Archivio dell'anno 2012
Scritto da ange de clermont
Il brigadiere Carrigni era un uomo sui trent’anni, con gli occhi azzurri, pelle chiara, i capelli castano-chiari, era alto un metro e ottanta ed aveva un bel portamento anche se, a prima vista, risultava piuttosto magro. Era riuscito a superare i momenti di crisi da quando era stato mandato in Zerdenia dalla Lombardia, dov’era nato da famiglia contadina.
Provenendo dalla bergamasca non poteva essere se non di sensibilità cattolica, tuttavia, aveva tenuto nettamente distinti il suo ruolo di sottufficiale dell’Arma e la sua professione religiosa. Col vicario era stato sempre deferente, ma mai contiguo.
Sapeva molto bene che per i carabinieri le prospettive del matrimonio si aprivano dopo i ventott’anni anni per cui si era mantenuto lontano dalla chiacchiere non eccedendo mai in familiarità con le ragazze del luogo. Con i commilitoni aveva festeggiato sobriamente, il 25 aprile trascorso, il compimento di quell’età.
Rientrando dalla visita a zia Giosiedda Montiju, col milite che gli faceva compagnia, scendendo dagli scalini della stradetta, vide una ragazza, che uscendo dalla chiesa parrocchiale, attraversando verso l’alto la piazzetta scoscesa, sfiorò il loro percorso. Salutò educatamente, rivolgendo verso di loro lo sguardo, e proseguì il suo cammino verso sa Piatta dove i rumori della bottega del fabbro e del falegname si erano attenuati e gli ultimi clienti, delle due negozianti che stavano da un capo all’altro della strada, tornavano alle loro case.
-Chi è questa bella ragazza- chiese al milite, il brigadiere.
-Anghela Nigoleddu- rispose il milite.
-Che se ne dice?-
-Bene, brigadie’! Di lei e della sorella: sono gemelle!
-Immagino che siano già impegnate.-
-Questa no, la sorella pare sia promessa ad un notabile del paese, possidente.-
-Certo non tarderanno a prendersi anche questa. Ha visto che portamento!
-Brigadie’, si sa che le belle ragazze, non tardano a sposarsi!
-Quanti anni potrà avere?-
- Non più di venti!-
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Scritto da carlo moretti
Sapadu sera, a sas otto e mesa (20:30) in Piatta e s’istradone, su Coro de Tzaramonte e su Gruppu Folk Santu Mateu, dà su bandu chi, pro chi hat piaghere de sighire sos traditzionales fogos de Santu Juanne torrados in usu dae s’annu passadu e chi mancaiana in bidda annos meda, nos incaminamus umpare pro faghere unu giru de sa idda ballende e cantende in tundu a sos fogos preparados in Sas Rocchittas, in Litu, in Piatta e s’Istradone e concluende in Piatta ‘e Santu Juanne inue su fogu ada essere in usu finu a tardu pro sos fittianos chi cheren brincare.
Setzis tottu invitados a bennere e a bos unire in canto e ballos, e de sicuru a brincare su fogu cun chie disitzades compare o comare de “fogarone”.
Sa serada ada continuare cun sa presenzia de s’iscola de ballu “Dancing Fly”.
Ringratzio a tottu.
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Sabato sera, alle 20:30 in Piazza Repubblica, il Coro de Tzaramonte e il Gruppo Folk Santu Mateu, invita quanti vogliano seguirci nei tradizionali “Fogos de Santu Juanne” rivisitati dopo diversi anni e, ritrovarci insieme per seguire un percorso itinerante nelle vie del paese con canti, balli e “Fogos” in alcuni punti: Sas Rocchittas (nei pressi di via G.Falchi), in Litu (via Grazia Deledda), Piatta e s’Istradone (Piazza Repubblica) e punto finale Piatta ‘e Santu Juanne (Piazza della Costituzione) dove il fuoco persisterà fino a tarda notte per chi desidera provare il tradizionale salto.
