Archivio della categoria ‘Scuola e educazione’
Scritto da ztaramonte
Massimo Pittau, I toponimi della Sardegna, II Sardegna Centrale, Edes, Sassari
Prefazione
Prof. Massimo Pittau
Da alcuni decenni è in atto in Sardegna una chiara e forte presa di coscienza di natura politica e culturale, messa in atto dai Sardi col preciso intento di recuperare e affermare la loro identità regionale ed anche nazionale. È una prova certa e chiara di questo importante evento il fatto che in Sardegna negli ultimi decenni si è avuta una produzione bibliografica a carattere regionale – storica, linguistica, artistica, etnografica – che non trova riscontro equivalente in nessun’altra regione italiana.
Questa presa di coscienza della loro identità etnica da parte dei Sardi si esprime in principale modo nel tentativo di recuperare tutti gli aspetti della loro etnia e in primo luogo nel tentativo di recuperare e di salvaguardare la lingua sarda e di rilanciarla nell’uso pratico e pure in quello ufficiale.
In tale recupero e rilancio della lingua sarda ovviamente non è da tralasciare il ricchissimo patrimonio toponimico dell’Isola, ossia i numerosissimi nomi di luogo dell’intero suo territorio. E tanto più doverosa e urgente si presenta la necessità di recuperare e di salvaguardare questo patrimonio toponimico della Sardegna, in quanto da una parte esso risulta spesso ampiamente travisato e deformato dalle trascrizioni errate delle carte geografiche e corografiche esistenti (con in testa quelle del pur molto benemerito Istituto Geografico Militare, I.G.M.), dall’altra esso sta per cadere completamente dalla coscienza linguistica dei Sardi, anche per il fatto che la campagna è andata sempre più spopolandosi, dato che, ad esempio, perfino i pastori vanno in campagna soltanto una volta al giorno per mungere le pecore, ma poi rientrano immediatamente nei loro paesi.
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Scritto da carlo moretti
Tra dialoghi – musiche e rappresentazioni sceniche il Prof. Bernardino De Muro presenta il suo ultimo libro!
Studioso di retorica antica, tiene seminari di approfondimento sull’arte di parlare in pubblico. Di recente ha messo a punto un nuovo metodo di “scrittura creativa”: Laboratorio in punta di penna. Già docente di retorica presso l’Università del Progetto UDP di Reggio Emilia, viene invitato da Licei nazionali e Università a tenere corsi di specializzazione sulla “Comunicazione efficace”.
Giornalista pubblicista, scrive su quotidiani e periodici. Ha curato programmi RAI per la terza rete.
È autore di radiodrammi, opere teatrali, racconti, opere poetiche e di una raccolta di poesie di ispirazione haiku.
Scritto da carlo moretti
Scritto da Gianluigi Marras
La parte più rimarchevole delle emergenze del sito è costituita dagli imponenti ruderi dell’antica parrocchiale di San Matteo, che occupano l’angolo nord-occidentale del pianoro di Monte Cheja.
Nonostante la solennità delle strutture mancano completamente studi architettonici e stilistici. Purtroppo la veloce degradazione di cui sono state oggetto, con il crollo e lo spoglio di molte murature, rende sempre più difficile la lettura del monumento. E se i recenti restauri hanno avuto il merito di bloccare (o rallentare?) il degrado e di consolidare la fabbrica, conseguenze non altrettanto positive ha avuto per l’analisi stratigrafica degli elevati. L’uso indiscriminato infatti di malte negli spigoli e nei punti di contatto fra i vari elementi architettonici, i rimaneggiamenti effettuati senza alcun rispetto delle tecniche originarie, donano si ai ruderi un candore piacevole a vedersi ma altresì appiattiscono e omogeneizzano le differenze originali.
In ragione di tale inibizione, oltre che della difficoltà dell’esame autoptico ravvicinato di varie porzioni del monumento, quella qui proposta non può che essere un’indagine incompleta e problematica in molti punti.
Si espongono di seguito dapprima una breve descrizione stilistico-architettonica della chiesa e, di seguito, i risultati dell’analisi stratigrafica dell’elevato[1].
