Archivio di aprile, 2009
Scritto da carlo moretti
Da alcuni giorni è disponibile per la vendita in Parrocchia, un cofanetto di cinque volumi recante la storia della vita di Gesù, illustrati con bellissime tavole da Jerome Nadal.
La collezione dal titolo “LA VITA DI GESU’ – I Vangeli illustrati di Jerome Nadal” editore Libero, è venduta al prezzo di 50 €, metà del quale (25 €) sarà oggetto di contributo che la Parrocchia stessa, provvederà a inviare tramite i canali ufficiali di solidarietà, alle popolazioni colpite dal terremoto del 6 aprile in Abruzzo.
Un’iniziativa semplice, che si aggiunge alle tante già indicate nei giorni scorsi, come quella che noi abbiamo promosso, invitando tutti a donare 1 € mandando un SMS al 48580.
Chiunque fosse interessato all’acquisto del cofanetto, può rivolgersi direttamente in Parrocchia alla persona del parroco Don Virgilio Businco.
Qui di seguito altri canali per la solidarietà:
Per enti locali e associazioni di volontariato, comitati, gruppi organizzati: è possibile attivarsi da subito con i corpi locali di protezione civile, con la associazioni prendendo contatti con i coordinamenti regionali, c’è bisogno di medici, tende, coperte, cibo e supporto logistico. Per informarsi: Dipartimento della Protezione Civile 06.68201
- Per fare donazioni:
- Raccolta fondi Croce Rossa Italiana:Conto corrente bancario C/C n. 218020 presso BNL – roma, intestato a CRI, codice Iban IT66 – C010 0503 3820 0000 0218020, causale: pro terremoto Abruzzo; Conto corrente postale n. 300004 intestato a CRI causale: pro terremoto Abruzzo; Versamenti on line sul sito: www.cri.it/donazioni.html
- Per sostenere gli interventi in corso
- (causale “Terremoto Abruzzo”) si possono inviare offerte a: Caritas italiana tramite il conto corrente postale 347013 o tramite Unicredit Banca Roma (Iban IT38 K03002 05206 000401120727).
Offerte sono possibili anche tramite altri canali, tra cui:…
Intesa Sanpaolo (filiale di via Aurelia 796, Roma – Iban: IT19 W030 6905 0921 0000 0000 012),
Allianz Bank (filiale di via San Claudio 82, Roma – Iban: IT26 F035 8903 2003 0157 0306 097),
Banca Popolare Etica (filiale di via Parigi 17, Roma – Iban: IT29 U050 1803 2000 0000 0011 113)
CartaSi e Diners telefonando a Caritas Italiana (06 66177001)
Scritto da carlo moretti
“…e viene il mattino, un mattino più luminoso: con una sola parola “Seguimi!”. Gesù cambia la vita di Matteo e ne fa un pescatore di uomini, attento al ‘mare’ della vita, alla Verità da salvare ed alle ipocrisie da affondare”.
Una bellissima riflessione sulle parole di Gesù, una ma importante: “Seguimi”
Stasera a Chiaramonti, dopo la messa animata dal Coro degli Apostoli, si è ripercorsa la via dell’ultima Passione di Gesù e in una maniera insolita rispetto agli altri anni. Un numeroso gruppo di ragazzi in veste di figuranti, ha preparato e inscenato, insieme al Parroco (Don Virgilio Businco), dopo un sommario processo al cospetto di Pilato (Andrea Soddu), per la prima volta nelle vie del paese e in notturna, un calvario vivente, composto dal Cristo (Manuel Casella) con la Croce sulle spalle, le Pie donne, i romani, Simone di Cirene (Gabriele Casu) pronto a portare la Croce sulle sue spalle, gli immancabili Apostoli veterani della tradizionale Settimana Santa e i Cori, Parrocchiale e degli Apostoli diretti dal M° Salvatore Moraccini per animare con canti sacri e tradizionali le 14 stazioni.
Dalla chiesa parrocchiale, quasi palcoscenico naturale per il processo con Pilato si sono mossi i protagonisti delle vicende evangeliche, prima attraverso la via San Matteo poi dopo la sosta con una stazione in piazza Republica è iniziata la tiepida salita di via della Resistenza, via San Giovanni, per arrivare percorrendo e soffermandosi nelle varie stazioni di Piazza Indipendenza e Piazza San Luigi, alla ripida ascesa al monte San Matteo visto dai partecipanti come un vero e proprio Golgota. Uno dei monti rimasto più a cuore ai chiaramontesi perchè conservano ancora i ruderi della ex parrocchiale abbandonata nel 1888 a favore della chiesa attuale e indicato da tutti come “il castello”.
