31
mag
2011
Vita e morte a Chiaramonti nell’Ottocento. Prosegue la lettura dell’inventario dell’agiato vice vicario Gavino Cabresu Falchi, vissuto tra la fine del Settecento e morto nel 1834 a cura di Angelino Tedde
Dopo un lungo periodo d’interruzione, forse preso dalla stanchezza di trascrivere per i visitatori di Tzaramonte un inventario assai sostanzioso di un ecclesiastico che si è dato da fare, facendo anche da procuratore ad una doviziosa Signora di Chiaramonti, e che si suppone seppellito in Monte ‘e Cheja in una delle quattro tombe della prima cappella a destra, entrando nell’aula della chiesa diroccata, riprendo la lettura su cui gli storici della tradizione e gli antropologi culturali e gli stessi storici dell’economia potrebbero trovare tanto da dire e da commentare.
Io, trascinato per amore del mio paese, un po’ fuori del mio settore, che è quello della storia dell’istruzione e delle istituzioni educative, ora non vedo l’ora di concludere per continuare a pubblicare i regesti degli altri atti dell’Ottocento (1827-1866).
E’ indubbio che sia dai beni mobili che dai beni immobili possiamo dedurre l’agiatezza di questo vice vicario che lascia usufruttuaria di tutto la sorella Francesca ed eredi le nipoti figli di un fratello.
Negli articoli precedenti abbiamo rilevato i lotti esistenti nelle altre camere dell’abitazione del vice vicario, ora ci soffermiamo sui lotti esistenti nella cucina comprendenti utensili e provviste, inoltre sulla consistenza del bestiame e sui beni immobili. Per facilitare la lettura abbiamo inserito tra parentesi il numero dei lotti a volte costituiti da un solo oggetto a volte da più oggetti.
Un avvertimento ai lettori: nel periodo di cui si tratta gli ecclesiastici, per essere accolti nell’ordine, dovevano per forza possedere un reddito che li facesse vivere dignitosamente e indipendenti da padroni, ma non erano obbligati ad incrementare a dismisura le loro sostanze, pur appartenendo ad una delle due classe privilegiate dell’epoca (nobili e clero). Al giorno d’oggi, le cosiddette caste, quali i magistrati, parlamentari, alti funzionari dello stato, amministratori delegati di grosse società pubbliche e private, banchieri e grossi industriali debbono certo godere di un reddito decoroso, ma non c’è scritto da nessuna parte che debbono arricchirsi a dismisura, spesso a discapito, degli altri strati sociali che vivono boccheggiando.
Nella cucina vi esistono (1) quattro teli di lenzuola poco usati, (2) una mestula
perforata di latta, (3) altra di legno usata, (4) altre tre di legno grandetti, ed una piccola nuova,(5) due carratelli con quattro cerchi di ferro ognuno, di quattro cariche l’uno,(6) uno nuovo chiamato d’Aritzu (7) ed altro di noce nuovo, (8) cinque dette sportine di Sennori, (9) i detti carratelli però pieni di vino e (10) la botte con sole tre cariche di vino, (11) nove granai, con dentro rasieri sedici di grano,(12) starelli due di fave, (13) di orzo uno starello, (14) uno starello di vari legumi, (15) più scudi tredici ricavati da varie opere vendute di Teologia e di Predicatura, (16) più altri scudi tre dell’opera del Carmelo venduta a codesto Signor Vicario, (17) più scudi cinque ricavati da una sella, (18) più esiste il freno usato,(19) più libbre venticinque di lino netto, e dodici libbre tra stoppa e rajola, (20)e libbre dieci e nove di stoffa,(21) più ricavate da una (…) d’argento lire tre sarde, (22) più esiste una sottana usata, (22) una cappa di panno azzurro, con pari stivali,(23) più libbre trentasette di formaggio grasso; e con ciò si è terminata la descrizione dei mobili e si descrivono i semoventi e stabili,(24) che sono un cavallo di valuta scudi cinquecento venti sardi, (25) più, secondo visita fatta nelli undici gennaio, andante anno, sonosi trovate in potere del pastore Giuseppe Soddu numero di pecore di madrigudu novantuno (26) montoni sei, castrati tre, (27) agnelli cinquantotto, facenti in tutto cento cinquantotto.(28) Più un tratto di terra sito nel luogo chiamato sa Coa de s’Attargia terrìtorio di Chiaramonti, d’estensione rasieri due di grano, acquistato secondo stromento rogato all’ infrascritto notaio nei quattordici giugno mille ottocento ventinove, (29) altro tratto nelli stessì territorj, a regione detta Badde Ortu, secondo stromento rogato all’infrascritto, Notaio Giovanni Satta nei venti settembre, mille ottocento trentatré, d’estensione starelli due di grano,(30) più altro tratto di terra nelli stessi territori, in regione appellata Serra Nera, di seminario uno starello e mezzo di grano, che acquistò, come da stromento rogato all’infrascritto notaio nel sette aprile mille ottocento ventisette, (31) più altri due tratti in Santa Giusta de Runaghe Longu. (continua)
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