18
giu
2015
Piantu de Sardigna …..
18
giu
2015
3
mag
2015
11
mar
2014
La cerimonia si è svolta nella sala Angioi che era praticamente gremita. Alla serata, che è stata allietata da alcuni intermezzi musicali, ha partecipato anche il dott. Angelo Mura, in rappresentanza dell’Amministrazione Provinciale di cui è vice presidente.
La presentazione delle attività di Mauro Maxia in campo culturale e delle loro positive ricadute sul territorio è stata fatta dal vice presidente della Consulta, dott. Angelo Ammirati, che è direttore uscente dell’Archivio di Stato di Sassari. Poi è intervenuto anche il prof. Massimo Pittau che ha illustrato il contenuto delle sue opere e la metodologia che ha impiegato nelle sue ricerche sul campo. Infine il premiato ha mostrato al pubblico alcune immagini attraverso le quali ha spiegato che anche lui è un volontario, in questo caso della cultura, come tutti componenti delle associazioni di volontariato che costituiscono la Consulta.
L’assegnazione del “Premio Nuraghe per la Cultura 2013″ da parte della Consulta Provinciale di Sassari delle Associazioni di Volontariato è stata data con la seguente motivazione: “per il costante contributo dato con numerose pubblicazioni e attività alla diffusione della conoscenza del territorio, del suo patrimonio linguistico e dei suoi beni culturali “.
Aggiungiamo anche che Mauro Maxia ha vinto l’abilitazione nazionale di Filologia e Linguistica italiana da una commissione di esperti composta anche da un professore straniero. Non resterebbe che chiamarlo all’Università e conferirgli una cattedra di professore associato quale egli è stato riconosciuto.
Le dinamiche del potere universitario però non sono quelle del riconoscimento dell’eccellenza nella ricerca, ma di altri elementi dall’ermeneutica difficile e oscura.
Noi che apprezziamo da tempo e continuiamo ad apprezzare Mauro Maxia ci auguriamo che questo riconoscimento gli venga dato con la chiamata ad un’ apposita cattedra di Filologia e di Linguistica senza togliere niente a nessuno. L’Università di Sassari che ben lo conosce non dovrebbe esitare a compiere quanto dovuto o forse gli Anglonesi una volta tanto dovrebbero marciare su Sassari per il dovuto riconoscimento di un figlio illustre?
20
gen
2014
Massimo Pittau e Angelino Tedde sono lieti di comunicare ai numerosi amici ed estimatori di Mauro Maxia, sardi continentali e stranieri e al mondo accademico che egli ha superato brillantemente il concorso nazionale per professore universitario associato. Riportiamo il lusinghiero giudizio collegiale che la commissione nazionale (integrata da un commissario dell’OCSE) ha formulato su di lui:
“Il candidato Maxia Mauro è funzionario presso una pubblica istituzione. Ha svolto attività di docente a contratto presso le Università di Cagliari e di Sassari tra il 2002 e il 2012; fa parte del Comitato scientifico del progetto dell’Atlante Toponomastico Sardo e del Consiglio scientifico del Comité d’Etudes Scientifiques Informatiques Toponymiques de Corse.
Ha partecipato con interventi a convegni nazionali e internazionali. Secondo gli indicatori quantitativi del Cineca[1] il candidato supera le tre mediane e ha un’età accademica di anni 19,751.
Il candidato dichiara complessivamente 60 pubblicazioni, tra le quali otto monografie (anche in collaborazione) e 18 articoli o capitoli di libri. La sua prima pubblicazione è apparsa nell’anno 1993. Le attività di ricerca sono state svolte con buona continuità anche negli ultimi cinque anni e sono state condotte con rigore metodologico e, con riferimento in particolare alla dialettologia dell’area sarda, hanno consentito di raggiungere risultati innovativi.
Il contributo del candidato risulta complessivamente significativo e documenta la sua maturità scientifica. Gli undici lavori presentati (tra cui cinque monografie, di cui una in collaborazione) sono stati valutati analiticamente (nel ssd L FIL LET 12) alla luce dei criteri e parametri deliberati dalla commissione e risultano coerenti con il settore concorsuale. Si segnalano in particolare un volume sulla fonetica dell’area gallurese (n. 1), un saggio sulla posizione del gallurese e del sassarese (n. 9), un volume di studi linguistici sardo-còrsi (n. 4) e una monografia (n. 7) in cui sono presentati i dati di un’indagine sociolinguistica svolta in tre comuni della Sardegna settentrionale. Altri studi riguardano la toponomastica (n. 3 e n. 8) e l’onomastica (n. 10).
