4
ott
2012
CONCLUSA LA 53° EDIZIONE DEL “PREMIO OZIERI” di Antonio Canalis
La splendida cornice del Chiostro San Francesco, gremita di trecento persone, ha degnamente sostituito il Teatro “Oriana Fallaci”, indisponibile a causa di lavori di adeguamento, nella serata finale della 53° edizione del “Premio Ozieri di Letteratura Sarda”. A giudicare dagli attestati di stima ricevuti e dall’affetto che ha circondato tutta la manifestazione, si ricava la cifra del prestigio e delle attese che la cinquantaseienne creatura di Tonino Ledda ha saputo conquistarsi in ben oltre mezzo secolo di duro e serio operare. Tangibile e sincera la soddisfazione degli autori e del pubblico presente. Come ormai succede da qualche anno, peraltro, l’attesa era forte. I dubbi e le incertezze, pure. Ma, come qualcuno ha opportunamente sottolineato, riuscire a navigare così a lungo in acque quasi mai serene, per il Premio è sintomo di “sana e robusta costituzione fisica” e, in definitiva, di una salute di ferro. E poi, come tutti gli “arzilli vecchietti”, ci tiene anche a non farsi scontare… anni. Qui, proprio la matematica viene subito incontro: se la prima edizione si è svolta nel 1956, quest’anno si sarebbe dovuta celebrare la 57^. Non è così. Ma solo perché – nei fatti – alcune edizioni hanno avuto una gestazione biennale. A significare che talora la manifestazione ha dovuto cedere il passo a problemi (di solito economici), ma che ogni volta è riuscita a riprendere volitivamente il suo cammino. Tanto da conquistarsi il primo posto, indiscusso, nell’orizzonte culturale isolano. Gli effetti d’immagine durano tuttora e ricadono ampiamente sulla città e sul territorio.
Fortissima la stima e la considerazione che Ozieri riesce a calamitare dappertutto, in campo letterario e in tutte le branche ad esso legate. Perché anche il più acceso avversario non può fare a meno di riconoscere la primogenitura assoluta di un progetto culturale, che solo oggi è passato nella sua pienezza e annovera centinaia di imitatori ed epigoni. Se un merito va riconosciuto al Premio ozierese, infatti, è proprio quello di essere una grande manifestazione di democrazia totalmente apolitica e apartitica: già dalle prime edizioni la partecipazione venne aperta a tutte le varietà di lingua sarda dell’Isola. Da quelle principali, fino alle più remote sfumature, comprese quelle che allora si definivano isole alloglotte (Alghero col catalano e Carloforte col genovese di Pegli, altrimenti detto tabarchino), e che oggi vengono definite, dagli esperti, eteroglossie interne. I fatti, le proposte e anche le leggi più recenti, sia pure tardivamente, hanno dovuto prendere atto che l’unica linea valida, tracciata per la tutela della lingua e della cultura sarda, è quella portata avanti per lunghi decenni, in solitudine, dall’”Ozieri”. Ed oggi che il principio è passato “alla grande” e c’è una forte presa di coscienza generale sulla necessità di riscoprire le nostre radici per contrastare l’omologazione, è fin troppo facile navigare sulla scia. E proprio su questi temi si è indirizzata la linea del Premio in tempi di dibattito fin troppo acceso e guerra tra istituzioni nello spinoso settore della salvaguardia e tutela della “limba”, che ha acceso querelles ancora incandescenti e disorientato la pubblica opinione. “Il momento è importante e in qualche misura strategico: come Associazione organizzatrice, sentiamo l’esigenza di essere ancora una volta protagonisti e “padri nobili” di un qualcosa che comunque ha lasciato tracce profonde nel mondo culturale sardo. Un obbligo morale che ricade in capo a un’iniziativa che vanta una lunghissima militanza, e si trova invece, oggi, nella condizione di doversi districare in un groviglio di posizioni antitetiche e spesso conflittuali che non contribuiscono certo alla chiarezza.
Commozione ed applausi sia per gli autori premiati che per le personalità che hanno ottenuto riconoscimenti che vanno ad arricchire il nutrito albo d’oro della manifestazione. Su tutti, l’emozione del segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Franco Siddi, cui è stato consegnato dal Sindaco di Ozieri Leonardo Ladu e dall’Assesore alla Cultura Giuseppina Sanna il “Trofeo Città di Ozieri”. Siddi ha calcato l’accento sul momento attuale della Sardegna in uno schietto e purissimo sardo campidanese compreso da tutto il pubblico presente. Di forte impatto anche gli interventi dell’Assessore Regionale alla Cultura Sergio Milia, che ha tracciato le linee dei programmi varati dal suo assessorato, in cui il Premio Ozieri ha avuto ed avrà ulteriore ruolo in virtù dei suoi trascorsi e dell’esperienza organizzativa dimostrata, in specie nella gestione delle due ultime edizioni della Festa dei sardi: “Sa Die de sa Sardigna”.
In sintonia l’intervento della Presidente della Provincia Alessandra Giudici. Momenti di pathos assoluto nella esibizione del coro “Cuncordu de Santu Lussurgiu”, cui è stato assegnato l’ambitissimo Trofeo “Provincia di Sassari” Ma i momenti d’attenzione e di emozione non sono mai mancati durante la recita dei lavori premiati nelle tre sezioni. Anche in virtù della folta schiera di giovani collocatisi nelle prime piazze: speranza, ma anche certezza per il futuro. In barba alle cassandre di turno.
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