Scritto da carlo moretti
E’ stata così colorata come la vedete in foto, la oramai tradizionale sfilata carnevalesca chiaramontese, con sette carri allegorici. Chiedo venia agli amici nulvesi con la Papamobile presente domenica, ma non sono riuscito a reperire una foto. Se qualcuno ne avesse una a disposizione si faccia avanti.
Un veliero, con una ciurma di tutto rispetto e tanti giovanissimi pirati pronti all’arrembaggio dei viveri preparati per la merenda (naturalmente con il permesso del capitano Jack Sparrow), una marea di topolini con rispettive fidanzate (minni), una banda di duri gansters pronti a far fumare le pistole e i mitra in compagnia di tante ragazze in abito da sera, un simpatico quanto fornitissimo carro di cibarie locali bene in vista e disponibili a tutti, il grosso cactus del programma “Colorado” (anche se Belen R. non si è vista), un toro pronto per l’atto finale della corrida e gli amici di Nulvi con la loro papamobile e prelati al seguito.
Una bella sfilata in “tono” come non si vedeva da anni, colorata e spensierata in barba, forse per non pensarci, alla crisi che in questi ultimi tempi sta stringendo la nostra nazione. E forse per esorcizare quella “monotonia” che non piace ai nostri politici, i chiaramontesi hanno dedicato la manodopera al carnevale per due serate di divertimento accolte in piazza, sempre con cibarie, frittelle e buon vino dalla Pro Loco di Chiaramonti e i suoi collaboratori.
Ottimo lavoro anche per la neonata Consulta Giovanile, che si è presa l’onere di organizzare le serate di ballo per i bambini all’ex scuola media e nella Sala Fontana, domenica e marterdì sera dopo la festa in piazza.
(E’ possibile vedere le foto a tutto schermo cliccando sopra le miniature)
Scritto da ztaramonte
Articolo tratto dalla Nuova Sardegna del 09.02.2012 di Letizia Villa
Il Comune ha richiesto la selezione di due collaboratori amministrativi in possesso del diploma di scuola media superiore. Le domande di partecipazione vanno presentate entro il 21 febbraio al Centro dei servizi per il lavoro di Castelsardo, via Vespucci 14 – Cap. 07031 – tel. 079 470003 – fax 079 479813.
Sede di lavoro sarà il Comune. I requisiti richiesti sono la residenza nel Comune, l’età minima di 18 anni e l’uso del computer. Per partecipare alla selezioni occorre presentare al Csl il certificato Isee 2010.
Scritto da ange de clermont
Appena il cielo iniziò a schiarire il pretore di Vulvu col brigadiere e con due militi lasciarono la caserma a cavallo diretti al rio Filighesos presso la domus sulla roccia rossastra per rimuovere il cadavere dell’archeologo miramontano Antonio Pedde, vegliato nella notte da un milite e dal pastore Mudulesu del Nuraghe Aspru. Ci vollero due ore di cammino per raggiungere la località, lanciando di tanto in tanto al trotto i cavalli. Passati davanti alla chiesa di Santa Maria Bambina, detta anche, de Aidos, raggiunto il rio Giunturas, che in altimetria degrada almeno duecento metri da quella del paese, posto a 450 metri sul livello del mare, giunsero a sa Punta de sas Tanchittas e via a spron battuto verso il rio Filighesos.
I due custodi del cadavere si erano svegliati presto e avevano preparato due fascine di cisto su cui legarlo. Il brigadiere, il pretore e il milite, appena raggiunta la domus, diedero l’ordine di calare dalla grotta il cadavere dell’archeologo. Due militi col pastore Mudulesu entrarono nella grotta, sollevarono il cadavere ormai freddo del morto, lo poggiarono sulla fascina di cisto e lo legarono con robuste corde. Farlo uscire da quella porticina non fu facile e poiché il morto era a braccia aperte, chiesero al pretore l’autorizzazione di spezzargli le braccia, per piegarle in forma rituale e trasportarlo fuori della grotta. Mudulesu, il più esperto uscì per primo dalla domus e si ancorò agli spuntoni esterni, così da supportare energicamente la fascina di cisto e orientarla correttamente, mentre i due militi la spingevano fuori, tenendo da un capo all’altro, con due corde, il cadavere e la fascina a mo’ di barella. Il cadavere scivolò così fino a toccare terra dove l’altro milite e il brigadiere la spostarono in modo tale che il pretore potesse osservare il poveretto. Il magistrato notò subito il marchio sulla fronte e al lato destro della tempia abrasioni medie, guardando per i fianchi osservò che l’abito era rotto da una larga fessura attraverso la quale si notava l’effetto d’una stilettata che aveva procurato al morto un’evidente emorragia. Capì subito che l’uomo era stato pugnalato di fianco dall’assassino, steso con un colpo contundente alla tempia e poi marchiato in fronte con il marchio di una protòme taurina arroventata. Volle vedere anche la bisaccia e notò subito i ferri del mestiere: una cazzuola, una piccozza, un martello, uno scalpello e poi una sacchetto con due boccette ripiene una certamente d’acqua e l’altra d’olio, più tre crocifissi; nell’altra tasca della bisaccia vi era del pane del formaggio e un pezzo di lardo. Il pretore divenne nervoso per lo spettacolo raccapricciante a cui pure era abituato e, sigillata con due corde le sacche della bisaccia, diede ordine di trasferire il cadavere oltre il fiume e condurlo in alto nei pressi de s’istrampu del rio, dove il porcaro Zulianu, servo di Mudulesu, aveva approntato un carro da buoi, per condurre il cadavere in paese. Il pretore impartì l’ordine di partire e si rassegnò a seguire quel rozzo carro funebre trainato da buoi. Passarono due ore e mezzo prima di raggiungere, nei pressi di Codinas, sa Punta de Bona Notte. Dopo una breve sosta il carro continuò verso Caminu de Litu e quindi in via Garibaldi, fino alla casa del morto, dove le donne cominciarono un tristissimo lamento senza ottenere la restituzione del caro estinto che per legge doveva essere condotto nella camera mortuaria del Camposanto, per essere esaminata dal medico legale di Vulvu dr. Donaru, che aveva sostituito il vecchio dr. Pische, dopo l’assassinio di Maria Giusta Molinas, Anna Maria Brinca e il sicario.
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