Già diversi anni fa, un uomo chiamato Fabrizio De Andrè, decise di porre dimora e battezzare sua seconda patria, la Sardegna. Nella nostra terra, ha avuto modo di conoscere e approfondire una cultura che lo affascina da subito e, nonostante la sua brutta avventura con la compagna Dori Ghezzi nel Supramonte sardo, capisce maggiormente la condizione di marginalità vissuta dal popolo e la cultura sarda, conseguenza di poteri che nel tempo hanno mutato uomini e bandiere opprimendo il popolo. Con questa esperienza ha modo di consolidare maggiormente la dialettica “oppressori”-”oppressi”, continuando a scegliere la difesa degli oppressi e dichiarando pubblicamente di capire le ragioni dei suoi rapitori ma non di perdonare i loro mandanti.
Gli indiani del ovest americano, non si discostano molto dai pastori sardi.
I sardi furono costretti dai romani e dai cartaginesi a rifugiarsi nelle montagne barbaricine, mentre gli indiani d’America furono confinati nelle riserve dai bianchi. Entrambi depredati della terra dei loro antenati, della storia e loro cultura, sacrificati semplicemente all’avidità dei loro invasori.
Tutto questo avvenne con la violenza e l’oppressione di chi aveva scoperto un luogo, per anni abitato da sardi-indiani, dove si sarebbe potuto trarre profitto, e così piccolo massacro dopo piccolo massacro, i popoli oppressi furono sterminati quasi completamente e confinati in aree dette riserve, dove ancor oggi vengono mostrati ai turisti con i loro costumi sgargianti a rappresentare canti e balli tradizionali.
Come sarà possibile intuire, i sardi non sono stati trattati in modo diverso, basti pensare che quando a Cagliari, una grossa nave da crociera viene ormeggiata nel porto mercantile (il molo Ichnusa chiamato impropriamente “terminal crociere”, anche dopo aver speso diversi milioni di euro, non può ospitare le grosse navi da crociera in quanto il fondale e troppo basso e non può essere dragato per via dei numerosi reperti di epoca romana depositati sul fondo marino), vengono immediatamente interrotte tutte le operazioni di carico/scarico dei mercantili costringendo gli operatori portuali a mettere in cassa integrazione gli operai.
Le navi da crociera ormeggiano verso mezzogiorno e i croceristi trovano ben allestiti un paio di gazebo, all’interno dei quali è possibile usufruire di un buffet con le specialità eno-gastronomiche sarde, il tutto animato da canti e balli del folk tradizionale sardo dei gruppi con i loro costumi coloratissimi, proprio come fanno gli indiani d’America nel West. Dopo aver gozzovigliato e aver goduto dello spettacolo folcloristico, i croceristi salgono sul pullman per un giretto a Cagliari fino alle 16:00 circa, ora in qui la nave salpa gli ormeggi.
All’estremo dell’isola settentrionale, nell’altra zona della Sardegna dove i sardi sono richiesti unicamente per “colorare l’ambiente”, la cementificazione delle coste, promessa come rinascita dell’economia sarda per l’edilizia e il turismo, vede sorgere nel frattempo lussuose strutture di accoglienza con sedi amministrative nel nord Italia.
E i sardi?
Ma certo, noi potremo tranquillamente occupare posti di prestigio come cuochi, camerieri, lavapiatti e addetti alle pulizie, ma anche animatori nei campeggi, guide turistiche, interpreti e operatori alle reception degli Hotel a cinque o sei stelle.
Per tutta l’estate sarà quello, l’unico modo che avremo di visitare quella parte della nostra isola, e se per caso troveremo il coraggio per una volta, di voler fare un bagno nelle acque cristalline della Costa Smeralda o in qualche arcipelago vicino, i nostri ospiti-padroni non mancheranno di additarci come indigeni e buzzurri, anche se ci comportiamo correttamente ma parliamo nella nostra lingua che i nostri padri ci hanno tramandato.
Se questo è il turismo che ci aspetta, promesso dai nostri politici per risanare la nostra economia, depredata continuamente da meschini sotterfugi, preferiamo rinunciare ai turisti e continuare a mantenere la nostra DIGNITÀ DI SARDI!
O GRANDE SPIRITO
Preghiera Indiana dal libro
La mia gente Cheyenne
…. la cui voce io odo nel vento
e il cui alito reca la vita a tutto il mondo
ascoltami!
Io sono piccolo e debole
ed ho bisogno della Tua forza
e delle Tua sapienza.
