Archivio di marzo, 2011
Scritto da carlo moretti
Nata come applicazione militare e diffusasi poi come strumento di comunicazione tra ricercatori di università statunitensi, Internet è entrata a far parte stabilmente, negli ultimi dieci anni, della nostra esistenza quotidiana.
Un computer, nemmeno particolarmente recente e potente, un modem, per i più sofisticati una webcam, e siamo in contatto con tutto il mondo.
Molti sono scettici circa questo nuovo sistema di comunicazione. Alcuni pensano che Internet, diffusa capillarmente in tutte le famiglie, così come ormai avviene in tutto il mondo occidentale, sia un falso bisogno, indotto dall’industria, generato dai soliti persuasori occulti al fine di vendere un maggior numero di personal computer e di altri aggeggi tecnologici assolutamente inutili.
Altri apocalittici temono che la nuova tecnologia rafforzi la solitudine o l’isolamento dell’uomo contemporaneo, ne assecondi i tratti schizoidi e l’anomia, liberi la psicopatologia più torbida, contribuisca alla diffusione di quella folla solitaria, composta da milioni di atomi senza legami che caratterizza ormai la vita delle metropoli moderne, faciliti i comportamenti criminali e antisociali.
Certamente la Rete non è Utopia o la Città del Sole, non rappresenta la comunità ideale.
I pedo pornografi, i terroristi, i fanatici, i trafficanti di droga e i truffatori di ogni risma trovano certamente nella Rete un supporto tecnologico che rende più efficaci i loro propositi distruttivi.
Nella Rete, in definitiva, si rispecchia la società,. insidiata costantemente dal Male e caratterizzata anche dalla violenza, dalla corruzione e dalla criminalità.
Ma la Rete possiede anche delle interessanti potenzialità progressive, democratiche, liberatorie ed è questo il principale motivo per cui la sua diffusione va incrementandosi in modo capillare in tutto il mondo ed è per tale ragione che i regimi tirannici e totalitari l’avversano, la temono e la censurano.
Internet agisce da moltiplicatore delle informazioni e della conoscenza, dà democraticamente la parola a tutti, favorisce i contatti interpersonali, lo scambio di idee, di merci e di servizi.
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Scritto da carlo moretti
Si è svolta in Chiaramonti, nell’aula del Consiglio comunale, la commemorazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, presente il Sindaco dott. Giancarlo Cossu i consiglieri di maggioranza, la segretaria comunale dott. Spissu, il brigadiere della stazione dei Carabinieri, il dirigente scolastico prof. Gianni Marras con una cinquantina di studenti delle scuole medie e le loro professoresse di Lettere e di Matematica. Invitato per il discorso commemorativo il prof. Angelino Tedde. Presenti anche un modesto numero di cittadini.
Nel corso della manifestazione celebrativa del grande avvenimento storico sono stati protagonisti gli studenti che in numero considerevole hanno espresso i loro pareri, le loro impressioni, i loro punti di vista sull’avvenimento. Per tanti versi hanno rispecchiato le varie posizioni sull’evento: alcune di plauso, altre critiche, altre entusiastiche. Nel complesso hanno rispecchiato la posizione degli storici che si dividono nella ricostruzione dell’Unità, mirando alcuni ad applaudire per la raggiunta meta, altri a criticarne le modalità, altre a mettere in rilievo il divario tra Nord e Sud. Per i loro interventi c’è da dire che era giusto dare a loro uno spazio così rilevante, considerando che saranno essi il futuro dell’Italia.
La commemorazione ha avuto inizio però con un breve, ma sostanzioso discorso del sindaco che, pur rilevando le contraddizioni del metodo con cui è stata raggiunta l’Unità d’Italia, ne ha però messo in evidenza i vantaggi, collegandola anche al concerto dell’Unione Europea, specie riguardo all’economia e alla pace tra loro.
Ha preso la parola anche il prof. Gianni Marras, che pur rimarcando le luci e le ombre del Risorgimento, ha rilevato la crescita democratica della Nazione e la sua posizione di protagonista all’interno dell’Unione Europea. Gl’Italiani c’erano già da secoli, ma occorreva unificarli.
