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Archivio della categoria ‘Cultura e arte’

Prima rassegna di arte contemporanea ”ARTE NELL’ISOLA DI GARIBALDI”

Scritto da Francesco Dau

La prima rassegna di arte contemporanea”ARTE NELL’ISOLA DI GARIBALDI” nasce da un’idea dell’artista Francesco DAU, si ringrazia l’Amministrazione Comunale, il Sindaco Angelo Comiti, la Pro Loco , il Centro Commerciale Naturale ,il comitato Festeggiamenti di Santa Maria Maddalena Classe 59,lo staff di giotto: Francesco Dau, Franca Maria Pace, Enza Voglio, Luna Hal e tutti gli artisti partecipanti
Storia di un´idea: 1° Rassegna D´Arte Internazionale Isola della Maddalena
“Arte nell´isola”

L´arte è comunicazione e niente come la rappresentazione visiva lascia un “segno” nel domani come nel cuore.

Nella storia si è sempre recepita l´opera d´arte come testimonianza e spia
etica dell´evoluzione dell´uomo. E l´artista anche dalle corti, ha sempre
plasmato la verità nuda e cruda sul materiale a lui confacente , sia esso
pietra, tela o altro.
L´idea di questa rassegna era di riportare l´attenzione sui temi di interesse
comune tra cu quelli riportati sul tavolo di discussione durante il vertice
G8/2009.

Vorremmo ricordare che l´attenzione dei temi come,
Etica del dialogo, progresso e diritti umani, scienza e rispetto
dell’ambiente e della vita in ogni sua forma, non vengono meno per un artista
solo perché si è spostato il vertice G8 da un posto all´altro.

Detto questo, obiettivo della rassegna è ridare voce ai contenuti dell´arte
contemporanea che in altro modo rischiano di restare in ombra a discapito del
bene comune.
L´artista che ha risposto alla nostra idea, ha lavorato su tali temi, e chi
in apparenza se ne è distaccato, è solo perché ha pensato a rappresentare nella
sua opera, un valore più grande , la vita.

Sul nostro portale www.gi-otto.ning.com qualcuno di noi ha riportato frasi
di Gandhi o di Brect. Qualche artista ha proposto temi di confronto…… ma non è
importante chi ha fatto cosa, ma quanto questo cosa, lascia un valore di
riflessione o meglio un segno su noi esseri umani.

Costruire questo, mettere insieme non è stato facile. Ma voi pensate che
quando Noè ha preparato l´arca con gli animali, si sia trovato a portare avanti
un progetto semplice?
Pensate alla macchietta della Smorfia:- Ci stanno gli ippopotami? -fa
Troisi
-Già ci stanno! – dice Arena

Gli obiettivi di questa rassegna sono gli stessi per cui è stata ideata.,
Cioè, è voler partecipare e contribuire con un linguaggio proprio all´arte
incontaminata ed indipendente da appartenenze ideologiche, Ciò per evidenziare
e favorire il fruire dei contenuti etici dell´arte, sensibilizzare , offrire
messaggi frutto del lavoro di artisti impegnati in una ricerca , che è mossa
dalla sensibilità propria ed è capace di guardare in profondità per
individuare quegli aspetti dell´interiorità necessari a un dialogo, e a una
crescita matura all´altezza del presente, al fine del bene comune.

Il progetto è estremamente ambizioso, ma la qualità degli artisti che hanno
risposto a quest´idea , incoraggia la realizzazione di questa prima edizione.
Grazie

Staff G8

Macchiette (Grazia Deledda)

