22
giu
2015
28
nov
2013
Una delle tante cose che mi è rimasta impressa nella mente, acquisita durante la fanciullezza, quando il fine settimana era passato di rigore a Chiaramonti era la notte del 30 novembre. A quei tempi abitavo a Sassari con la mia famiglia, e la tradizionale cantilena che i grandi ripetevano proprio in quel giorno, magari anche a mò di spauracchio brandendo delle grandi forbici, risuona ancora nella mia mente come se fosse oggi.
Fino a quando non abbiamo ben compreso che era tutta una farsa, comunque la paura c’era davvero e, considerando che in giorni come questi di pioggia e vento, l’energia elettrica che quando andava via non tornava se non dopo qualche ora, al lume delle steariche e al buio della notte difficilmente riconoscevamo zie e zii che approffittavano per recitare anche con voci alterate questi versi:
cantas atzolas as filadu
battoro e chimbe
dami sas manos a mutzaredinde
battor e ses
dami sas manos e i sos pese
battor e otto
dami sas manos chi non ti l’as tocco!
Di solito le ultime due righe erano omesse, quindi lo spauracchio di perdere le dita unite al rumore metallico delle forbici, bastava per tardare a prendere sonno, specie se al fuori si scatenava qualche temporale e la luce era andata via. Una volta spente le steariche qualsiasi ombra nel buio, anche le foglie di un albero mosse dal vento era “Sant’Andria muzza li mani” …….
28
ott
2012
Halloween, derivato dall’anglosassone “All Hallows Eve”, che significa appunto “Vigilia della festa di tutti i Santi”, è il nome di una festa popolare di origine pre-cristiana, tipica dei paesi statunitensi e canadesi celebrata il 31 ottobre di ogni anno.
In ogni caso le sue origini sono antichissime e affondano le radici nelle tradizioni europee. Risale a quando le antiche popolazioni tribali, dividevano l’anno in due parti, in base alla transumanza del bestiame che solitamente avveniva tra ottobre e novembre, mentre la terra si preparava alla stagione invernale e si rendeva necessario ricoverare il bestiame il luoghi chiusi, per garantirgli la sopravvivenza durante il rigore dell’inverno.
In Europa la ricorrenza si diffuse con i Celti. Questo popolo festeggiava la fine dell’estate con Samhain, il loro capodanno. In gaelico Samhain significa infatti “fine dell’estate” (Sam, estate, e Fuin[senza fonte]). A sera tutti i focolari venivano spenti e riaccesi dal “sacro falò” curato dai druidi a Tlachtga, vicino alla reale Collina di Tara.
Nella dimensione circolare del tempo, caratteristica della cultura celtica, Samhain si trovava in un punto fuori dalla dimensione temporale che non apparteneva né all’anno vecchio e neppure al nuovo; in quel momento il velo che divideva dalla terra dei morti (Tir na n’Og) si assottigliava ed i vivi potevano accedervi.
I Celti non temevano i propri morti e lasciavano per loro del cibo sulla tavola in segno di accoglienza per quanti facessero visita ai vivi. Da qui l’usanza del trick-or-treating.
Oltre a non temere gli spiriti dei defunti, i Celti non credevano nei demoni quanto piuttosto nelle fate e negli elfi, entrambe creature considerate però pericolose: le prime per un supposto risentimento verso gli esseri umani; i secondi per le estreme differenze che intercorrevano appunto rispetto all’uomo. Secondo la leggenda, nella notte di Samhain questi esseri erano soliti fare scherzi anche pericolosi agli uomini e questo ha portato alla nascita e al perpetuarsi di molte altre storie terrificanti.
Si ricollega forse a questo la tradizione odierna e più recente per cui i bambini, travestiti da streghe, zombie, fantasmi e vampiri, bussano alla porta urlando con tono minaccioso: “Dolcetto o scherzetto?” (“Trick or treat” nella versione inglese). Per allontanare la sfortuna, inoltre, è necessario bussare a 13 porte diverse.
