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Settimana Santa, Messa in Cena Domini e “s’Incravamentu” – Pasqua 2009.

Scritto da carlo moretti

“…..«Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto mondo; e voi siete mondi, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva …..”

Con la messa del giovedì Santo inizia il triduo della Passione di Cristo. Tutto inizia in una casa presa in affitto dai discepoli per celebrare la Pasqua ebraica, dove Gesù, sapendo che sarebbe stato tradito e la sua morte era prossima, istituisce l’Eucarestia  e da Maestro si mostra servo agli occhi dei suoi fedelissimi con la lavanda dei piedi.

E’ l’ultima volta che Gesù cena con i discepoli prima della resurrezione, distribuendo il pane dopo averlo spezzato e versando il vino in un calice anche questo sorseggiato da tutti, ci dice, che quelli sono il suo corpo e il suo sangue, segno che non ci avrebbe mai abbandonato e che Lui sarebbe stato pronto a morire ancora per noi.

Dalla casa di Gerusalemme ci spostiamo nel nostro paese, dove per tradizione la Settimana Santa viene preparata dalla Confraternita di Santa Croce e il giovedì prima della celebrazione della nascita dell’Eucarestia  il sacerdote  rievoca  la lavanda dei piedi con i dodici apostoli. Sono momenti suggestivi, profondi che preparano al significato del sacrificio del Figlio dell’Uomo.

La messa termina  col canto del “Tantum Ergo” che accompagna il Santissimo Sacramento in processione all’altare della reposizione preparato con gli ornamenti tradizionali dei “sepolcri”, germi di grano fatti germogliare al buio per conservare il loro colore immacolato. La funzione termina in silenzio.

Nello stesso silenzio si preparano le processioni, una parte dalla Chiesa di San Matteo e porterà la Croce, segno della passione e l’altra parte dalla Chiesa del Rosario con la Madonna Addolorata. Dopo aver compiuto in processione due percorsi diversi avviene l’ultimo incontro tra Gesù (la Croce) e sua Madre, prima della notte che vedrà il Cristo arrestato e condannato a morte.

Alla fine dell’incontro le due processioni tornano nelle rispettive Chiese di partenza.

Nella parrocchia dopo la processione ,viene simboleggiata con una veglia di preghiera, l’attesa dei discepoli al monte degli ulivi nel podere chiamato Getsémani, prima dell’arresto di Gesù. I riti si concludono con la preghiera comunitaria.

La mattina dopo, di buon ora, i discepoli della Confraternita  Santa Croce, accompagnano in processione per tutte le chiese presenti all’interno del paese, la Madonna Addolorata in cerca di Gesù (Sa Chiscas Mudas). In silenzio un manipolo di discepoli e di fedeli guidati dal parroco, segue la Madonna in cerca del Figlio arrestato la sera prima.

Simbolicamente lo ritrova in Parrocchia, dove viene innalzata la Croce per la crocifissione e vi viene collocata la statua del Cristo (s’Incravamentu). La funzione prevede una preparazione metticolosa da parte della Confraternita che ci proietta alla funzione serale, quella culminante, dove Gesù muore sulla Croce e i suoi discepoli Nicodemo e Giuseppe d’Arimatea provvedono alla sua deposizione.

“….«Padre mio, se è possibile allontana da me questo calice di dolore! Però non si faccia come voglio io, ma come vuoi tu». Poi tornò indietro, verso i suoi discepoli e li trovò addormentati. Allora disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate per resistere nel momento della prova; perché la volontà e pronta, ma la carne è debole». ……”

Per il servizio fotografico della Messa in Cena Domini e Processione, ringraziamo Giovanni Fenu che generosamente ha collaborato per la stesura della foto-Gallery. (Cliccare qui per accedervi)

Cliccando qui invece, potrete accedere alla foto-Gallery de Sas Chiscas Mudas e s’Incravamentu.

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  1. Anghelu de sa Niera dice,

    Mi fa sentire un sapore di fanciullezza questo rinnovasi delle Sacre Rappresentazioni. Peccato che una brutta influenza mi abbia impedito di partecipare con i miei compaesani a questi misteri.
    Il coinvolgimento di tanti giovani e non giovani è come una riscoperta della bellezza della nostra fede, che nell’umiltà del dolore trova il suo vero senso; nella sofferenza di Cristo ci offre una chiave di lettura delle nostre intime sofferenze, della nostra incapacità a realizzarci come avremmo voluto, nel totale fallimento della nostra vita, a brandelli, che nel Cristo si recupera e s’illumina e acquista senso. Ciò che conta è l’amore per Cristo e per i fratelli: ubi charitas e amor Deus ibi est. Un caro augurio a tutti gli amici perché nemici non consideriamo nessuno al mondo: Cristo ci ha amati tutti! Questo è il vero messaggio delle sacre rappresentazioni pasquali a Chiaramonti in quest’aprile del 2009.

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