Scritto da ztaramonte

I

Albeggia. Sul cielo azzurro cinereo d’una dolcezza triste e profonda, curvato sull’immenso paesaggio silenzioso, passano sfiorando larghi meandri di un rosa pallidissimo, via via sfumanti nell’orizzonte ancora oscuro. Grandi vallate basse, ondeggianti, uniformi, s’inseguono sin dove arriva lo sguardo, chiazzate d’ombra, selvaggie e deserte. Non un casolare, un albero, una greggia, una via.
Solo viottoli dirupati, muricciuoli cadenti coperti di musco giallo, un rigagnolo dalle acque color di cenere stagnanti fra giunchi di un verde nero desolato, e bassi roveti, estese macchie di lentischio le cui foglie riflettono la luce cilestrina dell’alba.
Dietro, sull’altezza bruna del nord biancheggiano grandi rupi di granito grigio e la cinta di un cimitero.
La croce nera disegnata sul cielo sempre più roseo, domina le vallate deserte: e pare l’emblema del triste paesaggio senza vita stendentesi silenzioso sotto la curva del cielo azzurro-cinereo.
Albeggia.

II

Sotto il bagliore ardente della meriggiana la cantoniera bianca dal tetto rosso, tace, dorme: le finestre verdi guardano pensose sullo stradale bruciato dal sole, e giù dal cornicione di un turchino slavato calano frangie d’ombra d’una freschezza indescrivibile. Lo stradale bianchissimo, disabitato, dai mucchi di ghiaia sprizzanti scintille al sole, serpeggia per una vasta pianura coperta di boschi di soveri.
In lontananza, alte montagne a picco, velate di vapori azzurri e ardenti, chiudono in circolo l’orizzonte infuocato. Sotto l’aria ferma, irrespirabile, nello splendore piovente dal cielo di metallo, i soveri nani, lussureggianti, proiettano corte penombre verdastre sul suolo arido, sui massi, tappezzati di borraccine morbide come peluche. Una fanciulla è coricata appunto su uno di questi massi, supina, le braccia e le gambe semi-nude.
La sua persona esile e ben fatta spicca sul verde tenero di quel tappeto naturale, e i fiori rossi di broccato del suo corsetto un po’ lacero sanguinano nella penombra del bosco. Nel caldo asfissiante del meriggio, nel costume consunto e misero, stuona meravigliosamente la carnagione della fanciulla, di una bianchezza fenomenale, tanto più che sotto il fazzoletto giallo si vedono dei capelli nerissimi, e sotto le palpebre stanche due occhi di un nero-cenerognolo foschi e impenetrabili.
Chi è? Impossibile saperlo: ella non fa il minimo movimento nel languore spossato del caldo, e forse sogna, forse dorme, bianca e silente come la cantoniera vicina, sotto il bagliore ardente della meriggiana.

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Ancora protagonisti i bambini della Scuola Primaria di Chiaramonti con una fiaba musicale in tre atti.

Scritto da carlo moretti

Venerdì 19 giugno alle ore 19:30, i bambini della Scuola Primaria, in collaborazione con l’Assessorato alla Pubblica Istruzione di Chiaramonti e naturalmente i genitori degli alunni, presentano una fiaba musicale in tre atti sull’educazione ambientale titolata: “Lasciateci vivere la nostra primavera”.

Il progetto,  che ha visto impegnate le insegnanti Tania Brozzu, Fernanda Cricenti, Bianca Denanni, Maria Franca Pinna, Marinella Sacchetti, Patrizia Silanesu, Rita Soddu, Caterina Tortu , l’immancabile contributo del M° Salvatore Moraccini nella progettazione e la direzione musicale con l’ausilio della Prof.ssa  Marinella Sacchetti per la danza e le coreografie ed il coordinamento dell’Ins. Maria Franca Pinna, compie un viaggio immaginario nel magico mondo della primavera, ogni anno preposta a risvegliare la terra dal torpore invernale, colorando i campi di nuovi fiori e donando al paesaggio una cartolina di felicità con gli uccellini e gli animali del bosco, primavera che però si lamenta delle troppe incurie dell’uomo per l’ambiente..

I bambini che saranno circa 51 impegnati nella rappresentazione teatrale e nelle danze, non abbiamo inserito nel conteggio i musicisti e i coristi, hanno preparato con cura il musical che avremo modo di vedere venerdì sera, non senza qualche difficoltà da parte degli insegnanti preposti a lavorare con un numero di personaggi così elevato.

