1
set
2008
Amare Chiaramonti: un albero per ogni neonato.
Il tema l’ho già trattato in due occasioni su patatu.it vorrei continuarlo in questo sito.
Premesso dunque che dobbiamo amare il paese perché rafforza la nostra identità e fa parte della nostra storia, aggiungo che dobbiamo amarlo segnalando anche le cose che non vanno e che lo deturpano, rendendo disagevole la vita dei suoi cittadini.
Ad esempio è incantevole vedere come la popolazione di questo borgo abbia scelto con tenacia di vivere arroccato sulle tre colline di Monte ‘e Cheja (470 ) di Cudinarasa (462 m.), del Carmelo (455) e infine, sul pianoro di Codinas (430), quasi in groppa a tre verdeggianti muli e poi sulla lunga coda. Certo Chiaramonti non è stato sempre così. Dopo carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa e piatta, costruite con la testa in su quasi a sfidare il monte, ha preferito adagiarsi alle pendici delle tre colline seguendo le isoipse e organizzandosi ad anfiteatro, alla base del quale, a fine Ottocento, ha scelto di costruire la chiesa parrocchiale cuore pulsante della vita cristiana della comunità. Ivi si viene battezzati, comunicati e confessati; ivi si viene cresimati, ci si sposa e si dà l’arrivederci per la vita eterna. Il ciclo della vita si apre e si chiude nella chiesa di San Matteo, santo protettore donatoci dai Doria.
Ivi veniamo identificati col nome di Matteo, Nicola, Giovanni, Andrea, Maria, Giusta, Maddalena, Giuseppe, Francesco e altri santi del calendario cristiano tante volte ripetuti da una generazione all’altra. Oggi certo non pare si sia mantenuto l’uso costante di “pesare” i nonni, certo è però che con il nome che ci viene dato veniamo identificati. Al ciclo della vita civile viene lasciato il suo spazio spesso soltanto burocratico: non siamo il paese che per ogni nato sceglie di piantare un albero, magari con la targa del neonato, eppure quanto sarebbe suggestivo, visto che oltretutto i nati d’ogni anno non superano la ventina.
Sotto la Rocca sono sorte, dunque, le cinque vie menzionate, quasi a sfidarne l’altezza e poi le altre hanno preferito accostarsi come carrela ‘e su Puttu, il patio de s’Ulumu, la via che parte da Pala ‘e Chercu, quelle che bivaccano a valle delle vie primigenie tra carrela de su Puttu e l’oratorio del Rosario, quelle altre vie che davanti a fianco e dietro la chiesa parrocchiale quasi le fanno corona. Si ravvivano così carrela de s’Avvocadu, carrela de Cheja, e quelle altre che sembrano socializzare verso s’Istradone. Il villaggio contadino dal XIV al XIX secolo non si ferma qui: prosegue per Sa Niera, quasi ad indicare un’antico deposito del ghiaccio come a Nulvi, ivi pare fosse nell’area di sedime del palazzo Grixoni il palazzotto settecentesco di Donna Lucia Delitala Tedde (Nulvi 1705- Chiaramonti 1760), la nobile possidente nulvese che nella sua non lunga esistenza agitò la vita anglonese. Venne costruito successivamente, forse a fine Settecento il palazzo de nobili Grixones, provenienti di sicuro da Ozieri, come i Madau che dalla loro altàna di Pala ‘e Chercu potevano sorvegliare il dedalo di vie che andavano sviluppandosi non solo a Sa Niera, ma anche lungo s’Istradone.
( I continua)
* Per ingrandire le foto cliccateci sopra
Angelino Tedde
Traslation for english friends.
To love Chiaramonti: a tree for every baby.
The theme I have already dealt with on two occasions patatu.it I continue on this site.
Given therefore that we should love our country because it reinforces our identity and is part of our history, we must add that love him even reporting things who do not go and spoiling, making painful life of people.
