18
mar
2011
La celebrazione dell’Unità d’Italia a Chiaramonti – di Angelino Tedde.
Si è svolta in Chiaramonti, nell’aula del Consiglio comunale, la commemorazione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, presente il Sindaco dott. Giancarlo Cossu i consiglieri di maggioranza, la segretaria comunale dott. Spissu, il brigadiere della stazione dei Carabinieri, il dirigente scolastico prof. Gianni Marras con una cinquantina di studenti delle scuole medie e le loro professoresse di Lettere e di Matematica. Invitato per il discorso commemorativo il prof. Angelino Tedde. Presenti anche un modesto numero di cittadini.
Nel corso della manifestazione celebrativa del grande avvenimento storico sono stati protagonisti gli studenti che in numero considerevole hanno espresso i loro pareri, le loro impressioni, i loro punti di vista sull’avvenimento. Per tanti versi hanno rispecchiato le varie posizioni sull’evento: alcune di plauso, altre critiche, altre entusiastiche. Nel complesso hanno rispecchiato la posizione degli storici che si dividono nella ricostruzione dell’Unità, mirando alcuni ad applaudire per la raggiunta meta, altri a criticarne le modalità, altre a mettere in rilievo il divario tra Nord e Sud. Per i loro interventi c’è da dire che era giusto dare a loro uno spazio così rilevante, considerando che saranno essi il futuro dell’Italia.
La commemorazione ha avuto inizio però con un breve, ma sostanzioso discorso del sindaco che, pur rilevando le contraddizioni del metodo con cui è stata raggiunta l’Unità d’Italia, ne ha però messo in evidenza i vantaggi, collegandola anche al concerto dell’Unione Europea, specie riguardo all’economia e alla pace tra loro.
Ha preso la parola anche il prof. Gianni Marras, che pur rimarcando le luci e le ombre del Risorgimento, ha rilevato la crescita democratica della Nazione e la sua posizione di protagonista all’interno dell’Unione Europea. Gl’Italiani c’erano già da secoli, ma occorreva unificarli.
Infine ha preso la parola lo scrivente che, dopo aver sottolineato che la fede cattolica, la lingua e la letteratura hanno da secoli unito tutti gl’italiani, mancava che liberi dalle potenze straniere e dalla divisione, si riunissero sotto una sola bandiera e, grazie soprattutto ai padri della patria: Giuseppe Garibaldi, Giuseppe Mazzini, Cavour e Vittorio Emanuele, che pur così diversi nelle personalità e nei ruoli svolti hanno raggiunto l’obiettivo di rendere l’Italia una nazione nell’ambito delle nazioni europee. I giovani debbono guardare a loro, pensando agli obiettivi di vita che intendono raggiungere, non scoraggiarsi mai, e lottare senza tregua e con coraggio per la loro realizzazione umana e civile sia che vogliano proseguire gli studi sia che vogliano dedicarsi ad altri ideali come fece Garibaldi che più che gli studi predilesse l’amore per la libertà dall’oppressione in tutto il mondo.
La commemorazione si è conclusa con la consegna della bandiera italiana, di quella sarda e di quella europea a tre studenti della scuola, perché le issino nell’edificio a significare l’Unità d’Italia, il contributo dato dalla Sardegna per essa, il concerto dell’Italia nel contesto dell’Unione Europea.
Col conto corale di “Fratelli d’Italia” si è conclusa la fausta ricorrenza.
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Buona sera Prof.
Spero di non disturbarla ma sono un pò costretto per l’amore che nutro per il paese e sopratutto per la Sardegna. Dall’analisi che lei fa della sua vita e dal suo comportamento religioso nonostante a volte abbia ricevuto delle restrizioni personalmente la ritengo una persona di valore.
Arrivo subito all’argomento per cui mi permetto di attirare la sua attenzione.
Non sono assolutamente contrario alle guerre di indipendenza fatte per raggiungere l’unità d’Italia.
Ma:
siamo statti sempre i parenti poveri, ormai da qualche secolo.Siamo statti relegati con gli anni ad essere una delle regioni più povere “chiudendo gli occhi alla speculazione del turismo da parte di grandi imprenditori non Sardi”. Mi permetto di esporre una mia idea e sono convinto che Lei insieme agli amici tra cui metto anche il prof. Carlo Patatu potreste essere in grado di creare una nuova ideologia politica per il bene della Sardegna .Dobbiamo Pensare alla nostra terra solo cosi saremo ricordati come propulsori di una nuovo rinascimento Sardo. Noi siamo gente di grande valore, non per niente siamo riconosciuti in tutta Italia come coloro che mantengono la parola data. Dimentichiamo la politica espressa sino ad oggi con insegnamenti di parte” I grandi poteri del nord” cerchiamo una nuova via senza chiaramente essere dei rivoluzionari noi siamo in grado di farlo. Ricordo non si sa mai venga dimenticato che siamo in grado di essere i migliori politici dell’italica penisola.
Prof. Lei e persona di cultura e nei miei ricordi anche di acutezza mentale la prego di provare a pensare seriamente alla mia idea e parlarne con i suoi amici che ritengo siano di retto pensiero. Con questo spero di non turbare la sua vita giornaliera e sopratutto la sua serena esistenza. Eventualmente mi perdoni ma per me Lei era l’unica persona cui potevo esprimere questa mia idea. Mi permetta un piccolo ricordo: io sono il bambino che aveva la scrittura a zampa di gallina e lei costringeva a pagine su pagine a scrivere abc. Comunque può sembrare strano ma detto da lei davanti a tutti io ero il primo della classe. Non mi sono mai sentito tale per forma carateriale. Essere guardato per pregio mi infastidiva e forse per questo non sono uomo di grande cultura pur esprimendo qualità di privileggio nell’ambiente lavorativo.
. Chiudo salutandola con grande riverenza
Domenico
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