Infine ha preso la parola lo scrivente che, dopo aver sottolineato che la fede cattolica, la lingua e la letteratura hanno da secoli unito tutti gl’italiani, mancava che liberi dalle potenze straniere e dalla divisione, si riunissero sotto una sola bandiera e, grazie soprattutto ai padri della patria: Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele, che pur così diversi nelle personalità e nei ruoli svolti hanno raggiunto l’obiettivo di rendere l’Italia una nazione nell’ambito delle nazioni europee. I giovani debbono guardare a loro, pensando agli obiettivi di vita che intendono raggiungere, non scoraggiarsi mai, e lottare senza tregua e con coraggio per la loro realizzazione umana e civile sia che vogliano proseguire gli studi sia che vogliano dedicarsi ad altri ideali come fece Garibaldi che più che gli studi predilesse l’amore per la libertà dall’oppressione in tutto il mondo.
La commemorazione si è conclusa con la consegna della bandiera italiana, di quella sarda e di quella europea a tre studenti della scuola, perché le issino nell’edificio a significare l’Unità d’Italia, il contributo dato dalla Sardegna per essa, il concerto dell’Italia nel contesto dell’Unione Europea.
Col conto corale di “Fratelli d’Italia” si è conclusa la fausta ricorrenza.
Scritto da Nathalie
Ciao Carlo
Volevo chiederti se potevi “spendere” qualche parola sul web, magari documentandola con qualche fotografia, sulla squadra dei piccolissimi calciatori di Chiaramonti che sabato hanno iniziato il loro piccolo campionato.
Ciao Nathalie,
sono contento che qualcuno stimoli la produttività del sito che in questo periodo è piuttosto bassa. Per questo motivo voglio accontentarti, consapevole che le foto sono poche altruiste, ma che comunque mette in luce tutta la voglia di mantenere vivo un paesino che ultimamente pare in fase calante; un pò troppo direi!
Largo ai giovanissimi e di come stupiscono per come sanno affrontare le prime difficoltà, coscienti nella loro innocenza che nella vita esiste anche la sconfitta, ma si può affrontare con il sorriso di un bambino e la volontà di fare meglio! – Carlo Moretti
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Scritto da carlo moretti
Il Gruppo XXL in collaborazione con l’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi, con il Comune di Chiaramonti, la Pro Loco Chiaramonti e la Provincia di Sassari, organizza due concorsi, il primo fotografico, intitolato “click … Natura e paesaggi dell’Anglona” suddiviso in due fasce di età: 1ª fascia fino ai 14 anni e 2ª fascia dai 15 anni in poi e partecipazione gratuita.
Il secondo concorso grafico/pittorico per bambini, intitolato “Insieme per l’Ambiente – Guardiamoci intorno”, è riservato a tutti i bambini e alunni della scuola primaria e secondaria di 1° grado di Nulvi, Chiaramonti e Martis.
Il termine della consegna degli elaborati sarà il 30 aprile 2011.
Di seguito è possibile visualizzare i regolamenti dei concorsi:
Le premiazioni avverranno il 21 Maggio durante il concerto che si terrà in piazza Della Costituzione.
Altre informazioni potranno essere reperibili nel sito del Gruppo XXL: www.gruppoxxl.it
Scritto da carlo moretti
La storia delle maschere ha origini molto lontane. Sin dal paleolitico superiore l’uomo utilizzava maschere rituali durante riti tribali, magici e religiosi, per permettere a stregoni e sciamani di contrastare gli spiriti maligni.
Ancora oggi in Africa e in Oceania esistono tribù che utilizzano maschere propiziatorie.
Alcune tribù della Papua Nuova Guinea costruiscono enormi maschere destinate a non essere mai indossate, che vengono semplicemente tenute appese nelle capanne per tenere lontani gli spiriti maligni.
I Dogon del Mali ritengono che ogni volta che un uomo muore, il suo spirito vada a vivere in una maschera della sua famiglia o del suo villaggio.
Oltre alle maschere rituali alcune tribù utilizzano anche maschere da guerra.
