Archivio della categoria ‘Cultura e arte’
Scritto da angelino tedde
Il tema l’ho già trattato in due occasioni su patatu.it vorrei continuarlo in questo sito.
Premesso dunque che dobbiamo amare il paese perché rafforza la nostra identità e fa parte della nostra storia, aggiungo che dobbiamo amarlo segnalando anche le cose che non vanno e che lo deturpano, rendendo disagevole la vita dei suoi cittadini.
Ad esempio è incantevole vedere come la popolazione di questo borgo abbia scelto con tenacia di vivere arroccato sulle tre colline di Monte ‘e Cheja (470 ) di Cudinarasa (462 m.), del Carmelo (455) e infine, sul pianoro di Codinas (430), quasi in groppa a tre verdeggianti muli e poi sulla lunga coda. Certo Chiaramonti non è stato sempre così. Dopo carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa e piatta, costruite con la testa in su quasi a sfidare il monte, ha preferito adagiarsi alle pendici delle tre colline seguendo le isoipse e organizzandosi ad anfiteatro, alla base del quale, a fine Ottocento, ha scelto di costruire la chiesa parrocchiale cuore pulsante della vita cristiana della comunità. Ivi si viene battezzati, comunicati e confessati; ivi si viene cresimati, ci si sposa e si dà l’arrivederci per la vita eterna. Il ciclo della vita si apre e si chiude nella chiesa di San Matteo, santo protettore donatoci dai Doria.
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Scritto da ztaramonte
La festa degli emigrati, organizzata da Pro Loco Chiaramontese e Gruppo folk “Santu Mateu de Tzaramonte”, ha regalato due giornate intense di folklore, non solo tradizionale della terra sarda ma anche internazionale, ospitando grazie anche alla mediazione del Prof. Giovanni Soro, due gruppi provenienti da paesi lontani: l’Istituto di Danzas Argentinas e America Latina (IDAL) e il gruppo folkloristico di danze tradizionali della “Surindra Rajabhat University (SRRU) della Thailandia.
Gli appassionati della tradizioni folkloristiche, hanno potuto assaporarare in questo modo i balli latino americani del “Nuovo Mondo” ma anche le antiche e tradizionali danze del lontano e antico paese orientale.
L’Istituto di Danzas Argentinas e America Latina nel suo viaggio in Italia, è stato invitato a partecipare, con altri dieci paesi, al XV Certamen Musica e Danza del Mondo. Un totale di 22 persone in viaggio per l’Italia, tra alunni, insegnanti e genitori, oltre al cantautore Riojan Carlos Ferreira, che accompagnerà con la voce alcuni balli folkloristici.
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Scritto da ztaramonte
Mi ricordo che durante la mia fanciullezza, mia madre spesso, mentre svolgeva le faccende in casa canticchiava alcune canzoni, spesso in sardo, e qualcuna mi è rimasta impressa nella mente come questa :
“In su mont’e Gonare
cantat una sirena,
chi cantat nott’e die.
In su mont’e Gonare
si non mi dan’a tie,
mi trunco carchi vena
e mi lasso isvenare”
E’ così che leggendo questo racconto, mi tornavano frequentemente in mente questi versi mai scordati, che però non hanno niente a che fare con la breve lettura che andremo a visitare.
Carlo Moretti
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Scritto da ztaramonte
Il mese di agosto, sabato 2, apre i battenti con il carnevale estivo alla sua seconda edizione. Un’esplosione di musica e colori, alcuni di nuovo conio altri riciclati dal carnevale invernale che comunque ogni anno lascia un segno nella storia del paese.
Come per l’inverno purtroppo, non siamo in grado di mostrarvelo con una galleria fotografica, in quanto il buio non ci ha permesso di avere documentazione presentabile. In ogni caso la sfilata è stata condotta principalmente da tre carri allegorici, la “draghetta” dell’ orco buono Shrek, tratto dal cartone della DreamWorks, il castello dei “Templari”, già visti nel carnevale invernale e una maestosa piramide degna delle sabbie cocenti del deserto egiziano.
