Archivio di luglio, 2011
Scritto da ange de clermont
Nel giorno santo della Vergine del Carmelo ha detto addio ai pascoli di Sassu Altu, Melchiorre Soro, pastore dall’infanzia e legato alle praterie del suo gregge. Da bambino, seguendo il padre Pera Soro da Ollollai, si era innamorato dello scampanellio del suo gregge, del latte appena munto delle sue pecore, dei cani pastori che facevano buona guardia e non lasciava mai i suoi pascoli. Molti dei suoi compagni avevano disertato il mestiere antico quanto l’uomo, per diventare carabinieri, poliziotti, guardie di finanza oppure erano emigrati in Belgio, in Australia, ma lui, Melchiorre Soro figlio di Pera, era rimasto accanto al vecchio padre e con lui aveva condiviso il casolare di campagna con l’industriosità legata alla produttività del gregge di pecore, all’allevamento delle agnelle, alla conduzione dei maialini ruspanti, all’allevamento delle scrofe per le salsicce e per il lardo.
Di notte, quando qualche volta perdeva il sonno, si dilettava a guardare i pallidi raggi della luna e i messaggi che gli mandavano le stelle, mentre ascoltava il canto monotono dell’assiolo (sa tonca), il gracidare delle raganelle degli abbeveratori, il vociare dei cani d’altri pastori, quando un passeggero notturno si avventurava per quelle plaghe. Non invidiava il fratello studente che nei brevi periodi di soggiorno si dava a comporre quello che Melchiorre pensava e che teneva nel cuore. Per lui, le raffinate poesie de Giuanninu, i versi paterni, erano come denudare l’anima e quasi ne soffriva che qualcuno di famiglia gli rubasse tanta intimità. Un giorno però anche lui aveva incontrato Giusta, una ridente ragazza del paese, se n’era innamorato e l’aveva chiesta in sposa. Giusta aveva accettato l’invito e dal loro amore sono sbocciati due fiori: due bei ragazzi di cui il padre era orgoglioso e lo fu per una ventina d’anni, quando in una malaugurata notte, in un incidente d’auto, aveva perso un figlio. Gli s’era spezzato il cuore e quasi si era incurvato nell’incedere. Sembrava che il Cielo l’avese tradito, ciononostante aveva continuato la sua vita di pastore, non più dietro il gregge, ma nelle sue tanche. Non è trascorso molto tempo dalla morte del figlio e un altro incidente, quasi voluto dal destino, lo ha catapultato dalla macchina. L’anziano pastore osò sperare nell’insperabile e pur giacendo nel letto scomodo di un ospedale sperava ancora in un rientro nelle sue tanche tra il suo bestiame. Erano le 14,00 del giorno del Carmelo di quest’anno e sarebbe stato assente alla Messa che le pie obriere fanno celebrare nella seicentesca chiesa del Carmine, in Chiaramonti, mormorò al fratello e alla moglie: “Andate, me la caverò ancora!” e li congedò. Mezz’ora dopo, vide uno splendore speciale e udì una musica tanto simile a quella che per tutta la vita aveva ascoltato all’imbrunire nelle sue tanche. Le comparve rivestita d’un manto dorato, con un bambino in braccio, una speldente signora che le disse, “Melchiorre, ti porto con me, pascolerai con gli angeli del cielo nelle praterie di stelle!!” Melchiorre capì subito e annuì sorridente. La Vergine del Carmine era venuta a prendersi un figlio devoto dall’anima ripiena di stupore come quella di un bambino. Alle 14 e 30 giacque esanime.
Oggi, alcuni giorni dopo la sua scomparsa, il popolo chiaramontese, dall’ombra dei pini presso il Campostanto fino alla gremita chiesa del Carmine, ha salutato Melchiorre, anzi la sua salma, perché la sua anima si è unita a quella di suo padre Pera e di suo figlio, per pascere le stelle nell’ampio firmamento che sovrasta nelle notti senza luna Sassu Altu dove le sue pecore piangono belando e scampanellando il più amato dei pastori, di buona discendenza di Ollollai!
Sia onore a tutti gli antichi pastori che mirano il firmamento, neniando ottave per Nostra Signora, che li invita a pascere le stelle. Sia lieve per Giusta e per il figlio, per l’amico Giovanni e per tutti i congiunti, questo momento d’ombra. Melchiorre nei pascoli di stelle sorride lieto da lassù.
Scritto da carlo moretti
La storia del rock italiano nell’unica data in Sardegna.
