metri sul livello del mare. Gonare è una delle montagne più caratteristiche della Sardegna, ed il suo picco azzurro, in forma di piramide, si scorge da moltissimi punti dell’isola.

La chiesetta è edificata proprio in cima: simbolica sfida ai fulmini, ai venti e alle procelle; e la leggenda è questa: Gonario di Torres, giudice del Logudoro, sorpreso una volta da una terribile tempesta, mentre navigava sui mari occidentali della Sardegna, promise alla Madonna di edificarle un santuario su la prima cima di monte che scorgesse, se lo salvava dal pericolo di naufragare. Fatta appena la promessa, ecco, come per incanto, la procella si calmò, e tra le ultime nuvole diradatesi per l’orizzonte, il pio Gonario distinse una montagna azzurra, che gli dissero esser vicina al villaggio di Orane.

L’anno stesso il giudice fece costruire a sue spese il tempio modesto, e la montagna prese il nome di Gonario, che a poco a poco si ridusse in quello di Gonare.

La Madonna gradì tanto l’omaggio del nobile signore che si degnò di scendere nella Sardegna per visitare il suo nuovo santuario. Mentre saliva a piedi su l’erto sentiero della montagna si appoggiò, stanca, ad un masso, per riposarsi. E si mostra ancora quel masso, solcato da una piccola in cavazione che, dicesi, sia la traccia lasciata dalle spalle di Nostra Signora. Le donnicciuole si appoggiano devotamente a quel masso e raccolgono della polvere raschiata dallo stesso. L’appoggiarsi così preserva, dicono, dai dolori alle spalle, e la polvere guarisce dalle febbri!

Mentre la Madonna discendeva dal monte di Gonare, incontrò Santa Barbara e le disse:

Barbaredda de Orzai, Ube tind’ana a ponner, No nor bidimus mai! [5]

Infatti la chiesa di Santa Barbara fu edificata nel villaggio di Olzai, vicino a Gonare, ma in una bassura che non si scorge tra l’immenso panorama godentesi dalle cime di Gonare.

Note:

[1] Questa premessa e le leggende “Il diavolo cervo”, “La leggenda di Aggius”, “La leggenda di Castel Doria”, “Il castello di Galtellì”, “La leggenda di Gonare”, “San Pietro di Sorres”, “La scomunica di Ollolai”, “Madama Galdona”, sono state pubblicate in Natura ed Arte, 15 aprile 1894.

[5] Barbarina di Olzai, / Dove ti metteranno / Non ci vedremo mai.

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  1. Melandroweb dice,

    Tornare indietro nel tempo fa bene a tutti!

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