Esse hanno il compito di incutere timore all’avversario e perciò devono avere un aspetto terribile!
Oltre ad indossare una maschera il guerriero si dipinge anche il corpo, per assomigliare il più possibile ad uno spirito cattivo o a un mostro.
I “mud man” o “uomini fango” della Papua Nuova Guinea sono un esempio perfetto di questa usanza. Durante gli attacchi contro tribù nemiche indossavano una pesante maschera fatta di fango e si ricoprivano tutto il corpo dello stesso materiale, che asciugandosi dava loro uno spettrale colore grigio chiaro.
La consuetudine di utilizzare cammuffamenti durante le cerimonie religiose esisteva anticamente anche presso i Greci.
Grazie al contributo di alcuni grandissimi scrittori, queste rappresentazioni religiose si trasformarono gradualmente in rappresentazioni teatrali.
A questi antichi attori le maschere greche offrivano diversi vantaggi. Grazie alle maschere un attore poteva sostenere diverse parti; inoltre gli attori maschi potevano sostenere parti femminili, dato che alle donne non era permesso di recitare nei teatri.
I lineamenti della maschera erano adatti al personaggio che l’attore doveva rappresentare: in questo modo si aiutava lo spettatore a distinguere i personaggi e a capire meglio la trama.
Infine la maschera era più grande della faccia dell’attore e in questo modo riusciva ad amplificare la sua voce.
Nel Medioevo si diffuse in tutta Europa l’uso di fare grandi e festosi cortei mascherati, che percorrevano le vie delle città. Durante il Carnevale medievale l’uso del travestimento permetteva di abbattere le barriere sociali della ricchezza e del rango: in questo periodo dell’anno il ricco, mascherato da povero, poteva permettersi certi comportamenti non concessigli nella vita quotidiana ed il povero, travestito naturalmente da ricco, poteva accedere a luoghi di solito proibiti ed avvicinare persone inaccessibili.
La città in cui più si diffuse questo modo di festeggiare il Carnevale fu Venezia. Maschere e travestimenti venivano utilizzati per festeggiare ogni occasione, come l’elezione del Doge, l’arrivo di un ambasciatore o una vittoria in battaglia.
Le maschere, oltre a rincorrersi per le tortuose calli, potevano esibirsi sui palchi o sfilare in Piazza San Marco, sotto gli sguardi di un pubblico esigente e critico, seduto su poltroncine o panche sistemate per l’occasione.
Assieme a giocolieri, burattinai, mangiatori di fuoco, c’erano maschere di tutti i generi: turchi, arabi, demoni, streghe, animali.
La Bauta, la tipica maschera veneziana, si diffuse nel ‘700. E’ una mantellina o cappuccio di merletto, pizzo o reticolo che copre la testa e le spalle. Sul viso si usa una mascherina di seta, velluto, tela o cartone e in testa un tricorno (cappello a tre punte) nero.
Infine occorre un mantello in seta o panno nero o rosso e a scelta ornato con galloni e nastri.
La Bauta non doveva essere troppo particolare o personalizzata, perchè deveva garantire l’anonimato.
Verso la fine del XVI secolo, in Italia si diffuse la “Commedia dell’arte”, che utilizzava le maschere italiane, cioè personaggi che ricomparivano in ogni commedia con lo stesso nome, lo stesso costume, lo stesso trucco o maschera, lo stesso linguaggio e soprattutto lo stesso carattere.
Questi personaggi, come Arlecchino, Pantalone, Colombina, il Dottor Balanzone, Pulcinella divennero famosi in tutta Europa.
Il declino del teatro delle maschere iniziò nel XVIII secolo, quando autori come Carlo Goldoni abolirono le loro avventure grottesche e ridimensionarono il loro ruolo, riducendole a figure di contorno.
Scomparse col tempo dalle scene dei teatri, le maschere sono sopravvissute soltanto nelle feste e nelle mascherate di Carnevale.
Ogni anno fanno la comparsa molte maschere nuove e fantasiose accanto alle loro antenate e tutte insieme hanno, come tanto tempo fa, lo stesso scopo: garantire allegria.