Fammi procedere fra tutto ciò che è bello
e lascia che i miei occhi possano sempre ammirare
il tramonto rosso e purpureo.
Fa che le mie mani rispettino
ciò che Tu hai creato ad affina le mie orecchie
perché possano sentire la Tua voce.
Rendimi saggio così ch’io possa capire
le cose che tu hai insegnato al mio popolo.
Permettimi di imparare la lezione che hai celato
in ogni foglia e in ogni sasso. Io voglio essere forte
non per primeggiare sul mio fratello, bensì
per combattere il mio più grande nemico: me stesso.
E’ finita nel migliore dei modi la partita che ci avrebbe dovuto consegnare la promozione certa, alla seconda categoria. Come il Mister giustamente mi faceva osservare, c’è una piccola precisazione da indicare, sul risultato indicato frettolosamente nell’articolo pubblicato ieri pomeriggio, Li Punti – Chiaramonti 1-3. Ecco il modo corretto di indicare che la vittoria a danno del Li Punti c’è stata, ma in trasferta.
I goal firmati da Marco Biddau, Ivano Falchi e Oscar Soma, hanno fatto esultare i numerosi tifosi che hanno accompagnato i nostri ragazzi nella difficile, quanto vittoriosa trasferta. Così in anticipo di due giornate ancora da disputare per la fine ufficiale del campionato, con i sette punti di vantaggio sul Benetutti secondo, il Chiaramonti già capolista della classifica, può considerarsi matematicamente vincitore del Girone M della Terza Categoria.
Con il gran cuore, l’umiltà e la semplicità, che ha contraddistinto l’intero gruppo durante tutto il campionato, si è arrivati alla promozione attesa da circa 27 anni, ed è giusto festeggiare come ieri i nostri ragazzi hanno fatto. Le foto della gallery, hanno contribuito a far sparire la voce anche al sottoscritto.
La settimana scorsa, avevamo promesso di rivelarvi a campionato finito, l’identità di chi con le sue scorribande sulla fascia destra, ha sempre dato l’anima per non far passare gli avversari. Non sono state però così fortunate le sue conclusioni a rete, domenica dopo domenica ha continuato a veder sfumare tutte le occasioni da goal che gli si presentavano. Per questo si è guadagnato la menzione dello “sfigato”, ma agli avversari diamo un avviso: il giorno che la sfiga finisce, altro che set tennistici daremo a chi ci sta davanti, e così qualcuno smetterà di giudicare i campionati in base ai goal fatti e subiti, e non dalle partite disputate e dal numero di vinte, perse o pareggiate.
Ogni riferimento è meramente casuale……..
Cuore, sole e amore…. recitava una canzone, è l’immagine del magnifico gruppo che ha vinto il campionato. Una menzione particolare la meritano i numerosi tifosi che hanno sempre accompagnato i nostri ragazzi durante le trasferte, nonostante il freddo o la pioggia. Bravi anche voi, con il vostro incitamento avete contribuito alle vittorie della squadra!
Il prossimo turno disputeremo la partita con il S.Quirico al “Paris de cunventu” di Chiaramonti il 3 maggio.
SALUTATE LA CAPOLISTA VINCITRICE DEL CAMPIONATO!!!!
FORZA RAGAZZI E FORZA CHIARAMONTI!!!! CARICAAAAAA!!!!!!!!
Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:
Tra i ricordi evanescenti, e certamente rielaborati dalle emozioni, della mia fanciullezza chiaramontese emergono spesso gli artigiani, in particolare carpentieri e falegnami, fabbri e calzolai. A tiu Antoninu Falchi lo escludo dal numero, perché, avvicinandolo a distanza, quando passavo nella piazzetta dell’Avvocato, m’incuteva a momenti soggezione, a tratti curiosità, per la sua lunga e fluente barba bianca e per gli occhiali.
In certi momenti sembrava una statua michelangiolesca, protetta dalla vetrina della sua bottega di orologiaio, che pareva collocarlo un gradino più su degli artigiani. Se dovevo recarmi in piatta da tia Tarsilla, per acquistare dello zucchero, mi tenevo lontano, se invece dovevo recarmi da tia Nannedda Calzone, per farmi appunto qualche paio di calzoncini, o a casa de tiu Giuannandria o di giaju Pira, in carruzzu de ballas, passando per sa carrela de su putu, dovevo essere guardingo e più svelto per non provocare i significativi movimenti della sua faccia espressiva. D’altra parte il buon vecchio era abituato al chiacchiericcio delle quattro vivaci fanciulle della numerosa famiglia della porta accanto al suo laboratorio: Ida, Iolanda, Franca e Giovanna e altre loro vicine compagnette che animavano appunto sa carrela de s’avvocadu.
