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dic
2008
Banditesse di Sardegna: Donna Lucia Delitala Tedde.
Tratto da: Banditi di Sardegna di Franco Fresi
«C’è in questo regno di Sardegna una famiglia divisa, chiamata Delitala. paragonabile agli antichi Guelfi e Ghibellini. Due di loro sono in prigione, due condannati a morte in contumacia. Altri due, con molti parenti, sono a capo dei banditi. Si può dire che sono i piccoli sovrani della Gallura: e non c’è possibilità di arrestarli, perché ci sono montagne. boschi e luoghi dove non ci si può servire di guide. Anche le donne e le ragazze di questa casata fanno la guerra, e donna Lucia Delitala è stata due anni in prigione. E’ una giovane di circa quarant’anni che non si è voluta sposare per non dipendere da un uomo, secondo quanto lei stessa afferma. Ha due mustacchi da granatiere e usa le armi e il cavallo come un gendarme. Ora che è stata graziata, vive abbastanza tranquilla».
Questo curioso ritratto di una nobildonna sarda del Settecento è in una lettera che il viceré di Sardegna, il marchese Carlo Amedeo Battista di San Martino d’Agliè di Rivarolo, scriveva verso il 1735 al re Carlo Emanuele III, intenzionato a sradicare dall’isola la piaga del banditismo e della delinquenza.
Il grande storico sardo Giuseppe Manno descrive con grande efficacia questa situazione di emergenza nella sua Storia di Sardegna.
«Frattanto», dice, «sceglievasi a viceré il marchese San Martino di Rivarolo: uomo di severo sopracciglio, di spedito giudizio nel deliberare le cose di Stato, e traente diritto al suo scopo nell’operare; dotato inoltre di tale franchezza di carattere e cosi composto per natura alla costanza, che molti de’ creduti flessibili, paragonati con lui ne perderebbero: e sopra ciò resolutissimo di lasciar viva fra noi la memoria del suo comando per l’ardenza con cui disponeasi a romper acerba guerra ai malfattori, moltiplicatisi oltre misura in quel correr d’anni. La Sardegna era in quel tempo tribolata da varie bande di malviventi, che, formicando per ogni dove, non solo turbavano la quiete comune, ma faceano anche vista di voler sopraffare lo stesso governo, andato il più delle volte molto a rilento nel combatterli».
La sede principale dei ribelli era Nulvi, che oggi è un ricco centro agricolo-pastorale dell’Anglona, vasta regione collinare tra la Gallura e il Sassarese.