Lo studio stratigrafico è stato svolto secondo una campionatura che ha interessato circa il 60% delle strutture. La selezione è stata fatta sulla base di tutta una serie di ricognizioni non sistematiche, che hanno individuato una serie di problematiche e punti da controllare[2].
La chiesa di San Matteo ha posto sin dall’inizio una serie di quesiti di seguito riassunti:
1) Si potevano individuare preesistenze architettoniche?
2) In caso affermativo, erano pertinenti a strutture civili o religiose?
3) Individuazione di eventuali fasi costruttive distinte della chiesa
4) Riconoscimento delle tecniche costruttive
5) Analisi delle dinamiche di cantiere.
6) Cronologie assolute
A indagine, almeno parzialmente, conclusa si può affermare che i punti 1 e 3 hanno avuto una risposta soddisfacente, i punti 4 e 5 una spiegazione limitata mentre per il punto 2 si sono solo potute formulare delle ipotesi non verificabili se non con le tecniche dello scavo stratigrafico. Il punto 6 infine non ha avuto alcuna risposta, a causa della mancanza di qualsiasi indicatore cronologico assoluto.
Ad una prima osservazione il complesso architettonico (CA) è stato suddiviso in undici corpi di fabbrica (d’ora in poi CF):
- Planimetria generale
§ CF 1, costituito dalla torre campanaria;
§ CF 2, cappella laterale orientale addossata al CF 1;
§ CF 3, cappella laterale orientale a sud di CF 2;
§ CF 4, cappella laterale orientale a sud di CF 3;
§ CF 5, cappella laterale orientale a sud di CF 4;
§ CF 6, la prima cappella laterale occidentale rispetto all’ingresso;
§ CF 7, cappella laterale occidentale, a nord di CF 6;
§ CF 8, cappella laterale occidentale obliterata, a nord di CF 7;
§ CF 9, abside quadrangolare;
§ CF 10, navata centrale della chiesa;
§ CF 11, cappella laterale occidentale rasata, a sud di CF 6.
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Scritto da Gianluigi Marras
(E’ possibile cliccare sulle immagini per vederle a dimensione originale e sulle notazioni per accedere subito alle note)
Analisi topografica
L’area da me analizzata mediante ricognizione archeologica è nota nella cartografia catastale come San Matteo[1], ma viene chiamato popolarmente Monte e’cheja, ovvero “monte della chiesa”. La toponomastica riporta dunque memoria dell’antica parrocchiale di San Matteo, traslata poi nell’attuale sede nel 1888[2], e non serba traccia dell’antico castrum.
Effettivamente la prima ubicazione del castello nel sito è quella dell’Angius, seguito poi dal La Marmora e quindi dagli altri studiosi di storia sarda, nella prima metà dell’800. Ancora il Mamely de Olmedilla, nella sua Relazione del 1769[3] (scritta l’anno prima), descrive la parrocchiale[4], “…grande e non brutta né in cattivo stato…[5]“; ci dice inoltreche la pianura dove è situata in passato doveva essere popolata, “…secondo quanto indicano le fondamenta di abitazioni…[6]” senza però far menzione di eventuali torri o apprestamenti militari.
L’Angius[7] è invece il primo che identifica il sito della chiesa parrocchiale con l’ubicazione dell’antico castello. Al momento in cui scrive “…sta ancora tutta intera una torre, perché fattasi servire a campanile; sono di un’altra visibili alcune parti, ed è qualche vestigio delle mura, tra le quali la cisterna scavata nella roccia…”[8]. Il generale Della Marmora, che visitò il paese nel 1834[9], riteneva invece che della costruzione militare non restasse traccia e che sul suo perimetro fosse sorta la chiesa[10].
Descrizione geografica
La collina di Monte e’cheja è una delle tre alture su cui insiste il centro urbano di Chiaramonti, più precisamente quella posta a nord-est, di fronte alla collina denominata Cunventu a nord-ovest e a quella di Codina Rasa, sud-est. Tutto il massiccio è posto a strapiombo verso la fertile vallata interna dell’Anglona ad est (dove sorgono gli attuali centri di Martis, Laerru e Perfugas) e la vallata del Rio Iscanneddu a nord e nord-ovest (nella zona è vitale attualmente solo il villaggio di Nulvi, ma nel Medioevo vi si contavano molti insediamenti civili e monastici), mentre degrada più dolcemente verso sud. Storicamente il centro di Chiaramonti rimase isolato dalle vie di comunicazione fino agli anni settanta dell’ottocento, quando venne costruita la strada statale da Ozieri e Castelsardo[11], che ancora lo attraversa.