Spesso però, da solo, o al seguito di mio padre, lasciata via Garibaldi, dovevamo svoltare per l’oratorio del Rosario e raggiungere la discesa e quindi il triangolo degli artigiani. A sinistra, in un grande stanzone operava di sega, di pialla e di martello tiu Giuannandria, soprannominato Tebachèra, fratello maggiore di mio padre. Il suo parlare urlato, per sovrastare gli arnesi che adoperava, usciva dal laboratorio come il sibilo di una trombetta dai toni alti; sulla sua stessa linea, a sinistra, armeggiava, spesso cantando, tiu Tigelliu Mannu, nella sua bottega di fabbro, picchiando sul ferro bollente poggiato sull’incudine; quasi di fronte a lui, di tono più pacato e basso, veniva fuori all’improvviso la voce de tiu Dorando.
Nei giorni di riposo dal lavoro dei campi o specialmente il sabato, il triangolo dei tre artigiani si popolava di contadini. Molti dovevano sistemare le lame degli arnesi da tiu Tigelliu, per passare poi da tiu Tebachéra e dare a quei ferri un nuovo e più robusto manico, altri dovevano sistemare le scarpe chiodate malmesse o ordinarne un paio nuove dal pacato calzolaio tiu Dorando.
Il carpentiere urlava più di tutti, seguito a ruota dal fabbro: entrambi si scambiavano talvolta pungenti rime baciate in sardo, a volte litigavano, a volte s’ignoravano.
Mio padre ed io, avvicinandoci alla porta del laboratorio di mio zio, salutavamo, lui ricambiava, ma continuava a vociare e a verseggiare, con disappunto di mio padre che non amava quell’urlare sconsiderato del fratello maggiore. Prima gli sistemava gli arnesi e prima abbandonavamo il triangolo artigiano.
Io, talvolta, m’infastidivo dal fare scanzonato dei tre fratelli Tanda, ragazzini come me, che a parte due sorelline, non potevo certo competere a cazzotti con loro, a quanto pare di padre sorsese e avvertiti da me come estranei. Ricordai questo triangolo artigiano, studiando nelle scuole medie Il sabato de villaggio di Leopardi.
E’ iniziata nel migliore dei modi, a dispetto dei nuvoloni che si presentavano minacciosi e che, hanno tentato anche di spaventare con qualche goccia i presenti, la terza edizione di “Ajò in Anglona”.
Inutile raccontare la soddisfazione del presidente della Pro Loco chiaramontese Sandro Unali, che oramai ci ha abituati a manifestazioni ben organizzate e impegnative.
Ajò a Chiaramonti, ha preso il via nella mattinata intorno alle 10:30, in concomitanza della messa per i fedeli animata dal Coro Parrocchiale, in Piazza Repubblica alla presenza delle autorità locali e provinciali, in particolare il sindaco Giancarlo Cossu, l’assessore alla cultura Marina Manghina, il presidente della Pro Loco Sandro Unali e il presidente della Provincia Alessandra Giudici, è avvenuta l’inaugurazione di Ajò in Anglona, preceduta dalla sigla del cantautore Franco Sechi. Numerosi i forestieri presenti, tra i quali una folta delegazione di amici zerfaliesi, arrivati per l’occasione e per consolidare il gemellaggio tra le due Pro Loco. Tanti gli stand degli espositori nella via principale e all’interno dei giardini pubblici.
Alla fine dei doveri istituzionali, i presenti sono stati invitati al buffet, che ha preceduto il percorso itinerante per il centro storico, interrotto di tanto in tanto dai canti presenti nel repertorio dei due cori, il Coro Femminile e il Coro di Chiaramonti, entrambi diretti dal M° Salvatore Moraccini.
Quest’anno il percorso nel centro storico, è iniziato partendo dalla chiesetta del “Rosario”. Dopo una presentazione dei particolari storici e architettonici, a cura del dott. Gianluigi Marras, i due cori hanno eseguito alcuni brani. Al termine, il folto gruppo dei cori, autorità presenti e turisti interessati al percorso si è incamminato alla volta de “S’arcu” dove, dopo le spiegazioni fornite dal dott. Marras i cori hanno eseguito altri due brani.