Siete tutti invitati a partecipare uniti con canti e balli e, sicuramente a unirvi con chi più desiderate come compari o comari de “fogarone”.
La serata continua e sarà ulteriolmente allietata dalla scuola di ballo “Dancing Fly”.
Grazie a tutti.
Scritto da ztaramonte
È documentato che dall’alto al tardo medioevo l’isola era popolata da numerosissime ville (chi sostiene 745 e chi oltre mille) che tra il secolo XIII e XIV furono abbandonate o quantomeno persero le caratteristiche abitative precedenti per diventare veri e propri villaggi di epoca moderna con un maggior numero di abitanti, ma assai ridotte rispetto alle ville medievali (circa 290/300).
Le ville in genere potevano avere da dieci a cento fuochi fiscali e da 40 a 400 abitanti che pagavano le tasse.
La nostra Orria Pithinna era una di queste ville identificata dall’équipe di Marco Milanese nelle tanche che guardano il fianco ovest di Santa Maria Maddalena e che degradano da Monte Columba. Presso la villa scorreva il rio Iscanneddu secondo gli storici, probabilmente dotato di un mulino ad acqua.
Il villaggio era situato in un crocevia di strade che conducevano a Tatari e a Piaghe a Oesteana de monte (Osilo) a Nugulbi e poi verso Ampurias e Coghinas. Diciamo pure che la villa aveva buone a proficue localizzazioni stradali agricole, aziendali, con abbondanza di terreni seminativi, pascolativi e animali e boschi.
A questo si aggiungano uomini e donne liberi e servi di nobili imparentati, con i giudici di Torres.
La villa di Orria Pithinna
Nell’anno del Signore 1135 quasi sicuramente la nostra villa esisteva come ricordava il toponimo, i documenti storici, e confermano oggi le ricerche archeologiche. All’epoca, dall’altra parte della strada, vale a dire sullo spiazzo che contiguo a sos Renalzos, sito della chiesa e non solo, esistevano fattorie, terreni, boschi, animali e uomini liberi e servi della famiglia dei giudici di Torres. Non sappiamo in che rapporti fossero gli abitanti della villa con la famiglia De Thori, ma di certo nel villaggio abitavano servi legati ad essa da vincoli di servitù e quindi di lavoro e uomini liberi capeggiati dal majore de villa e da altri pochi notabili che la governavano. Esisteva anche la chiesetta parrocchiale del villaggio, intestata a san Nicola, in linea con l’area di sedime dove 70 anni più sarà edificato il monastero.
La chiesa era retta dal parroco che di certo non aveva da compilare l’anagrafe parrocchiale non ancora istituita. I servi e liberi nascevano e morivano senza lasciar traccia di sé, a meno che non finissero per svariati motivi negli atti notarili dei condaghi o fossero componenti della famiglia giudicale di Torres.
L’abbondanza di seminativi e pascoli che la valle ampia offriva comprendendo in essa la più ricca e abitata di Orria Manna; la presenza forse di un altro mulino ad acqua più a monte, non molto lontano dall’esistente chiesa di Santa Giusta da cui scaturiva un’abbondante sorgente di acqua, inoltre la collina di sos Renalzos forse piantata a vigna, i boschi più in alto nei pressi de sa Serra e sicuramente nella zona di Nicu, davano agli uomini e alle donne della villa l’opportunità di vivere con una certa agiatezza a patto che si rispettassero le consuetudini.
Una delle tante donne che si recava solitamente a lavare i panni presso il rio, una mattina d’inverno, raccontò alle altre d’aver sentito proprio dalla sorella della protagonista questo fatto
La nascita alla Storia di Orria Pithinna
L’anno del Signore millecentrotrantacinque, forse in una notte di gennaio, a cavallo, percorrendo i tratturi che dall’abbazia di Salvennor, portavano verso Osteana de Montes e Nugulbi, e poi deviavano verso la chiesa di Santa Giusta, Petru de Flumen bussò alla porta della sorella di Maria Pira che abitava nel primo rione della villa di Orria Pithinna.