Tutti siamo invitati a partecipare a questa manifestazione, accorrete numerosi quindi!

Cliccando sulla locandina è possibile visualizzarla a dimensione naturale.

Al tempo dei Mammut.

Scritto da Maria Antonietta Solinas

“AL TEMPO DEI MAMMUT” è il titolo di una bellissima ed interessantissima mostra allestita presso il museo del territorio di SA CORONA ARRÙBIA che si trova nella provincia del Medio Campidano (vicino a Villanovaforru).

Questa mostra, visitabile fino al 10 Giugno 2009, arriva per la prima volta in Italia dopo essere stata presente nei più importanti musei internazionali e si incentra sugli esemplari di mammut rinvenuti in Siberia tra il 1988 e il 1991, unici esemplari al mondo completamente integri. La mostra racconta il mondo e la vita che si svolgeva durante i periodi geologici del Paleozoico, Mesozoico e Cenozoico.

Chi di noi almeno una volta nella vita non ha sentito parlare di era glaciale, mammut, dinosauri e altri animali oramai estinti? E chi di noi non è curioso di sapere che forme, che colori presentava l’ambiente nel quale vivevano? Certo le pellicole cinematografiche (ricordiamo tutti Jurassic Park o il cartone animato “L’era glaciale”) hanno cercato di ricostruire in modo più o meno fantastico questi animali e i loro ambienti, ma chi davvero volesse farsi un’idea di come realmente fosse la vita milioni di anni fa non deve assolutamente perdere l’occasione di visitare la mostra.

Il percorso inizia nel paleozoico (da 4.600 milioni a 245 milioni di anni fa) e subito sembra si essere stati catapultati indietro nel tempo, veniamo così avvolti da immagini e scenografie di grande effetto e ci immedesimiamo in quel grandioso mondo; è questa l’era in cui gli animali escono dall’ambiente marino (dove per tanto tempo avevano vissuto) e, grazie all’ossigeno prodotto dalle alghe l’atmosfera se ne arricchisce, quindi gli animali sviluppano oltre alle branchie, i polmoni, necessari a respirare sulla terra ferma.

Gli animali si evolvono quindi da anfibi a rettili ed al posto delle pinne sviluppano le zampe e quant’altro utile a sopravvivere. In questa sala sono esposti tanti reperti custoditi in teche trasparenti ed inoltre lo scheletro del rettile più antico della mostra. Il viaggio continua nell’era mesozoica (da 245 a 65 milioni di anni fa) quando la Pangea frantumandosi dà origine agli attuali continenti. Qui si entra nel vero e proprio mondo incantato dei dinosauri, gli animali più grandi mai apparsi sulla terra .Guardandosi attorno si assapora un’atmosfera magica e allo stesso tempo inquietante, ci si trova davanti ad autentici scheletri di dinosauri carnivori ed erbivori di dimensioni notevoli, come il gigantesco esemplare, alto ben 4,5 metri e lungo 6,5 metri, di TARBOSAURUS BAATAR, il cugino asiatico del famoso Thyrannoraurus rex (protagonista di Jurassic Park) che sembra quasi che cammini verso di te.