Lì si è consumato il momento culminante dell’intera rappresentazione, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura , seguito dai figuranti e dai fedeli che accompagnavano il corteo. A leggere le riflessioni ad ogni stazione erano presenti il Prof. Giovanni Soro e Maria Sale poetessa chiaramontese.
Non mancherà la curiosità, a chi capiterà di leggere queste righe, perchè la via Crucis il mercoledì e non il venerdì Santo, il giorno della morte del Cristo. La risposta è semplice, tradizionalmente Chiaramonti celebra il venerdì Santo “S’Iscravamentu”, cioè la deposizione del Cristo dalla Croce dopo l’avvenuto “Incravamentu” del mattino alle ore 9:00, ora in cui il Cristo viene crocifisso.
Così alla presenza dell’Addolorata il venerdì, due dei discepoli di Gesù, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo schiodano Gesù dalla Croce e ne depongono il corpo in una lettiga ornata di fiori, gli stessi che nella notte tra il sabato e la domenica di Pasqua servivano una volta ai giovani, per manifestare il loro amore alle giovani amate.
Concludo con un’altra piccola riflessione, augurandomi e augurandovi di poter ancora documentare così in modo repentino gli eventi di questa Settimana Santa.
“Nessuna notte dura allora per sempre: ecco che cosa insegna la Passione di Cristo; perchè ancora una volta la croce, sospesa tra la terra ed il cielo, invita gli uomini a guardare in alto, a sollevarsi dai propri egoismi, dalle proprie menzogne, dai propri pregiudizi, dalla paura della morte. La notte è vinta, infatti, dalla luce del mattino della resurrezione. Ed il mattino è già visibile su quella croce: “oggi stesso tu sarai con me in Paradiso”
Per il servizio fotografico ringraziamo Giovanni Fenu che generosamente ha collaborato per la stesura della foto-Gallery. (Cliccare qui per accedervi)
Scritto da carlo moretti
In questi mesi non ci siamo scordati dei nostri amici tailandesi e loro non si sono scordati di noi. Con internet le distanze sono superabili e le culture si riavvicinano e si confrontano continuamente. E’ così che il nostro amico Prof. Dr. Thawatchai Chinnawong ci ha inviato alcune immagini dell’ultimo Festival del Folclore che io ho deciso di pubblicare dopo la sua autorizzazione. Sono molto belle ma purtroppo poche, per questo cercherò di arricchirle pubblicando anche una foto-gallery del Festival 2008 (clicca qui per accedere direttamente).
Nel 2008 sono stati ambasciatori della Sardegna il nostro Gruppo Folk Santu Mateu e il Coro Matteu Peru di Perfugas.
Il SIFF (Surin International Festival Folclore) è una manifestazione nata nel gennaio 2006 e giunta oramai alla sua quarta edizione. L’ultima, la quarta si è appena svolta tra il 14-e il 24 gennaio 2009.
I quattro principali obiettivi sono i seguenti:
- Esibizione dei gruppi partecipanti dalle varie nazioni
- Seminario Accademico Internazionale
- Sfilata di moda dei paesi partecipanti
- Canzoni, discorsi e dichiarazioni di pace per favorire la pace nel mondo
All’evento partecipano circa 200 persone provenienti da India, Italia, Cina, Myanmar, Vietnam, LaoPDR, Cambogia, Indonesia, Filippine, Sri Lanka, Stati Uniti, Israele, e la Tailandia.
L’Università della Surindra Rajabhat, in Provincia di Surin ha saputo gestire ed organizzare molto bene il magnifico e sorprendente Festival.
In questo posto, le delegazioni arrivate quasi da tutto il mondo, hanno partecipato interagendo fra loro e condividendo tutte le esperienze acquisite nel tempo.
Ecco una breve rappresentazione visiva della manifestazione (è possibile cliccare sulle immagini per ingrandirle):
Immagine 1: Cerimonia ufficiale di apertura nello stadio, alla presenza del Vice-Governatore della Provincia di Surin (relazione a cura di Assoc. Prof. Dr. Achara Phanurat presidente della Surindra Rajabhat University al Vice-Governatore)
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Scritto da carlo moretti
Con soli posti in piedi, le sedie erano tutte impegnate, la sala fontana una volta adibita a cinema poi trasformato dai proprietari in sala da ballo, ha ospitato un’idea culturo-musicale degna degli ideali di questo sito e portata avanti dal Gruppo XXL.