Grande serata all’insegna della buona musica sabato 23 luglio 2011 a Chiaramonti.
I Diaframma nascono a Firenze nel 1980 per mano di Federico Fiumani, poeta, chitarrista e leader indiscusso del gruppo.
Sono il gruppo più importante della new wave di casa nostra e sin dal loro disco d’esordio “Siberia” (50.000 copie vendute) sono entrati di diritto, insieme ai concittadini Litfiba, nella storia stessa della musica italiana. Il loro impatto con la generazione degli anni ’80 ha lasciato un segno indelebile nel modo di percepire la musica, sia da parte dell’utenza, sia da parte di molti gruppi rock che, senza la loro influenza non sarebbero esistiti e non avrebbero goduto di quel successo che, paradossalmente, agli stessi Diaframma è stato negato. Basti citare l’album “Il Dono”, ovvero il tributo che vari artisti indipendenti italiani hanno fatto ai Diaframma. Tra questi: Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti, The Niro, Il genio, Dente, Cristina Donà, Le Luci della Centrale Elettrica e molti altri. Il tributo è stato negato ai Baustelle da parte della loro casa discografica Warner nonostante avessero già inciso il pezzo.
Sono ormai trent’ anni che Federico Fiumani governa con mano ferma la nave Diaframma, in un percorso tortuoso, che conta circa trenta lavori discografici, ma a suo modo lineare, fatto di improvvise modifiche di equipaggio, bruschi cambiamenti di rotta e approdi più o meno azzardati presso i porti di numerose case discografiche, anni che il papà del rock d’autore ha vissuto con grande intensità e tanta coerenza, scandendoli con infiniti concerti nella Penisola e in ogni angolo dell’Europa riempiendo sempre i locali e facendo registrare grande presenza in tutte le piazze .
Tutto in linea con le finalità dell’Associazione “Gruppo XXL Chiaramonti” e l’evento culturale “NOT(t)E D’Autore”, ovvero una serata musicale all’insegna dell’ottima musica e lontano dagli schemi che il mercato commerciale mira ad imporre.
Ebbene sì, è proprio un grande colpo poter ospitare un gruppo che può permettersi di camminare a testa alta, e Federico Fiumani è senz’altro più che meritevole del ruolo di cult-hero assegnatogli dalle vicende artistiche e personali .
Curiosità – I Diaframma sono l’unico gruppo musicale ad avere un vero e proprio gruppo Ultras (Diaframma Ultras) al seguito in ogni concerto. (Si allega la biografia del gruppo).
Ad iniziare la serata sarà la band cagliaritana degli End. che nel gennaio 2010 ha già avuto l’onore di aprire il concerto degli stessi Diaframma.
Gli End. nascono nell’ottobre del 2008 da un progetto dei fratelli Asunis (Stefano e Gabriele, rispettivamente chitarra e batteria) ed Angelo Argiolas al basso elettrico.
La fonte artistica primaria di ispirazione del combo sono gli 80s. Sin dall’inizio eseguono brani dei maggiori esponenti della scena post-punk e new wave internazionale e nazionale, ma anche di band di spicco indie-wave contemporaneo.
Solo successivamente entrerà nel gruppo Andrea “Pig” Porcu, cantante già conosciuto nell’hinterland cagliaritano.
Nell’estate del 2009 iniziano le prime apparizioni live e i primi lavori in studio.
A Gennaio 2010 aprono per i Diaframma, celebre gruppo della new wave italiana anni 80.
Dopo vari cambi di line-up, subentra nella band Fabio Desogus (Old Sparky) ai synth.
La band attualmente al lavoro per registrare un EP di pezzi inediti, orientati verso un sound indie-new wave moderno, di matrice anni 80.
L’appuntamento è per le 22,00 in piazza Della Costituzione (ingresso gratuito).
Il concerto è organizzato dall’Associazione culturale Gruppo XXL Chiaramonti, in collaborazione con la locale Pro Loco, dell’Associazione culturale Sard Rock Café e della Croce Azzurra di Chiaramonti.
L’evento musicale denominato “NOT(t)E d’Autore” è possibile grazie alle quote dei soci, del patrocinio della Provincia di Sassari, del Comune di Chiaramonti e con il contributo di amici e dei numerosi sponsor, che continuano a sostenere questa iniziativa, registrando anno dopo anno un sempre maggiore seguito e apprezzamento di pubblico.
Per ulteriori informazioni contattare: (e-mail galleurob@tiscali.it)
Roberto Galleu e Patrizio Unali. (320/7267375 – 338/6718205).