Il viaggio nel mondo antico ci porta quindi a visitare il vero cuore della mostra, l’era Cenozoica (circa 65 milioni di anni fa). Qui cambia tutta l’ambientazione, ci ritroviamo infatti circondati dai ghiacci e finalmente incontriamo i veri protagonisti della mostra: i Mammut. Ed ecco 8 splendidi esemplari di scheletri completamente integri di mammut di età diverse rinvenuti in Siberia; questa è l’unica località al mondo che ha restituito un gruppo di mammut seppellito simultaneamente a causa di un disastro naturale. I mammut risalgono a 14.000 anni fa  e sono la testimonianza degli ultimi esemplari di Mammuthus primigenius; nella mostra è presente anche il famoso baby mammut Dima, rinvenuto sempre in siberia nel 1977 e conservatosi integro per 40.000 anni. Vivere circondati dal ghiaccio non doveva essere facile, i mammut si difendevano dalle rigide temperature grazie al folto e lungo pelo e le zanne servivano per difendersi dagli altri animali ed anche per rompere il ghiaccio. Il nostro viaggio sta lentamente giungendo alla fine, ma non prima di aver “visitato” anche gli esemplari di mammut sardi; inutile dire che questa è una specie nana, la loro altezza si aggirava intorno a 1,40 metri. Purtroppo non esistono esemplari integri ,tra i reperti presenti molto interessante è un molare di circa 140.000 anni rinvenuto a San Giovanni Sinis (Oristano).Ed eccoci qua, il nostro viaggio nelle ere geologiche è giunto al termine, siamo entrati quasi in punta di piedi in mondo tanto affascinante e tanto lontano dai giorni nostri, abbiamo conosciuto le specie estinte di piante e animali, abbiamo udito i suoni del loro ambiente e abbiamo condiviso con loro un percorso sicuramente interessante ed istruttivo.

Ora finalmente abbiamo le risposte alle domande che ci siamo posti per tanto tempo, ed anche noi ora siamo un po’ più esperti di mammut e dinosauri, ma finalmente li abbiamo visti nella realtà. Questo è un viaggio che dovrebbero fare tutti, grandi e piccoli, perché la voglia di imparare e conoscere le realtà di mondi lontani deve sempre alimentare il fuoco del nostro sapere, quindi auguro buon viaggio a tutti.

CLICCATE QUI PER VEDERE L’AMPIA FOTO-GALLERY DELLA MOSTRA

Amare Chiaramonti: gli artigiani del sabato del villaggio.

Scritto da angelino tedde

Tra i ricordi evanescenti, e certamente rielaborati dalle emozioni, della mia fanciullezza chiaramontese emergono spesso gli artigiani, in particolare carpentieri e falegnami, fabbri e calzolai. A tiu Antoninu Falchi lo escludo dal numero, perché, avvicinandolo a distanza, quando passavo nella piazzetta dell’Avvocato, m’incuteva a momenti soggezione, a tratti curiosità, per la sua lunga e fluente barba bianca e per gli occhiali.
In certi momenti sembrava una statua michelangiolesca, protetta dalla vetrina della sua bottega di orologiaio, che pareva collocarlo un gradino più su  degli artigiani.  Se dovevo recarmi in piatta da tia Tarsilla, per acquistare dello zucchero, mi tenevo lontano, se invece dovevo recarmi da tia Nannedda Calzone, per farmi appunto qualche paio di calzoncini, o a casa de tiu Giuannandria o di giaju Pira, in carruzzu de ballas, passando per sa carrela de su putu, dovevo essere guardingo e più svelto per non provocare i significativi movimenti della sua faccia espressiva. D’altra parte il buon vecchio era abituato al chiacchiericcio delle quattro vivaci fanciulle della numerosa famiglia della porta accanto al suo laboratorio: Ida, Iolanda, Franca e Giovanna e altre loro vicine compagnette che animavano appunto sa carrela de s’avvocadu.
Spesso però, da solo, o al seguito di mio padre, lasciata via Garibaldi, dovevamo svoltare per l’oratorio del Rosario e raggiungere la discesa e quindi il triangolo degli artigiani. A sinistra, in un grande stanzone operava di sega, di pialla e di martello tiu Giuannandria, soprannominato Tebachèra, fratello maggiore di mio padre. Il suo parlare urlato, per sovrastare gli arnesi che adoperava, usciva dal laboratorio come il sibilo di una trombetta dai toni alti; sulla sua stessa linea, a sinistra, armeggiava, spesso cantando, tiu Tigelliu Mannu, nella sua bottega di fabbro, picchiando sul ferro bollente poggiato sull’incudine; quasi di fronte a lui, di tono più pacato e basso, veniva fuori all’improvviso la voce de tiu Dorando.
Nei giorni di riposo dal lavoro dei campi o specialmente il sabato, il triangolo dei tre artigiani si popolava di contadini. Molti dovevano sistemare le lame degli arnesi da tiu Tigelliu, per passare poi da tiu Tebachéra e dare a quei ferri un  nuovo e più robusto manico, altri dovevano sistemare le scarpe chiodate malmesse o ordinarne un paio nuove dal pacato calzolaio tiu Dorando.
Il carpentiere urlava più di tutti,  seguito a ruota dal fabbro: entrambi si scambiavano talvolta pungenti rime baciate in sardo, a volte litigavano, a volte s’ignoravano.
Mio padre ed io, avvicinandoci alla porta del laboratorio di mio zio, salutavamo, lui ricambiava, ma continuava a vociare e a verseggiare, con disappunto di mio padre che non amava quell’urlare sconsiderato del fratello maggiore. Prima gli sistemava gli arnesi e prima abbandonavamo il triangolo artigiano.
Io, talvolta, m’infastidivo dal fare scanzonato dei tre fratelli Tanda, ragazzini come me, che a parte due sorelline, non potevo certo competere a cazzotti con loro, a quanto pare di padre sorsese e avvertiti da me come estranei. Ricordai questo triangolo artigiano, studiando nelle scuole medie Il sabato de villaggio di Leopardi.