Sabato sera, Claudio Lolli e Paolo Capodacqua come degli incantatori, hanno ipnotizzato la platea dei presenti, composta maggiormente da numerosi forestieri, con i versi poetici e con il dolce suono della chitarra.
Cantando testi come “Ho visto anche degli zingari felici” e “Borghesia“, il professore cantautore ha riproposto tematiche sociali degli anni 70 che rimangono inevitabilmente attuali.
Non è mancato neanche un momento di forte emozione quando è stato dedicato un brano a Giuliano Fenelli originario di Chiaramonti, vittima di morte bianca il 21 gennaio scorso a La Spezia. Era un grande fan di Claudio Lolli.
Qualcuno si è lamentato dell’acustica che forse non ha permesso un’ineccepibile concerto, ma luoghi come la sala fontana e la chiesa, unici posti al coperto dove è possibile organizzare eventi di questo tipo a Chiaramonti, concedono un riverbero naturale alle frequenze medio-basse che devono essere necessariamente tagliate. In questo i ragazzi dell’Ass. Sard Rock Café sono stati bravi riuscendo a rendere i suoni più che accettabili e ricevendo i complimenti pubblici dello stesso Lolli.
Questi sono elementi che non devono però scoraggiare il Gruppo XXL, le idee di portare a Chiaramonti musiche e interpreti di ottimo spessore culturale e sociale, sopratutto senza dover spendere cifre esorbitanti che a volte lasciano alcuni anche scontenti, sono ottime, continuate così ragazzi e speriamo che qualcuno si renda conto che a Chiaramonti servono spazi al coperto adatti anche per questo tipo di spettacoli.
Buon lavoro!
Scritto da carlo moretti
Non potevamo sperare in una domenica più festosa di questa, non solo per la benedizione delle palme ma anche perché i ragazzi sono riusciti nell’intento di allungare sulle inseguitrici.
A Cossoine la squadra ha dimostrato di crederci ed essere al passo giusto per aggiudicarsi il girone M della terza categoria. Il magico Biddau è tornato al goal e lo ha fatto in un momento importante.
Con il Benetutti che oggi ha osservato il turno di riposo non poteva andarci meglio, mettendo 7 punti di distacco importanti tra noi e loro.
Il capitano mi ha tolto un peso levandomi dai gufi indiziati, posso quindi e visto che sembra porti bene, continuare a chiedere ai ragazzi di andare avanti così, con modestia, concentrazione, piedi a terra e pallone in rete. Un solo goal basta per vincere il campionato.
Il prossimo turno ci vedrà protagonisti al “Paris de cunventu” con il Florinas il 19 aprile.
SALUTATE LA CAPOLISTA!!!!
FORZA RAGAZZI E FORZA CHIARAMONTI!!!!
Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:
Scritto da carlo moretti
In questi giorni antecedenti al concerto acustico che il Gruppo XXL ha organizzato, invitando il cantautore Claudio Lolli e il M° Paolo Capodacqua a riscaldare una serata di questo nostro paese così monotono, sonnacchioso e in letargo tra un carnevale e l’altro, ho avuto modo di osservare quanto risultasse conosciuto a pochi e sconosciuto ai più.
E devo dire che il fumetto seguente, è proprio la reale condizione con la quale il nostro ospite verrà accolto.
Ho raccolto queste immagini disegnate da Enzo De Giorgi, sperando possano essere utili per capire meglio chi è Claudio Lolli e chi lo accompagna, la sua biografia l’avevamo già proposta nel precedente articolo:
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Scritto da angelino tedde
Il senso del sacro e della sua bellezza, da fanciullo, lo colsi nelle processioni del mio paese, che si effettuavano nella Settimana Santa, a Pasqua, alla festa della Vergine Dormiente.
Nella Settimana Santa anche noi, ragazzetti di strada, restii a frequentare la scuola e la chiesa, insieme a coloro che svolgevano con compiacimento il dignitoso ruolo di chierichetti, eravamo fortemente coinvolti: i primi rivestiti decorosamente nelle processioni, noi armati di matraccas precedevamo le processioni del Venerdì Santo preannunciandone l’arrivo nelle strade. Inoltre, dal giorno della velatura viola delle statue dei santi e dal giorno del legamento delle campane, noi diventavamo protagonisti annunciando le ore principali della giornata alla popolazione con lo sbatacchiamento frenetico delle mattracche.