Inoltre il contributo del candidato alla ricerca del settore si concretizza nella pubblicazione e nello studio linguistico di testi (n. 6, in collaborazione, e nn. 2, 5, 11). Nei lavori in collaborazione è indicata esplicitamente l’attribuzione delle parti ai diversi autori. La qualità della produzione scientifica è positiva, come la collocazione editoriale, per cui la valutazione è positiva.
Considerati i titoli presentati e la valutazione di merito sulle pubblicazioni, la commissione delibera all’unanimità l’attribuzione al candidato (valutato nel ssd L-FIL-LET/12) dell’abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore di seconda fascia nel settore concorsuale 10 /F3.”
L’abilitazione nazionale di Mauro Maxia dimostra che quando le commissioni giudicatrici operano in modo obiettivo e senza sistemi spartitori a vincere i concorsi sono davvero i migliori. Del resto, come semplici lettori dei suoi studi abbiamo avuto nel corso degli anni l’opportunità di apprezzare il valore delle sue numerose ricerche e il rigore delle metodologie seguite, rammaricandoci sempre che gli Atenei di Cagliari e di Sassari, pur apprezzandolo e conferendogli continui insegnamenti a contratto, non avessero bandito dei concorsi per inserirlo nelle strutture accademiche. Ora ci auguriamo che almeno una delle due università prenda atto non solo del titolo conseguito dal nostro studioso, ma che gli dia la soddisfazione di una cattedra universitaria che andrebbe di certo a beneficio sia degli studenti sardi sia della cultura sarda. (A.T.)
[1] Consorzio Interuniversitario per la gestione del centro di Calcolo elettronico.
29
nov
2013
25
nov
2013
L’Anglona fra sardo e còrso durante l’età moderna
Per quanto riguarda Castelsardo, i primi accenni sulla sua varietà linguistica sono riferiti da Vittorio Angius che scriveva: “Usasi la stessa (lingua) che parlano la massima parte de’ galluresi” 166. Ma non sappiamo, a causa del periodo e della competenza linguistica dell’Angius, quanto questa osservazione corrispondesse all’effettiva realtà da lui osservata a Castelsardo nel periodo immediatamente precedente al 1837.
Non sembra un caso che nel medesimo articolo egli annotasse un’usanza tipica di Castelsardo, quella cioè di cantare per le strade dei componimenti poetici di sapore popolaresco. Scriveva l’Angius: “Perantonate. Chiamansi cosí certe volgari poesie le piú in stil bernesco che i giovani aggirandosi per le contrade soglion cantare nella sera dell’ultimo dell’anno, e della vigilia dell’Epifania e di s. Antonio presso le case dei signori e dei preti, da’ quali ricevon mancie o doni”.
Ora, la tradizione della perantunádda, attualmente in via di disuso, rimanda all’identica usanza ancora vitale a Sassari, dove un tipo di composizione simile viene detto góbbula, termine derivato dallo sp. Copla 167 con anaptissi e normale sonorizzazione e allungamento dell’occlusiva in contesto intervocalico.
Il vocabolo castellanese forse è insorto da una funzione dedicatoria di tale tipo di composizione poetica al patrono del borgo, S. Antonio. Anche da quest’ottica è possibile rilevare l’approssimazione delle annotazioni dell’Angius, quando classificava di “stile bernesco” questo esempio di poesia popolare. Ancora oggi, infatti, la perantunadda viene cantata soprattutto in onore di S. Antonio, da cui sembra desumersi che si tratta di una forma poetica non di basso livello ma anche di ispirazione religiosa.
In ogni caso, nei primi decenni dell’Ottocento la locale parlata di origine còrsa doveva essere profondamente radicata da tempo.
Per quanto concerne Sedini, denominazioni come su Furrághe, Campizólu, Badu ’e Súes, Pilághi, Littighéddu, Giánnas, ecc. 168 rendono chiaramente conto di una precedente vigenza del logudorese. Si tratta di toponimi che, talvolta inseriti nella stessa toponimia del centro urbano, sono tuttora pronunciati in logudorese oppure risultano adattati alla fonetica della parlata sedinese.