Il 27 ottobre 2008 alle ore 6:00 del mattino verrà spento il segnale analogico che per tanti anni, oltre 50, Rai Uno ha divulgato dalle antenne del monte Limbara facendolo entrare nelle case del nostro piccolo comune e gran parte di quelli circostanti. E’ solo l’inizio, perchè il giorno successivo anche le altre emittenti passeranno alla sola trasmissione digitale. Rai Tre, Canale 5, Italia 1, LA7, Cinquestelle, Videolina, Sardegna 1, Nova TV, Rete A, All Music, TCS, Teletirreno Sardegna, dal 28 ottobre 2008 saranno visibili solo a chi ha provveduto per tempo a dotarsi dell’apposito “decoder”, ancora acquisibile, per chi è in regola con il canone RAI, con il contributo statale di 50€ presso i rivenditori convenzionati.
Il passaggio, criticato da molti per i disagi che viene a creare, più decoder per più televisori in casa, doppi telecomandi, antenne forse da manutenzionare, ecc., proietta i teledipendenti in un mondo mediatico molto più ampio del precedente, con tanti canali nuovi in più, vedi Rai 4, BBC World, Rai Edu 1 e 2, Rai Gulp o Boing per i piccoli, ma apre anche alla PAY TV in modo semplice e devo dire anche conveniente, considerando che si può pagare anche solo ciò che si consuma e non obbligatoriamente canoni mensili.
Non mancherà neanche qualche difficoltà a chi già aveva sintonizzato tutte le frequenze sul proprio decoder, in quanto per uniformità isolana forse saremo costretti ad eseguire una nuova ricerca dei canali. Speriamo sia l’ultima volta, almeno per i canali già in trasmissione.
Per informazioni è comunque possibile chiamare il numero verde:
Call Center Consumatori
E’ attivo il numero verde 800.022.000 dal lunedì al sabato escluso giorni festivi, dalle ore 8:00 alle ore 20:00.
Ogni anno, la prima domenica di ottobre nel comune di Marino (Rm) viene festeggiata la sagra dell’uva, con un miracolo particolare: la fontana dei “Quattro mori” zampilla vino fresco e frizzante in luogo della solita acqua.
L’edizione 2008 è stata però caratterizzata da un episodio unico oltre che divertente: i fontanieri che avrebbero dovuto eseguire il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, hanno sbagliato, incanalando il prelibato nettare verso la rete idrica dei tubi domestici.
Così chi aspettava col bicchiere alla mano lo zampillare del vino dalla fontana, è rimasto momentaneamente a bocca asciutta.
Come per tutte le sagre, un programma prevede che a una certa ora la fontana inizi a sgorgare vino, ma al momento prestabilito lo scambio non c’è stato e l’acqua ha continuato a scorrere limpida.
Dopo l’iniziale disappunto dei presenti, alcune telefonate e chiarimenti, il problema è stato risolto e finalmente tra un pezzo di porchetta e una fetta di salame, i presenti hanno potuto sorseggiare il frizzante vino dei Castelli Romani.
Comunque anche se i visitatori non si sono accorti di nulla, i cittadini che in quel momento stavano a casa e dovevano usare l’acqua, qualche momento di disagio lo hanno avuto; pensate a chi stava sotto la doccia o doveva lavare i piatti.
Radicatissima è ancora nel popolino sardo la credenza che la scomunica del papa o magari di un semplice sacerdote, apporti davvero maledizione su chi è lanciata e sulle sue generazioni.
A tal proposito ho trovato fra le altre questa leggenda. In un villaggio del circondario di Nuoro c’era un ricco monastero i cui frati spadroneggiavano non solo sulle loro proprietà e sui loro sottoposti, ma in tutte le terre e gli abitanti vicini. Perciò erano sommamente malvisti, e già, segretamente, gli abitanti del villaggio avevano inviato molte suppliche al Santo Padre perché mettesse un freno alle angherie loro. Ma a Roma si pensava ad altro che al piccolo villaggio sardo: allora un gruppo di giovini un po’ scapestrati e senza pregiudizi decise di far qualche tiro ai monaci, che li screditasse presso il papa e segnasse la loro rovina. L’occasione li favorì stranamente. Un giorno di festa, in cui nella chiesa del monastero si facevano solenni funzioni, morì improvvisamente un bambino, forse figlio d’uno dei congiuranti contro i monaci. Senza che nel villaggio se ne spargesse la notizia quei giovanotti presero il cadaverino e lo gettarono, di notte, in un pozzo del chiostro.