La donna, sui 50 anni, aprì, riconobbe al lume di stearica il volto stanco e la pancia tondeggiante della sorella. La fece entrare insieme all’accompagnatore, la invitò a sdraiarsi sul letto di legno con materasso di paglia ed esclamò:
- Che ti è successo Maria?
La donna non rispose, ma Petru de Flumen, uomo libero, originario di Villa Alba, anche lui residente a Salvennor, disse:
- Sta per sbocciare il fiore che abbiamo seminato a primavera inoltrata, ma tu sai io sono un uomo libero e la consuetudine impedisce che io la sposi. Credo che fermandoci da te fino al parto potremo poi, in barba al priore di Salvennor, sposarci e vivere serenamente.-
- Incosciente, rispose Giusta, sai bene che i monaci di Savennor non accetteranno di buon grado questo matrimonio, essendo lei di pertinenza del monastero. Potevate evitare queste cose e tu già sei uomo di mondo. Maria è serva della chiesa e i suoi frutti appartengono alla stessa chiesa. Di certo il parroco di Santu Nicolau non benedirà le vostre nozze.
I procuratori di Salvennor in men che non si dica, sapendo che io abito in questa villa, non si faranno attendere anche perché qui è un crocevia di passaggio e dai quattro punti cardinali arriva gente che riferirà dove vi siete rifugiati!-
Una settimana dopo, nacque un maschietto e anche di fronte all’evidenza il parroco di Santu Nicolau non volle sposare i due fuggiaschi.
Nel frattempo Maria allattava il bambino e la sorella la nutriva come la loro condizione permetteva, pentolame molto grezzo, brocche mal rifinite, mestoli di sughero e legna, non mancava una cassapanca per il pane e nicchie scavate nel muro rustico per sistemare la provvista del lardo. Solo la biancheria di lino locale sembrava dare splendore a quella casa.
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Scritto da ztaramonte
Scritto da angelino tedde
Il primo giugno, a Chiaramonti, nella sala consiliare, verrà presentato il quaderno 3 dei villaggi abbandonati della Sardegna, da Angelino Tedde, alla presenza degli autori che interverranno, per meglio illustrare il tema specifico di questo quaderno stampato a Firenze nel c. a, dal titolo Villaggi e monasteri. Orria Pithinna. La chiesa, il villaggio il monastero. Autori sono prof. Marco Milanese, curatore del quaderno e ormai noto archeologo medievista, (Malcu Nostru), i dottori di ricerca Maria Cherchi, Gianluigi Marras (Nostros su matessi), Giuseppe Padua, archeologi medievisti, prof. Mauro Maxia (De totu s’Anglona e Caddura), onomasta, dott. Giuseppe Piras, epigrafista, dott. Alma Casula (Femina Nostra), storica dell’Arte, e direttrice del compendio museale del Canopoleno per conto della soprintendenza,prof. Aldo Sari,storico dell’Arte, prof. Alessandro Soddu-Chiaramonti (a sa castigliana), storico medievista.
Si tratta di un’équipe a livello universitario che ha portato avanti una rigorosa ricerca sul villaggio abbandonato e sulla chiesa e il monastero di Orria Pithinna ubicati in agro di Chiaramonti. Con una metodologia raffinatissima, gli studiosi, hanno fatto parlare le pietre (laterizi, ceramiche, calcare e argilla) non prima d’aver consultato la letteratura sull’argomento. Presumibilmente il villaggio risale al XII secolo mentre il monastero e la contigua chiesa di Santa Maria Maddalena in tempo successivo. La villa non sorse sicuramente per la presenza del monastero, ma esistette probabilmente prima e sicuramente si gestì con chiara indipendenza dai Monaci Camaldolesi di origine Toscana. La presenza di una chiesetta nel villaggio, con un parroco, e il distinto pagamento delle decime, rispetto al monastero, lascerebbero intendere questa ricostruzione dei fatti.
