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Sant’Andria muzza li mani ….. 30 novembre..

Scritto da carlo moretti

Una delle tante cose che mi è rimasta impressa nella mente, acquisita durante la fanciullezza, quando il fine settimana era passato di rigore a Chiaramonti era la notte del 30 novembre. A quei tempi abitavo a Sassari con la mia famiglia, e la tradizionale cantilena che i grandi ripetevano proprio in quel giorno, magari anche a mò di spauracchio brandendo delle grandi forbici, risuona ancora nella mia mente come se fosse oggi.

Fino a quando non abbiamo ben compreso che era tutta una farsa, comunque la paura c’era davvero e, considerando che in giorni come questi di pioggia e vento, l’energia elettrica che quando andava via non tornava se non dopo qualche ora, al lume delle steariche e al buio della notte difficilmente riconoscevamo zie e zii che approffittavano per recitare anche con voci alterate questi versi:

Sant’Andria muzza li mani

cantas atzolas as filadu

battoro e chimbe

dami sas manos a mutzaredinde

battor e ses

dami sas manos e i sos pese

battor e otto

dami sas manos chi non ti l’as tocco!

Di solito le ultime due righe erano omesse, quindi lo spauracchio di perdere le dita unite al rumore metallico delle forbici, bastava per tardare a prendere sonno, specie se al fuori si scatenava qualche temporale e la luce era andata via. Una volta spente le steariche qualsiasi ombra nel buio, anche le foglie di un albero mosse dal vento era “Sant’Andria muzza li mani” …….

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