La chiesa parrocchiale di San Matteo in Chiaramonti fu eretta su progetto dell’ ingegnere sassarese Domenico Cordella, a partire dal 1880. I lavori condotti dall’impresa Obino di Sassari furono ultimati nel 1886 e la consacrazione avvenne nel 1888 (1).
Successivamente si decise di arricchire l’ interno di una tribuna per organo e cantori e il progetto fu redatto dall’ingegnere Eugenio Serra nel 1900.
Si prevedeva di utilizzare una struttura lignea invece che in ghisa al fine di contenere i costi, ma al progetto fu dato seguito più tardi in struttura lignea anche se con la ristrutturazione del 1950 fu eliminato.
Il sito ove sorge la chiesa è in accentuata pendenza: l’asse maggiore della chiesa, che in pianta corrisponde ad un rettangolo è perpendicolare al senso del pendio cosicché il fianco a valle risulta assai più basso di quello a monte, con un dislivello di circa un metro e mezzo. Leggi tutto »
Austis è un comune sardo di circa 959 abitanti, situato all’esatto baricentro della Sardegna. Nato in epoca romana (Colonia Augusta) come punto di stazionamento lungo la strada che collegava Cagliari , allora Karalis, e Olbia passando per Fordongianus, allora Forum Traiani.
Il territorio si estende per circa 5.000 ettari di superficie e la zona è ricca di boschi con querce, sughere, lecci e macchia mediterranea. Posto all’altezza di circa 750 metri s.l.m., offre ai propri visitatori vari e ricchi paesaggi irripetibili.
La flora mediterranea ricca, varia e abbondante offre insieme all’elemento predominante che è la roccia granitica, una curiosa simbiosi con l’ambiente circostante, mentre le rocce lavorate dal tempo e dagli agenti atmosferici per millenni, lasciano spazio alla fantasia per l’interpretazione delle loro forme. Leggi tutto »
S’ijerru, chi già in su mese ‘e martu, comente naraiat su tzaravagliu deviat esser mortu, in ultimos de abrile fît ancora ‘iu. Intro su casteddu de sas istajones, aiat tancadu ogni ventana pro no lassare intrare su ‘eranu, chi, affrittolidu, biddiosu e bentosu, si cheriat affianzare e si fagher ninnare in su bantzigu cun sos fiores dae sos rajos tebios de su disizadu sole.
In bidda mia, sas cobelturas aggrunciulidas dae su frittu, fin ancora anneuladas dae su respiru affannosu de sos fumajolos ch’isparghian a dogn’ala su profumu de sa chessa brujada e da sa petta arrustu: impronta de un’ijerru ancora ‘innidu chi cun su fuette ‘e sa traschìa che fachiat intanare sos betzos a su chizolu affumigadu de zimineas istraccas.
Ogni tantu, a s’isperagliu de giannas antigas, s’acceraian caras lijas, de chera, surcadas dae sos annos, ma cun sas pupìas lughentes de ispera pro chi su ‘eranu tantu disizadu ch’aeret ispintu s’ijerru a sa pentuma ‘e s’olvidu.
Tia Franzisca puru, una femina de un’ottantina ‘e annos, nd’at bogadu su biccu pro isperiare s’aera e porrogare sas nues in mente sua.
- Cando! Ma cando custu sole beneitu s’at a dignare de carignare custas carrelas assonnadas pro chi sos pitzinnos, su cantigu ‘e sos puzones, sos risitos de sa zente felitze las bestan a festa? Cando m’apo a poder setzer in su banchittu pro assaborare su calore de sos basos suos e m’allebiare sos dolores chi cun sos annos s’an fattu su nidu in sa carena mia? -
Anche se solo con un fugace passaggio, più di 200 auto d’epoca, oggi sono transitate a Chiaramonti. E’ stata una bella emozione vedere tante auto che oggi sono solo un vago ricordo.
Una Fiat 1100, una 850 Special, alcune Alfa Romeo, una bella Fiat 600, alcune Ferrari e anche qualche Rolls Royce; tutti in piedi all’incrocio di “Codinas”, come quando ero bambino e qualche volta abbiamo aspettato i ciclisti del giro d’Italia.
Non potevo lasciar passare quel patrimonio storico senza una foto, qui di seguito una slide con circa 110 foto.
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