I Diaframma oggi sono:
Federico Fiumani (chit-voce), Luca Cantasano (bas), Lorenzo Moretto (bat).
Scritto da carlo moretti
Sabato prossimo a Chiaramonti, nella larga piana di Codina Rasa si svolgerà una delle ormai tradizionali sagre promossa dalla Pro Loco per presentare i prodotti della nostra terra e della principale economia che ancora resiste, anche se a stento, nel territorio del nostro paese: la Sagra della ricotta.
Parlare solo di ricotta per quanto saporita, sembrerebbe diminutivo nei confronti di tutti i prodotti latteo-caseari più pregiati, come il formaggio le perette ect., ma dobbiamo ricordare che in periodi più floridi per l’economia interna di Chiaramonti, tre caseifici si occupavano della lavorazione di quasi tutto il latte munto nei nostri ovili e i prodotti finali venivano perfino esportati in altri continenti.
Altri tempi, ci siamo fermati a riflettere sperando in una futura ripresa che però non è mai arrivata.
Il programma di sabato prossimo prevede l’apertura dei vari stands alle ore 17:00, dove oltre i vari prodotti caseari o dell’agricoltura, sarà possibile osservare la creatività nel plasmare vari materiali frutto della natura come ad esempio il sughero o ferro e rame lavorato da abili mani.
Seguirà alle ore 18:00 una dimostrazione che spiegherà ai presenti la lavorazione del latte a partire dalla mungitura fino alla preparazione della ricotta e dei vari alimenti a base di questo gustoso latticino.
Alle ore 20:00 tutti a tavola per la degustazione di vari piatti a base di ricotta. Durante la manifestazione, si potrà godere dell’esibizione dei “TURPHOS” DI OROTELLI con musica etnica e balli tradizionali
Naturalmente dopo aver mangiato, tutti potranno ascoltare o ballare, almeno i più virtuosi, dopo le ore 21:30 con la musica dal vivo.
A nome della Pro Loco vi auguriamo buon divertimento!
Scritto da carlo moretti
Si terrà lunedì 18 luglio dalle 20.00 alle 22.30, presso la sala consiliare, la riunione per la formazione della Consulta Giovanile a Chiaramonti.
All’ordine del giorno si discuterà della bozza dello statuto e di eventuali chiarimenti sui compiti della Consulta. Sono invitati a partecipare tutti i ragazzi dai 16 ai 30 anni in su.
Scritto da angelino tedde
L’anima di Chiaramonti l’abbiamo lasciata sulla meticcia torre parrocchiale di San Matteo al Monte, a ricordare la sua nascita, la sua infanzia e la sua adolescenza. La madre, prima di scomparire, l’aveva abbandonata lì, tra i costruttori del castello e lei aveva trascorso la sua adolescenza in mezzo a quel via vai di soldati, carpentieri, ferraioli, carriaggi, sassi piatti, conci rossastri e marroncini di trachite. Di tanto in tanto si presentavano i padroni genovesi dai vestiti sgargianti ad impartire ordini fino al termine della costruzione. Lei si rallegrava e cresceva man mano che i lavori venivano ultimati.
La vista, dalla torre, era superba, il paesaggio incantevole. I boschi si succedevano ai boschi e gli animali selvatici scorrazzavano per tutto il territorio. A sud ovest si snodava in forma ellittica una vasta collina le cui pendici degradanti erano boscosissime, a ovest, dove in lontananza spiccava orgoglioso il castello degli Spinola. Vicino dirimpettaio, quasi tondeggiante, stava un altro colle, separato da un immenso vallone, dal castello dove lei dimorava. Più in là un lungo costone, detto dell’Anglona, e poi altre valli e monti. Ad est nell’azzurro sfumava la cima del Limbara da cui pareva nascere la Gallura che comprendeva solo in parte le proprietà dei signori del castello, i Doria, così aveva sentito dire e così ricordava. Quanto si era divertita a curiosare negli alloggiamenti, nelle armerie, specie nelle stanze delle corazze. Tanti abitatori dei villaggi a valle man mano andavano accostandosi alla Rocca quasi ad averne protezione e a trovarvi attività artigianale o ad arruolarsi per la custodia e la manutenzione delle abitazioni dei castellani. Devotamente aveva visitato la cappella di San Matteo, protettore dei Doria a Genova e qui nel castello, a cui era stato dato il nome dei Claramonte, quasi un omaggio per l’apparentamento tra le due famiglie. Questi ricordi tuttavia la spingevano al pianto e alla nostalgia.
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