Con i fabbri e i falegnami che tenevano bottega in paese non era difficile farsi predisporre una tavoletta rettangolare di noce o di altro legno duro, della misura di venti per venticinque centimetri, con apposito manico, e con delle maniglie di ferro da una parte e dall’altra. Lo strumento musicale a percussione lo si afferrava per il manico e scuotendolo con una certa maestria si riusciva a produrre un fracasso di notevole risonanza.
Schiere di ragazzini, attraversando le strade del paese e scuotendo all’unisono sas matraccas, attiravamo l’attenzione di tutti i compaesani.
La processione più suggestiva era quella de “S’Incontru” della Vergine Addolorata col Cristo morto in Croce.
La processione della Vergine Addolorata scendeva da Caminu de Cunventu, partendo dalla chiesa e colle del Carmelo, con una lunga teoria di confratelli e di consorelle delle diverse confraternite; quella del Cristo in Croce partiva dalla chiesa parrocchiale con altrettante consorelle e confratelli, rivestiti di camici bianchi con cintura viola.
La Vergine Addolorata s’incontrava con il Cristo morto nei pressi dell’Acquedotto e insieme le due processioni si fondevano per attraversare le vie del paese. Noi precedevamo col fracasso della matracche, mentre la processione dietro di noi avanzava.
Poteva succedere allora di risalire per Carruzzu Longu, e di incontrare tiu Giuseppone, “a bonette in manu”, inginocchiato davanti alla porta di casa sua e subito dopo tiu Cicciu Labbrosu, calzolaio, che smetteva di lavorare, e accanto alla sua porta quella de tiu Cucciullu; di fronte a loro il dirimpettaio calzolaio, tiu Angheleddu Migaleddu, con la cantina, soprannominata sas conzas, dove in genere s’intratteneva a bere qualche bicchierino con gli amici.
La processione proseguiva per Carruzzu de Ballas, dove giaju Pira, con la pipa in mano, accennava ad un inchino devozionale, mentre le sorelle Chica e Sebustiana, attendevano rosariando il passaggio del Cristo e della Vergine. Non mancava talvolta il vociante tiu Tebachéra, tiu Costantinu Porcheddu con tia Paolina Accorrà, tia Mettea Canu con il Grande Invalido di guerra, tiu Antoni Pira. Socchiudeva la porta di casa il miscredente Paulinu, mormorando “roba de prideros”; più religioso invece tiu Dominugu Sale con la moglie e tiu Matteu Villa.
La processione, attraversata Carrela Longa, dove tiu Bottiglia, tutto compunto, cominciava a distribuire inchini ai confratelli. Il corteo svoltava davanti alla casa de tia Pedruzza Birchiddesa e allargandosi percorreva Piatta, dove tiu Micheli Brundu, smetteva di battere sull’incudine e il maresciallo Pirinu, vestito di nuovo, osservava se le consorelle fossero agghindate a dovere. Le tre sorelle Ferralis, piamente chine mormoravano le litanie della Passione.
La processione proseguiva in Carrela de s’Avvocadu, dove tiu Antoninu, con la sua barba da padreterno invece di chiudere bottega, con gli occhi puntati sui processionanti e sul clero sembrava sfidare la devozione di tutti, compatito da tutti.
Tra litanie e invocazioni il corteo percorreva tutta via Cavour dove tiu Giuanne Mureddu socchiudeva il negozietto e le donne Rottigni guardavano dalle finestre, quasi di fronte alle donne dei Grixoni che osservavano dal palazzo dirimpettaio.
Prima che la processione, raggiunta la caserma svoltasse verso la discesa, si manifestava la religiosità dei tia Lughìa Tedde, di tia Ziziglia e de tiu Peppe Tedde.
Raggiunto lo stradone il corteo svoltava ancora a sinistra per raggiungere la chiesa. I ragazzetti delle mattracche però facevano continuamente da battistrada con un fracasso che , a tratti, dava fastidio agli anziani. Quella d’altronde era la loro funzione. Della povera Madonna Addolorata e del Cristo Morto in Croce per tutti gli uomini, che cosa potevano capire se qualcuno in famiglia non si preoccupava di parlarne. Il loro matraccare era un modo di essere in mezzo alla comunità anche se, spesso, dei sentimenti religiosi della comunità poco potevano percepire. Sapevano però che al rientro a casa qualcuno avrebbe detto loro d’essere stato un buon suonatore di matracche e tanto bastava per questi monelli di strada.