L’area sottoposta all’analisi è costituita dal tavolato calcareo in cima a Monte e’cheja, posta alla quota di 467 m s.l.m.. I versanti si presentano piuttosto ripidi in tutte le direzioni: solo a sud-ovest c’è la possibilità di un’ascesa, mentre ad ovest, sud, nord e nord-est si nota la presenza di pareti rocciose verticali di varia estensione. Specialmente il versante ovest è costituito da un fronte roccioso alto circa 10 m, di quasi impossibile percorrenza, soprattutto nei mesi invernali.
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Scritto da carlo moretti
Ha riaperto stamattina la scuola dei piccoli cittadini, futuro del nostro paese.
Dopo una breve trasferta presso il plesso di Martis, che ha ospitato per circa un mese i nostri bambini, i locali della Scuola Materna di Chiaramonti, dopo gli urgenti lavori di ristrutturazione e di adeguamenti per la sicurezza in ambienti pubblici, tornano a funzionare regolarmente grazie anche alla tempestività dei lavori svolti nei tempi previsti. Arriveranno a regime lunedì 26, quando riaprirà il servizio di mensa scolastica.
I bambini erano felici di tornare nel loro ambiente, per loro naturale ritrovo giornaliero che gli aiuta ad imparare attraverso il gioco i primi rudimenti scolastici prima del grande salto verso la Scuola Primaria.
Ad attenderli oltre le maestre anche il sindaco Giancarlo Cossu con alcuni assessori comunali e il dirigente scolastico dell’Istit. Comprensivo di Nulvi, Dott.ssa M.P. Teresa Useri.
Auguriamo ai nostri bambini un buon proseguimento per l’anno scolastico in corso.
Cliccando qui è possibile vedere una piccola slide-show dei momenti più significativi.
Scritto da Nathalie
Rinvio apertura asili, le mamme vogliono denunciare il Comune
Settimana di battaglia per le mamme milanesi con figli all’asilo. Sì, al ritorno dalle vacanze è spettata una brutta sorpresa per i genitori di oltre 14.000 bambini iscritti dal secondo anno in poi: l’asilo inizierà l’8 settembre e non il giorno 2 come invece era stato assicurato fino al 13 agosto. Quindi, per le famiglie con entrambi i genitori lavoratori si è resa necessaria una riorganizzazione frettolosa e, in molti casi, impiego di soldi per la baby sitter. La sede dell’associazione Assoconsumatori è stata e sarà presa d’assalto da mamme e papà infuriati: lo scopo è quello di consultare gli avvocati per l’idea di presentare una denuncia in procura contro il Comune per interruzione di pubblico servizio.Inoltre, molti presidenti di consigli scolastici hanno scritto una lettera ufficiale indirizzata al sindaco, all’ assessore e dirigenti di settore per comunicare la loro indignazione e il loro disappunto per una decisione presa e comunicata troppo rapidamente e frettolosamente senza, per di più, che sia stata data alcuna razionale motivazione.
Allego un articolo pubblicato su Internet riguardo alla mancata riapertura di una scuola materna a Milano. Sono cosciente che Chiaramonti non è Milano ma i bambini hanno gli stessi diritti di quelli milanesi. I genitori che lavorano sono costretti ad enormi sacrifici in quanto cercano di non far pesare ai loro bambini la fatica che costa conciliare lavoro e famiglia. E’ giusto secondo voi iniziare dei lavori così importanti a pochi giorni dalla riapertura delle scuole? Lunedi 14 i genitori sono stati convocati nella Sala Consiliare del Comune per discutere di questo con il Dirigente scolatico e mi auspico che l’opzione che ci verrà proposta sarà quella di poter mandare i nostri figli a scuola e non di lasciarli a casa. Parlo a nome di chi non ha nessuno che possa tenere loro i figli in questo periodo, coloro che viaggiano lontano per andare a lavoro e che sono più sereni a sapere che i loro figli sono a scuola piuttosto che a casa davanti alla tv con una baby sitter dell’ultim’ora.