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Vita e morte a Chiaramonti nell’Ottocento. Prosegue la lettura dell’inventario dell’agiato vice vicario Gavino Cabresu Falchi, vissuto tra la fine del Settecento e morto nel 1834 a cura di Angelino Tedde

Scritto da angelino tedde

Dopo un lungo periodo d’interruzione, forse preso dalla stanchezza di trascrivere per i visitatori di Tzaramonte un inventario assai sostanzioso di un ecclesiastico che si è dato da fare, facendo anche da procuratore ad una doviziosa Signora di Chiaramonti, e che si suppone seppellito in Monte ‘e Cheja in una delle quattro tombe della prima cappella a destra, entrando nell’aula della chiesa diroccata, riprendo la lettura su cui gli storici della tradizione e gli antropologi culturali e gli stessi storici dell’economia potrebbero trovare tanto da dire e da commentare.

Io, trascinato per amore del mio paese, un po’ fuori del mio settore, che è quello della storia dell’istruzione e delle istituzioni educative, ora non vedo l’ora di concludere per continuare a pubblicare i regesti degli altri atti dell’Ottocento (1827-1866).

E’ indubbio che sia dai beni mobili che dai beni immobili possiamo dedurre l’agiatezza di questo vice vicario che lascia usufruttuaria di tutto la sorella Francesca ed eredi le nipoti figli di un fratello.

Negli articoli precedenti abbiamo rilevato i lotti esistenti nelle altre camere dell’abitazione del vice vicario, ora ci soffermiamo sui lotti esistenti nella cucina comprendenti utensili e provviste, inoltre sulla consistenza del bestiame e sui beni immobili. Per facilitare la lettura abbiamo inserito tra parentesi il numero dei lotti a volte costituiti da un solo oggetto a volte da più oggetti.

Un avvertimento ai lettori: nel periodo di cui si tratta gli ecclesiastici, per essere accolti nell’ordine, dovevano per forza possedere un reddito che li facesse vivere dignitosamente e indipendenti da padroni, ma non erano obbligati ad incrementare a dismisura le loro sostanze, pur appartenendo ad una delle due classe privilegiate dell’epoca (nobili e clero). Al giorno d’oggi, le cosiddette caste, quali i magistrati, parlamentari, alti funzionari dello stato, amministratori delegati di grosse società pubbliche e private, banchieri e grossi industriali debbono certo godere di un reddito decoroso, ma non c’è scritto da nessuna parte che debbono arricchirsi a dismisura, spesso a discapito, degli altri strati sociali che vivono boccheggiando.

Nella cucina vi esistono (1) quattro teli di lenzuola poco usati, (2) una mestula

perforata di latta, (3) altra di legno usata, (4) altre tre di legno grandetti, ed una piccola nuova,(5) due carratelli con quattro cerchi di ferro ognuno, di quattro cariche l’uno,(6) uno nuovo chiamato d’Aritzu (7) ed altro di noce nuovo, (8) cinque dette sportine di Sennori, (9) i detti carratelli però pieni di vino e  (10) la botte con sole tre cariche  di vino, (11) nove granai, con dentro rasieri sedici di grano,(12) starelli  due di fave, (13) di orzo uno starello, (14) uno starello di vari legumi, (15) più scudi tredici ricavati da varie opere vendute di  Teologia e di Predicatura, (16) più altri scudi tre dell’opera del  Carmelo venduta a codesto Signor Vicario, (17) più scudi cinque  ricavati da una sella, (18) più esiste il freno usato,(19) più libbre venticinque di lino netto, e dodici libbre  tra stoppa e rajola, (20)e libbre dieci e nove di stoffa,(21) più ricavate da una (…) d’argento lire tre sarde, (22) più esiste una sottana  usata, (22) una cappa di panno azzurro, con pari stivali,(23) più libbre trentasette  di formaggio grasso;  e con ciò si è terminata la descrizione dei mobili e si descrivono i semoventi e stabili,(24) che sono un cavallo di valuta scudi  cinquecento venti sardi, (25) più, secondo visita fatta nelli undici  gennaio, andante anno, sonosi trovate in potere del pastore Giuseppe Soddu  numero di pecore di  madrigudu novantuno (26) montoni sei, castrati tre, (27) agnelli cinquantotto, facenti in tutto  cento cinquantotto.(28) Più un tratto di  terra sito nel luogo chiamato sa Coa de s’Attargia terrìtorio di Chiaramonti, d’estensione  rasieri due di grano, acquistato secondo stromento rogato all’ infrascritto notaio nei quattordici giugno  mille ottocento  ventinove, (29) altro tratto nelli stessì territorj, a regione detta Badde  Ortu, secondo stromento rogato all’infrascritto, Notaio  Giovanni Satta nei venti settembre, mille ottocento  trentatré, d’estensione starelli due di grano,(30) più altro tratto di  terra nelli stessi territori, in regione appellata Serra Nera, di seminario  uno starello e mezzo  di grano, che acquistò, come da stromento  rogato all’infrascritto notaio nel sette aprile mille ottocento ventisette, (31) più altri due tratti in Santa Giusta de  Runaghe Longu. (continua)

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