La prima notizia del villaggio di Orria Pithinna è dovuta alla fuga di Maria Pira, serva della Chiesa di Salvennor, presso Codrongianos, e del di lui aspirante marito Padro Flumen di Viddalba. I due amanti si erano rifugiati invano nel piccolo villaggio di Orria Pithinna, per realizzare il loro sogno d’amore. Ma l’amore tra una serva ed un uomo libero non era di facile combinazione. Si precipitò nel villaggio il Procuratore Gasantine de Thori che riacciuffò per conto dei padroni la serva e promise all’aspirante marito una delle figlie. Insomma c’è il tanto da farne un romanzo giallo-rosa. Basta chiedersi come andarono le vicende dei due.
Grazie a questa fuga apprendiamo da un condaghe l’esistenza di Orria Pithinna, fuga benedetta anche se infelice nell’esito.
L’intrattenimento culturale si svolgerà nella sala consiliare del noto villaggio di Chiaramonti dove presumibilmente confluirono, a tappe gli abitanti di Orria Pithinna e di altre ville, quando sul Monte, chiamato dai Doria Claramonte, a quanto pare, per onorare dei nobili consuoceri della famiglia catalana del Claramaunt o Clermont. Gli stessi Doria costruirono il castello (1348-50) e vi s’incastellarono con il loro santo protettore San Matteo apostolo, attirando nei pressi gli abitanti di numerose ville, forse d’origine romana, per dar luogo al riottoso borgo di Chiaramonti che guarda torvo come un’aquila rapace la bella e vasta anglona, per depredarla.
Per fortuna non si vive più di pecore e capre e maiali, altrimenti Chiaramonti sarebbe il paese più dovizioso dell’Anglona, grazie al suo blasono di ladru.
Lasciamo da parte le celie e pensiamo alla produzione scientifica che da al paese di Chiaramonti un prezioso apporto storico di notevole pregio.
La compianta Prof.ssa Ginevra Zanetti che voleva restaurare la Chiesa vendendo cartoline sorriderà sicuramente dal Cielo.
In concomitanza con la presentazione del libro avranno luogo presso il Centro Sociale di Chiaramonti anche le seguenti iniziative:
- h 16:00 Piano superiore, presentazione del Progetto “Impara l’arte”, sezione “Vivere nel medioevo”, progetto didattico delle classi IV e V Elementare e I Media, AS 2011/12, della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi, coordinato da Gianluigi Marras, da Maria Cherchi e Maria Antonietta Solinas. in collaborazione con le insegnanti Bianca Maria Denanni, Pierfranca Pinna e M.A. Arras.
- h 16:45, aula consiliare, proiezione di un filmato realizzato dalla I Media della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi
Ci si riserva di fornire ulteriori informazioni al merito siete tutti invitati a partecipare
Scritto da carlo moretti
Vi porto a conoscenza che il Gruppo XXL unitamente al Dirigente, docenti e personale tutto dell’Istituto Comprensivo di Chiaramonti, continuano il cammino di sensibilizzazione e rispetto verso la nostra tanto amata terra e la salvaguardia delle sue immense risorse naturali.
Per tale motivo per il progetto “L’Ambiente che vorrei” abbiamo il piacere di presentare:
“ Le piante medicinali in Sardegna e i fitofarmaci”.
Sabato 26 maggio 2012 ore 10,30
Sala Consiliare di Chiaramonti
Interverranno: Dott. Giancarlo Cossu (Sindaco del Comune di Chiaramonti), Ing. Paolo Denegri (Assessore all’Ambiente della Provincia di Sassari), Dott. Giovanni Carmelo Marras (Dirigente Istituto Comprensivo “Pais-Serra” Nulvi), Roberto Galleu (Presidente Ass.cult. “Gruppo XXL Chiaramonti”).
