23
giu
2008
Ancora leggende sulla “nascita” della Sardegna….
Siamo agli albori della vita sulla terra. Il SIGNORE dopo aver creato tutte le altre parti del mondo, si accinse a creare la SARDEGNA. Ma quando guardò nella sua sporta celeste, si rese conto che era rimasto ben poco per plasmare un’isola. Tutte le cose più belle erano state poste altrove, ed ormai non rimaneva che un cumulo di sassi a disposizione del SIGNORE. – Cosa posso fare con quest’arida materia?- si chiese il DIVINO, dubbioso. Ma subito decise. Così, una volta riunite le pietre, le sparse nel mare e, quando vide riemergere le ultime, le schiacciò col suo piede, calzato di un sandalo infuocato. Si intravide così tra le acque la prima forma di ICHNUSA, modellata in eterno dall’impronta divina. Ma l’opera di DIO non si fermò qui: c’era bisogno di qualcosa perché potesse nascere la vita da quelle pietre inermi. E sapete cosa fece il SIGNORE? Si rivolse alle altre terre già ricolme di ogni meraviglia, e, tolto qua e là da esse quanto mancava a ICHNUSA, lo sparse su quell’isola rocciosa. ICHNUSA, così, si ammantò di una natura fantastica, talmente varia ed estrosa, da non assomigliare a nessun’altra terra e, nello stesso tempo da assomigliare a ciascuna di esse!
Il CREATORE si rese conto di avere creato una terra unica:
- monti arsi e dirupati, simili ad un pallido paesaggio lunare;
- morbidi colline nutrite da vigne ed agrumeti;
- vaste pianure e foreste inaccessibili;
- baie soleggiate e ridenti;
- coste selvagge forgiate da mari impetuosi;
- solitari altipiani e dolci conche ondeggianti di grano;
- ariosi pascoli e fresche oasi di palme.
Cos’altro poteva mancare all’isola per somigliare ad un grande continente? Le creature che la popolassero! Animali e uomini. Con un soffio IDDIO li creò e stava per ritornare in cielo quando lo trattenne un pensiero: – Questa terra è troppo sola nello sconfinato silenzio delle acque. Come si comporteranno gli uomini?- Decise allora di scendere sulla terra e, travestito da vecchio mandriano e, sceso sull’isola, si avvicinò ad un gruppo di pastori, che mungevano le loro capre sulla soglia di una capanna.
Nel momento in cui lo videro, pur senza riconoscerlo, i pastori gli offrirono cordialmente ospitalità. Lo fecero entrare nella capanna e spartirono con lui il loro pane e il loro formaggio.
- Tieni – gli dissero, – su ogni boccone spartito sta seduto un Angelo! – Il SIGNORE fu naturalmente assai commosso dalla semplice bontà di questi uomini. Rimase a vegliar con loro e per tutta la notte raccontò fiabe e storie bellissime! Quando infine spuntò l’alba, si accomiatò dai pastori. Ma avviandosi verso il cielo sapeva di aver lasciato loro un Dono Celeste: le FIABE. Tramandate di padre in figlio, di generazione in generazione, sarebbero state il conforto più dolce nella solitudine per gli abitanti dell’isola.
Soli e semplici “Contados de foghile” (racconti davanti al focolare), continuerò …….
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Tanti anni fa ebbi modo di leggere questa fiaba e ne rimasi colpito profondamente. Di tanto in tanto mi è passata nella mente con piacevolezza quando ho modo di pensare poeticamente alla Sardegna.
E’ stata una piacevole occasione rileggerla.
Un grazie a Carlo Moretti che con articoli sulle fiabe e sulla storia della nostra terra tende a rafforzare la nostra identità.
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