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Scritto da ztaramonte
Concluse le vacanze estive (almeno per il sottoscritto, purtroppo), pubblichiamo il secondo tema della gara disputata a Cagliari il 7 aprile del 1979 tra il nostro poeta locale Juanne Seu (Chiaramonti 1915 – 1998) e il poeta Mario Masala (Silanos 1935), dedicato a “Sardigna indipendente, Sardigna italiana”.
Devo dire che il clima estivo calza a pennello con l’ascolto di questi brani. Sentendo la registrazione ad occhi chiusi, si possono percepire il profumo del torrone e dei chioschi dove la birra o il vino scorre a fiumi, un bel tuffo in una festa estiva come si usa tradizionalmente nei nostri paesi.
Continuando con qualche breve cenno storico, possiamo affermare che agli inizi del 1900 fu introdotta, alla fine delle gare poetiche, l’esecuzione della “moda”, un componimento poetico composto in più intrecci nelle parole, cantato in occasione della circostanza per la quale la manifestazione veniva svolta.
In seguito si aggiunse un prologo alle gare, che fu chiamato “Esordio” che permetteva agli improvvisatori massima libertà di espressione non vincolata a nessun tema. Durante il periodo del fascismo, proprio per il carattere culturale, la gare furono proibite o controllate nei temi assegnati ai poeti.
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Scritto da ztaramonte
Quarto racconto tratto da “Leggende sarde” scritte da Grazia Deledda. Ci siamo spostati verso la costa orientale della Sardegna e presso la marina di Orosei anche se il luogo è all’interno. Vi auguro una buona lettura.
Carlo Moretti
“Contados – Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8
Una notte dello scorso dicembre restai più di due ore ascoltando attentamente una donna di Orosei che mi narrava le leggende del castello di Galtellì [4].
Il suo accento era così sincero e la sua convinzione così radicata che spesso io la fissavo con un indefinibile sussulto, chiedendomi se, per caso, queste bizzarre storie a base di soprannaturale, che corrono pei casolari del popolo, non hanno un fondamento, e qualcosa di vero.
Il castello di Galtellì – la Civitas Galtellina, altre volte così fiorente e popolata, ora decaduta in miserabile villaggio – è interamente distrutto; restano solo i ruderi neri e desolati, dominanti il triste villaggio, muti e severi nel paesaggio misterioso.
La leggenda circonda quelle meste rovine con un cerchio magico di credenze strane, fra cui la principale è che l’ultimo Barone, ovvero lo spirito suo, vegli giorno e notte sugli avanzi del castello, in guardia dei suoi tesori nascosti.
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Scritto da ztaramonte
Il 19 luglio alle 18 nella sala consiliare del Comune di Chiaramonti si è svolto il preannunciato convegno sul tema da Orria Pithinna a Chiaramonti. Moderatore il prof. Alberto Moravetti, vicepresidente del Dipartimento di Storia dell’Università di Sassari, relatori il prof. Marco Milanese, archeologo medievale della stessa Università e la sua collaboratrice Maria Cherchi.
Il convegno è stato introdotto dal sindaco Giancarlo Cossu.
Presenti anche vari cultori della materia del paese e cittadini interessati all’argomento.
Il prof. Moravetti ha introdotto il tema mettendo in luce l’importanza che l’archeologia riveste per la storia e quindi per la memoria storica delle nostre comunità. Ha anche rilevato che il prof. Marco Milanese è il primo archeologo medievale che ha preso a cuore le vicende dei villaggi medievali che tra il XII e IV secolo per i più svariati motivi sono stati abbandonati a favore di nuove ubicazioni più idonee ala vita delle popolazioni in continuo movimento migratorio. La parola è passata al relatore principale della serata prof. Milanese che ha esposto in termini chiari e semplici le vicende delle popolazioni degli ottocento villaggi della Sardegna che si sono spostati in preesistenti o in nuovi centri urbani, circa trecento, più adatti alla vita delle popolazioni sarde così come è avvenuto un po’ in tutti i paesi del Mediterraneo e dell’Europa. Tenendo conto di questo vasto contesto si sono applicati modelli euristici che permettono di individuare i villaggi, in questa ricerca in particolare le ville del territorio chiaramontese: oltre alla già illustrata Orria Pithinna, quella di San Giuliano, Paules, San Lorenzo nonché altri villaggi menzionati dal grande studioso Jhon Day e la prof. Terrosu Asole.
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