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A Chiaramonti i tradizionali riti della Settimana Santa entrano nel vivo – Pasqua 2009.

Scritto da carlo moretti

“…e viene il mattino, un mattino più luminoso: con una sola parola “Seguimi!”. Gesù cambia la vita di Matteo e ne fa un pescatore di uomini, attento al ‘mare’ della vita, alla Verità da salvare ed alle ipocrisie da affondare”.

Una bellissima riflessione sulle parole di Gesù, una ma importante: “Seguimi”

Stasera a Chiaramonti, dopo la messa animata dal Coro degli Apostoli, si è ripercorsa la via dell’ultima Passione di Gesù e in una maniera insolita rispetto agli altri anni. Un numeroso gruppo di ragazzi in veste di figuranti, ha preparato e inscenato, insieme al Parroco (Don Virgilio Businco),  dopo un sommario processo al cospetto di Pilato (Andrea Soddu), per la prima volta nelle vie del paese e in notturna, un calvario vivente, composto dal Cristo (Manuel Casella) con la Croce sulle spalle, le Pie donne, i romani, Simone di Cirene (Gabriele Casu) pronto a portare la Croce sulle sue spalle,  gli immancabili Apostoli veterani della tradizionale Settimana Santa e i Cori, Parrocchiale e degli Apostoli diretti dal M° Salvatore Moraccini per animare con canti sacri e tradizionali le 14 stazioni.

Dalla chiesa parrocchiale, quasi palcoscenico naturale per il processo con Pilato si sono mossi i protagonisti delle vicende evangeliche, prima attraverso la via San Matteo poi dopo la sosta con una stazione in piazza Republica è iniziata la tiepida salita di via della Resistenza, via San Giovanni, per arrivare percorrendo e soffermandosi nelle varie stazioni di Piazza Indipendenza e Piazza San Luigi, alla ripida ascesa al monte San Matteo visto dai partecipanti come un vero e proprio Golgota. Uno dei monti rimasto più a cuore ai chiaramontesi perchè conservano ancora i ruderi della ex parrocchiale abbandonata nel 1888 a favore della chiesa attuale e indicato da tutti come “il castello”.

Lì si è consumato il momento culminante dell’intera rappresentazione, la crocifissione, la deposizione e la sepoltura , seguito dai figuranti e dai fedeli che accompagnavano il corteo. A leggere le riflessioni ad ogni stazione erano presenti il Prof. Giovanni Soro e Maria Sale poetessa chiaramontese.