Ultima tappa, la più suggestiva, quella a “Su Monte ‘e cheja”, luogo, dove anticamente sorgeva il castello appartenuto ai Doria, e poi trasformato dai suoi ruderi nell’antica parrocchiale di San Matteo, anch’essa. abbandonata nel 1.888 a favore della parrocchia esistente, per via del luogo impervio e impraticabile nelle giornate invernali. Al termine della relazione del dott. Gianluigi Marras sullo stato dei resti, all’interno di una delle cappelle laterali ancora integra e restaurata, il Coro di Chiaramonti ha eseguito altri due brani, mentre il tempo un po capriccioso inumidiva i turisti al seguito. Leggi tutto »
Un colorato e chiassoso corteo di automobili, ha annunciato ieri agli ospiti di “Ajò a Chiaramonti”, il risultato positivo della partita giocata in casa con il Florinas.
Una prova dei festeggiamenti che attendono i nostri guerrieri alla vittoria della prossima battaglia.
Con le reti firmate da Ivano Falchi e Sandrino Satta, la nostra squadra ipoteca seriamente la promozione alla seconda categoria, bastano infatti altri tre punti, in tre partite ancora da disputare, per chiudere ogni speranza alle squadre inseguitrici.
Stavolta non ho potuto documentare questa vittoria, perché ero impegnato nella manifestazione di “Ajò in Anglona”, ma il pensiero era in campo oltre che sulle note della mia chitarra.
E’ stato bello sentire i clacson mentre suonavo “Rimini”, quasi sembrava, che avessi a disposizione un orchestra ambulante e un coretto di ragazzini che passano e urlavano: “Salutate la capolista”.
Certo, omaggio alla capolista del girone M, stringiamo i denti e arriviamo alla fine vincitori.
Non c’è storia, porta bene, quindi continuo a chiedere ai nostri campioni di andare avanti così, con modestia, concentrazione, piedi a terra e pallone in rete. Un solo goal e tre punti per vincere il campionato.
Per scaramanzia vi raccontiamo di uno sfigato a campionato finito……..
Il prossimo turno ci vedrà protagonisti nel campo del Li Punti a Sassari il 26 aprile.
SALUTATE LA CAPOLISTA!!!!
FORZA RAGAZZI E FORZA CHIARAMONTI!!!!
Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:
Ajò a Chiaramonti con il 2009 arriva alla terza edizione.
Ideata dalla Pro Loco diretta da Sandro Unali nel 2007, è riuscita a raccogliere i comuni dell’Anglona in una manifestazione, che anno dopo anno, si sta dimostrando sempre più interessante e sta coinvolgendo anche altri comuni che inizialmente non avevano aderito all’idea.
Domenica 19 aprile quindi tutti a Chiaramonti per inaugurare Ajò in Anglona 2009.
Ecco il programma della manifestazione:
10:00 – Parrocchia San Matteo, Santa Messa accompagnata dal Coro Parrocchiale
10:15 P.zza Repubblica, presentazione e sigla eseguita dal cantante Franco Sechi, apertura degli stands ed espositori
10:30 P.zza Repubblica, inaugurazione Ajo in Anglona 2009, a seguire rinfresco
11:00 Visita guidata al centro storico, con soste all’arco, chiesa del Rosario e castello dei Doria con esibizione dei Cori di Chiaramonti. Al termine aperitivo al castello
13:00 Pausa pranzo: punti di ristoro, oppure su prenotazione a agriturismi e pizzerie
15:00 Visita guidata ai siti di interesse archeologico e monumentale, nell’agro di Chiaramonti
15:30 Per gli appassionati del canto sardo, si terrà un esibizione di “cantadores a chiterra” sotto l’arco
16:00 Castello dei Doria: dimostrazione di volo con parapendio (possibilità di lancio per i visitatori su parapendio biposto) organizzato dall’associazione sportiva e scuola di volo “I Grifoni” Chiaramonti, con l’istruttore Salvatore Solinas
16:30 Convegno ai giardini publici: storia e archeologia preistorica e medioevale del territorio a cura di Mario Unali e Gianluigi Marras, nell’intervallo Carlo Moretti offrirà in acustico un piccolo tributo a Fabrizio De Andrè
18:30 P.zza Repubblica, esibizione del “Gruppo Folk Santu Mateu de Tzaramonte”
19:30 Impariamo i primi passi de “su passu tundu” con la collaborazione del “Gruppo Folk Santu Mateu de Tzaramonte”
20:00 Serata musicale con i Giuales
22:00 Chiusura con i fuochi d’artificio offerti dalla ditta Santa Barbara di Salvatore Oliva Tel. 3465202165
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