16
gen
2012
Il marchio della Protòme Taurina – V. Le chiacchiere del paese sull’archeologo assassinato di Ange de Clermont
Il pretore di Vulvu accolse il milite della stazione di Miramonti giunto a cavallo per la triste notizia dell’archeologo assassinato.
-In quale domus l’hanno accoppato quest’ impiccione?-
-Presso il rio Filighesos, quella domus delle roccia che fa parete alla sponda opposta venendo da Miramonti.-
-Uh, ho capito, perbacco, sempre nel Sassu avvengono i delitti nel vostro territorio. Bella galoppata, mi tocca fare, ma per il Re e per l’Italia attenda che vengo subito, naturalmente non oggi, ma domattina ci si muove da Miramonti. Vengo a pernottare nella vostra caserma e domani mattina presto si va sul posto.-
Il pretore chiamò un inserviente, fece sellare il suo cavallo e seguì malinconicamente il milite, dicendosi che aveva scelto un bel mestiere, quello del becchino, ah, avesse potuto cambiare, lo avrebbe fatto volentieri. Accidenti agli archeologi e ai miramontani, gentaccia, abigeatari, omicidi, omertosi, incivili tutto sommato.
Il sole aveva oltrepassato il mezzogiorno da un bel pezzo e i due marciavano tra mulattiere e sterrate che portavano a Miramonti col sole in faccia, tanto che i due cavalli, a tratti s’infastidivano.
In paese tutti sapevano tutto o s’inventavano almeno una parte di tutto. Per alcune donne e i loro uomini fit lantadu a balla (ucciso a pallettoni), per altre si era sfraccellato cadendo dal costone roccioso di rio Filighesos, per altre sicuramente gli spiriti delle domus lo avevano ammazzato per soffoccamento., anima mia libera! I bambini dai quattro anni in su ascoltavano i genitori in casa e fuori ,per la strada le chiacchiere dei vicini e, purtroppo, si preparavano ad una notte d’incubi. A sa Niéra dove si piangeva il morto la maggior parte delle donne si erano recate ad abbracciare la moglie e le due figlie e di tanto in tanto una delle tre in lutto si lasciava andare ad un lamento.
Poi anche le voci si erano attenuate e la notte più nera del solito era scesa a coprire fortune e miserie dell’antico borgo medievale.
Il vicario, con la candela accesa sulla scrivania, vegliava in preghiera e si percuoteva il petto per l’incapacità di condurre il suo gregge a Dio. Prima di mettersi a letto cominciò a domandarsi chi poteva aver ammazzato l’archeologo Pedde. il più caro a Giuanne Ispanu e il più anziano di tutti quelli che Miramonti nutriva a pane e lardo. Poteva trattarsi di una vendetta, ma con quale scopo? Gli è che quando il demonio s’impossessa di un’anima non va tanto per il sottile e al momento di massimo dominio la induce al peggiore dei peccati: un fratello che uccide l’altro fratello.
Si addormentò con la corona del rosario sul petto, ma i suoi sogni furono turbati da visioni infernali: gli sembrava di trovarsi davani a San Pietro e un diavolo cornuto lo accusava di non aver fatto un bel niente per le anime di Miramonti, anzi, perdendo spesso la pazienza li aveva allontanati dalla frequenza in parrocchia, e lui a difendersi…Finché l’incubo non si dileguò e dormi in serenità.
In caserma, invece, il brigadiere, ormai tanti anni a Miramonti, con i militi si domandava chi poteva avere interesse ad uccidere Antonio Pedde che, a parte le arie per la passione di archeologo, era una brava persona e migliore sarebbe stata se non avesse assunto a tratti un atteggiamento di sufficienza nei confronti degli altri archeologi che, per questo motivo, lo detestavano. Mentre si scambiavano queste impressioni giunse il pretore con un altro milite. Gli diedero la camera predisposta per lui che non volle nemmeno ascoltarli e dopo aver bevuto un bicchiere di latte caldo se nera andato a dormire, già affaticato, per quanto lo attendeva il giorno seguente.
La moglie di Mudulesu, saputo che il marito con un milite avrebbe pernottato nei pressi della domus ormai tomba del morto ammazzato, portò loro un pò di minestrone di verdure per riscaldarsi, due stuoie e una coperta di lana da lei lavorata al telaio, e si congedò da loro tornando a casa con l’animo gravato dal peccato che aveva compiuto nella mattinata con l’amore mancato. Prese il rosario e cominciò a dirselo, chiedendo perdono a Dio per quella mancanza e promettendo che un peccato del genere non l’avrebbe più commesso.
Nella radura rane e grilli, cani e volpi facevano sentire i loro strani guaiti, mentre le pecore e i maiali, raccolti negli ovili venivano guardati nella notte da occhi rivolti al buoio, solo le stelle parevano ignorare il trambusto delle cose che avveniva a Sassu Altu. Il mondo era andato sempre così e diversamente non poteva andare finché pastori e animali si aggiravano in quell’immenso tavolato miocenico che offriva la sua vista a Miramonti e poi precipitava rovinosamente nel costone in su campu de Utieri dove il grano andava assumento colorito giallo e i fiumi e i ruscelli tendevano al magro.
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