A seguire saranno presentati i lavori e le ricerche degli studenti della Scuola secondaria di I° grado e della classe V della Scuola Primaria di Chiaramonti coordinati da Matthew Donadu.
Inoltre al primo piano vi sarà l’esposizione e mostra (concorso grafico-letterario) degli elaborati di tutti gli studenti chiaramontesi dell’Istituto Comprensivo “Pais.Serra”
Scritto da carlo moretti
Presentazione della Scuola:
La Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, in collaborazione con il Comune di Siligo (SS) e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le provincie di Sassari e Nuoro, organizza la 2° Scuola Estiva di Archeologia Medievale (SEAM) dal 18 giugno al 21 luglio 2012, nel cuore (Meilogu= Luogo di mezzo) della Sardegna nord-occidentale. Le attività di scavo archeologico si svolgeranno nel sito rurale di Bidda Noa, presso la chiesa di San Vincenzo Ferrer, dove sorgeva il villaggio medievale e postmedievale di Villanova Montesanto. La campagna di scavo intende continuare ad indagare i depositi archeologici medievali e postmedievali presenti nell’area, nonché acquisire sequenze stratigrafiche complete del sito anche per l’età protostorica, onde definire meglio la cronologia di occupazione. I partecipanti saranno chiamati a svolgere tutte le attività inerenti l’indagine archeologica, dallo scavo al rilievo, alla pulizia e schedatura dei reperti.
Destinatari:
La scuola si articolerà in due turni di due e tre settimane ciascuno e per ogni turno è prevista la partecipazione di 25 allievi (15 posti saranno lasciati a disposizione degli studenti). Il raggiungimento del numero minimo dei partecipanti non è vincolante per lo svolgimento della campagna. Oltre alle attività di scavo è previsto un ciclo di lezioni sul tema dell’archeologia medievale della Sardegna, tenute da docenti universitari e dai collaboratori della Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, che si svolgeranno presso il Complesso Culturale “Bidda Noa”, ubicato nel comune di Siligo a breve distanza dallo scavo archeologico.
Partecipazione:
Saranno garantite a tutti i partecipanti: iscrizione alla Scuola; partecipazione alle lezioni di archeologia;vitto e alloggio gratuito; dotazioni di scavo; alloggio presso il Centro di aggregazione sociale a Siligo.
Le domande di iscrizione, secondo il format scaricabile dai siti internet www.archeomedievale.uniss.it e http://www.comunesiligo.it/, dovranno pervenire all’indirizzo di posta elettronica gianluigimarras@alice.it entro il 20 maggio 2012. Per partecipare alla scuola non sono richieste esperienze precedenti di scavo archeologico, ma eventuali curriculum con esperienze pertinenti saranno tenuti in considerazione. L’ammissione alla scuola avviene su insindacabile giudizio degli organizzatori..
Dotazioni:
Le dotazioni di scavo saranno fornite dall’organizzazione. Ai partecipanti sono richieste alcune attrezzature di carattere strettamente personale: scarpe di sicurezza; guanti.
Riconoscimenti:
A tutti i partecipanti sarà rilasciato, al termine dello scavo, un attestato che certificherà la partecipazione alle attività di scavo. Sono inoltre riconosciuti i crediti formativi per un totale di 3 crediti per il I turno e di 4 per il II turno. Tali documenti saranno rilasciati dall’Università degli Studi di Sassari.
Direzione scientifica della Scuola:
Prof. Marco Milanese
Ordinario di Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia Medievale, Università di Sassari. Docente di Metodologia della Ricerca Archeologica e di Archeologia medievale nelle Scuole di Specializzazione in Beni Archeologici delle Università di Cagliari e di Oristano
Segreteria della Scuola:
Dott. Gianluigi Marras
Specializzato in Archeologia Medievale, Università di Pisa
Collaboratore della Cattedra di Archeologia Medievale, Università di Sassari
Tel. 347 9301717
Email: gianluigimarras@alice.it