For example, you see how beautiful the people of this village has chosen with tenacity to live perched on three hills of Monte ‘and Cheja (470) of Cudinarasa (462 m.), Carmel (455) and finally, on the plateau of Codinas (430), almost three green rump mules and then on the long tail. Certainly Chiaramonti was not always so. After “Carruzzu Longu”, “Carruzzu ‘and Ballas”, “Carrela Longa” and the square, built with his head up as if to challenge the mountain, preferred to sit on the slopes of three hills following the isoipse and organizing an amphitheatre, behind which, in late nineteenth century, has chosen to build the parish church beating heart of Christian life of the community. There you are baptized, communicated and confessed; there you are confirmed, we bride and gives the goodbye for eternal life.
The cycle of life opens and closes in the church of St. Matthew, patron saint given to us by Doria. Here we are identified with the name of Matthew, Nicholas, John, Andrew, Mary, Giusta, Maddalena, Joseph, Francis and other saints of the Christian calendar so often repeated from one generation to another. Today certainly not believe has maintained the continued use of “weigh” the grandparents, however, is certain that with the name that comes to us as we identified. At the cycle of civilian life is left its space often only bureaucratic: we’re the country that for every born chooses to plant a tree, perhaps with a plate of baby, yet what is striking, given that moreover people born each year shall not exceed the twenty.
Under the Fortress arose, therefore, the five routes mentioned, almost challenge the height and then the other have preferred approach as “Carrela ‘and Puttu”, the patio de “s’Ulumu”, the route running from “Pala’ and Chercu”, those camp downstream routes between primeval “Carrela de su Puttu” and the oratory of the Rosary, hose other streets in front of the side and behind the church are almost the crown. It is so revive “Carrela de s’Avvocadu”, “Carrela de Cheja”, and those others that seem to socialize “s’Istradone”. The village farmer from the XIV to the nineteenth century does not stop here: continue “Sa Niera”, almost to indicate once a deposit of ice as Nulvi, there seems to be in the sedime the palace Grixoni the building of eighteenth Donna Lucia Delitala Tedde (Nulvi 1705 – Chiaramonti 1760), the noble possessing that in his long life not animated life anglonese. It was built then, perhaps at the end of the eighteenth century palace de noble Grixones coming for sure by Ozieri, such as Boothroyd and by its altàna of “Pala ‘and Chercu” could monitor the maze Streets that were developed not only in “Sa Niera”, but also long “s’Istradone”.
(Continued)
E’ sempre piacevole leggere articoli come questo, ricchi di valore umano e sentimentale verso il nostro paese.
Confermo anche, che le cose non piacevoli per la popolazione e tutto quanto deturba l’immagine del nostro magnifico paesaggio, debbano essere denunciate, ma solo in maniera costruttiva e non portando avanti vessilli politici che portano unicamente, secondo me, a polemiche sterili che per niente aiutano la crescita sociale ed economica di Chiaramonti.
Sopratutto mostrando coraggiosamente il volto, senza nascondersi dietro anonimi pseudomini.
Grazie Angelino, spero che il “Continua” a fine articolo, sia l’auspicio di un lungo cammino.
Grazie per il gradimento di queste considerazioni. Anch’io mi auguro che finalmente a 70 anni riesca ad esprimere per il mio paese tutto l’amore possibile, augurandomi anche che i preziosi tesori della zona urbana, del paesaggio e del territorio vengano salvaguardati e tramandati ai nostri nipoti.
Mia nipotina di due anni e mezzo mi ha detto:
-Nonno, Chiaramonti è bello!-
Ed io: – Anche Treviglio è bello!-
Prima di partire ha voluto salutare la vite americana, il corbezzolo, il lentisco e l’aliterno che ho inserito nelle favolette di Cip e di Ciop che dovevo per forza raccontarle ogni sera prima di andare a nanna.
Per il resto anche a me piace segnalare quanto non va, senz’acrimonia, sperando che i compaesani capiscano che il loro paese per mantenersi piacevole debbano curarlo.
Ciao
Angelino
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