Non mancherà la curiosità, a chi capiterà di leggere queste righe, perchè la via Crucis il mercoledì e non il venerdì Santo, il giorno della morte del Cristo. La risposta è semplice, tradizionalmente Chiaramonti celebra il venerdì Santo “S’Iscravamentu”, cioè la deposizione del Cristo dalla Croce dopo l’avvenuto “Incravamentu” del mattino alle ore 9:00, ora in cui il Cristo viene crocifisso.

Così alla presenza dell’Addolorata il venerdì, due dei discepoli di Gesù, Giuseppe di Arimatea e Nicodemo schiodano Gesù dalla Croce e ne depongono il corpo in una lettiga ornata di fiori, gli stessi che nella notte tra il sabato e la domenica di Pasqua servivano una volta ai giovani, per manifestare il loro amore alle giovani amate.

Concludo con un’altra piccola riflessione, augurandomi e augurandovi di poter ancora documentare così in modo repentino gli eventi di questa Settimana Santa.

“Nessuna notte dura allora per sempre: ecco che cosa insegna la Passione di Cristo; perchè ancora una volta la croce, sospesa tra la terra ed il cielo, invita gli uomini a guardare in alto, a sollevarsi dai propri egoismi, dalle proprie menzogne, dai propri pregiudizi, dalla paura della morte. La notte è vinta, infatti, dalla luce del mattino della resurrezione. Ed il mattino è già visibile su quella croce: “oggi stesso tu sarai con me in Paradiso”

Per il servizio fotografico ringraziamo Giovanni Fenu che generosamente ha collaborato per la stesura della foto-Gallery. (Cliccare qui per accedervi)

Quarto Festival del Folclore in Thailandia.

Scritto da carlo moretti

In questi mesi non ci siamo scordati dei nostri amici tailandesi e loro non si sono scordati di noi. Con internet le distanze sono superabili e le culture si riavvicinano e si confrontano continuamente. E’ così che il nostro amico Prof. Dr. Thawatchai Chinnawong ci ha inviato alcune immagini dell’ultimo Festival del Folclore che io ho deciso di pubblicare dopo la sua autorizzazione. Sono molto belle ma purtroppo poche, per questo cercherò di arricchirle pubblicando anche una foto-gallery del Festival 2008 (clicca qui per accedere direttamente).

Nel 2008 sono stati ambasciatori della Sardegna il nostro Gruppo Folk Santu Mateu e il Coro Matteu Peru di Perfugas.

Il SIFF (Surin International Festival Folclore) è una manifestazione nata nel gennaio 2006 e giunta oramai alla sua quarta edizione. L’ultima, la quarta si è appena svolta tra il 14-e il 24 gennaio 2009.

I quattro principali obiettivi sono i seguenti:

  1. Esibizione dei gruppi partecipanti dalle varie nazioni
  2. Seminario Accademico Internazionale
  3. Sfilata di moda dei paesi partecipanti
  4. Canzoni, discorsi e dichiarazioni di pace per favorire la pace nel mondo

All’evento partecipano circa 200 persone provenienti da  India, Italia, Cina, Myanmar, Vietnam, LaoPDR, Cambogia, Indonesia, Filippine, Sri Lanka, Stati Uniti, Israele, e la Tailandia.

L’Università della Surindra Rajabhat, in Provincia di Surin ha saputo gestire ed organizzare molto bene il magnifico e sorprendente Festival.

In questo posto, le delegazioni arrivate quasi da tutto il mondo, hanno partecipato interagendo fra loro e condividendo tutte le esperienze acquisite nel tempo.

Ecco una breve rappresentazione visiva della manifestazione (è possibile cliccare sulle immagini per ingrandirle):

Immagine 1: Cerimonia ufficiale di apertura nello stadio, alla presenza del Vice-Governatore della Provincia di Surin (relazione a cura di Assoc. Prof. Dr. Achara Phanurat presidente della Surindra Rajabhat University al Vice-Governatore)

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