Archivio della categoria ‘natale’
Scritto da carlo moretti
Aspettando che termini il vertice sul clima a Copenaghen ……….
Marzia era stufa di trascorrere il Natale sempre allo stesso modo.
Lo aveva confidato a Lazzaro, suo marito, il quale però n’era rimasto dispiaciuto.
Egli trovava stimolante, infatti, rinnovare tutti gli anni l’antica tradizione dell’albero e del presepio. Con i suoi ragazzi passava straordinarie ore in allegria quando tutti assieme caricavano i rami di neve e di palline colorate.
Quest’ultime, muovendosi da sole, mutavano continuamente posizione e colore con spostamenti lenti, sempre accompagnati da una dolce musica; e così anche la neve, una volta posati i fiocchi sull’albero, si alzava al soffitto da sola e lievemente precipitava ad imbiancare i rami con intermittenze regolari e suggestive.
Contemplava quei giochi di colori sempre a bocca aperta.
I figli ogni anno facevano addirittura a gara per escogitare combinazioni nuove e divertenti.
Anche il presepio subiva di anno in anno continui rinnovamenti.
La mucca e l’asinello prima della mezzanotte di Natale se ne andavano in giro per la stalla e solo allo scoccare dell’ora mirabile si sdraiavano intorno alla culla a riscaldare Gesù bambino. I pastori suonavano i loro zufoli; belavano le pecore mentre si avvicinavano alla mangiatoia.
La cometa poi compariva nel cielo già qualche giorno prima, e da sola lentamente si spostava in direzione della grotta, dove si fermava a risplendere in tutto il suo fulgore proprio nel momento che dalla chiesa vicina si levava festoso il suono delle campane.
Che cosa c’era di più bello che attendere così tutti insieme sotto l’albero e davanti al presepio il Santo Natale?
Ancora si celebrava in inverno il Natale, ma la stagione non era più così fredda come lo era stata tanti secoli prima. Sui libri avevano letto che nel periodo natalizio, soprattutto sulle montagne e qualche volta anche nelle città dell’Italia settentrionale, cadeva la neve e tutto il paesaggio si faceva suggestivo. Anche al Sud c’era stato un periodo che nevicava come al Nord e i graziosi paesini abbarbicati sulle montagne a picco sul mare si coloravano di bianco e parevano usciti dalle fiabe.
Ora invece la neve non cadeva più in Italia da qualche secolo; il clima si era fatto più mite anche nella stagione invernale e c’erano poche differenze tra l’estate e l’inverno, anche se l’ultima stagione dell’anno restava sempre la più fredda.
La neve bisognava andarla a cercare lontano, vicino ai Poli. Soltanto lì la si poteva ammirare. Appena al di sotto delle calotte polari già non la si incontrava più.
Marzia aveva nostalgia di quei tempi passati, e tutte le volte che aiutava i suoi a fare l’albero e il presepio, quando arrivava il momento di mettere i fiocchi di neve sui rami o sui monti di cartapesta, sentiva dentro di sé scuoterla un brivido sottile.
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Scritto da carlo moretti
Per tutti i bambini:
italiani, francesi o abissini
e noi che siamo così piccini,
non chiederemo dei regalini,
ma solo la pace per tutti i bambini
Brilla in cielo una stella
Brilla in cielo una stella
Con la coda lunga e bella.
Si ode dentro la capanna,
una dolce ninna-nanna.
C’è un bambino biondo, biondo
Col visetto tondo, tondo,
che riceve doni e fiori
dagli umili pastori.
Ho Sognato
Ho sognato che il Bambino
venne presso il mio lettino
e mi disse dolcemente:
“Per Natale non vuoi niente?”
Io pensai per prima cosa
a te mamma sì amorosa
a te babbo, buono tanto,
e gli dissi:”Gesù santo,
babbo e mamma benedici,
fa’ che sempre sian felici!”
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Scritto da carlo moretti
La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano.
I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni.
La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo.
Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città.
Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato.
Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.
Scritto da carlo moretti
Il vischio come simbologia del natale si lega ad una leggenda che ha molto a che vedere con la tradizione cristiana e con le favole di morale, si narra infatti che un vecchio mercante si era ritirato a vivere da solo tra i monti.
L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu’ nessun amico.
Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò:
- Fratello, – gli gridarono – non vieni?
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero.
Ma dove andavano?
Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme.
Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri. – Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E cominciò a piangere.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.
Scritto da carlo moretti
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. -
Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe? -
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe -
Il campanile scocca
lentamente le sette.
- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!-
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. -
Il campanile scocca
lentamente le otto.
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Scritto da carlo moretti
Il pastorello si sveglia all’improvviso. In cielo v’è una luce nuova: una luce mai vista a quell’ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l’ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall’alto giunge il canto soave degli Angeli.
- Tanta pace non può venire che di lassù – pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l’hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
- Dove andate? – chiede il pastorello.
- Non lo sai? – risponde, per tutti, una giovane donna. – È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch’egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: – Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.
Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c’è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d’agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell’arbusto che egli ha colto per Gesù.
Al ritorno, un’altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell’agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l’agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.
(Brano di Natale di G. Marzetti Noventa)
Scritto da carlo moretti
In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea, Giunse la notte di Natale e tutti andarono in chiesa con un piccolo dono per Gesù. Solo Altea rimase a casa perché non aveva nulla da donargli. All’improvviso apparve un Angelo. «Perché sei così triste?» chiese alla bambina.
“Perché non ho nulla da portare a Gesù!” rispose Altea. Allora l’Angelo le disse: “Tu hai una cosa molto importante da donare a Gesù: il tuo amore. Raccogli le frasche che crescono ai bordi della strada e portale in chiesa. Vedrai, il tuo dono sarà il più bello di tutti.”
Altea fece come le aveva detto l’Angelo e depose un mazzo di frasche davanti all’altare. Mentre la bambina pregava le frasche si trasformarono in una pianta meravigliosa con foglie verdi e rosse: era nata la Stella di Natale.