Il cristianesimo, come già la dominazione romana, tentò di incorporare le vecchie festività pagane dando loro una connotazione compatibile con il suo messaggio.
Papa Bonifacio IV istituì la festa di tutti i santi; nella festa, istituita il 13 maggio 610 e celebrata ogni anno in quello stesso giorno, venivano onorati i cristiani uccisi in nome della fede. Per oltre due secoli le due festività procedettero affiancate, sino a che papa Gregorio III (731-741) ne fece coincidere le date. Secondo altre fonti, fu invece Sant’Odilone di Cluny che nel 1048 decise di spostare la celebrazione cattolica all’inizio di novembre al fine di detronizzare il culto di Samhain. Quell’anno l’Ognissanti fu spostata dal 13 maggio al 1 novembre per dare ai cristiani l’opportunità di ricordare tutti i santi e, il giorno dopo, tutti i cristiani defunti (Commemorazione dei Defunti). Per questo nei paesi di lingua inglese la festa divenne Hallowmas, che significa “messa in onore dei santi”; la vigilia divenne All Hallows Eve, che si trasformò nel nome attuale, Halloween.
Si ebbe, inoltre, una recrudescenza di proibizionismo dal 1630 al 1640, quando la chiesa cattolica fece in modo di far sopprimere ogni festa di tipo pagano legata a questa ricorrenza.
Come è possibile leggere quindi, non sono gli americani ad avere diritti sull’invenzione di questa ricorrenza, anche se negli Stati Uniti le diverse tradizioni legate alla festa d’Ognissanti confluirono, fino ad arrivare alle consuete moderne celebrazioni.
Inizialmente era una festa regionale, le cui caratteristiche erano legate alle culture degli immigrati ed alla fede religiosa personale. In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, negli Stati Uniti, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario eliminare i collegamenti con la morte ed amplificare i giochi e la parte scherzosa della festa.
Già nel 1910 le fabbriche statunitensi producevano tutta una serie di prodotti legati unicamente a questa festa. Prende in questo periodo la connotazione di “notte degli scherzi” o “notte del diavolo”, durante la quale ci si abbandonava all’anarchia ed erano ricorrenti gli atti di vandalismo, fino al punto da ritenere opportuno l’annullamento della festività.
Con la seconda guerra mondiale si fece leva sul patriottismo americano e la festa servì a tenere alto il morale delle truppe ed il vandalismo degli scherzi di peggiore specie venne eliminato.
Terminato il conflitto mondiale i bambini si impossessarono della festa, anche grazie alle aziende, che dedicarono a loro tutta una serie di costumi, dolci e gadget trasformando la festa in un affare commerciale. Alimentarono l’affare con storie di lamette nei dolci e avvelenamenti di caramelle fatte in casa, inducendo gli americani a volgersi verso dolci preconfezionati.
Un grosso affare commerciale, quindi la festa di Halloween, niente a che vedere con “s’immurti immurti” o “su mortu mortu” e “su ‘ene ‘e sas animas” nel nuorese, “is Animeddas”, “is Panixeddas” nel sud dell’isola, “su Prugadòriu” in Oliastra e tanti altri.
Anche in Sardegna come nei paesi anglosassoni, sono i bambini che vanno di porta in porta a chiedere qualche piccolo dono per piccole anime. E’ bello sentire il vociare dei bambini festanti per le strade del paese, anche se ai giorni d’oggi il numero è molto ridotto rispetto a prima.
Oggi i nostri bambini , rientrano a casa con caramelle cioccolattini, lecca lecca e merendine (la globalizzazione), una volta era più comune ricevere dolcini tipici del periodo, melagrane, castagne, mandorle, noci, fichi secchi e uva passa.
Naturalmente non possiamo evitare di riunire il tradizionale “immurti immurti”, con la notte tra il 1 e il 2 novembre dove e d’uso imbandire la tavola con il cibo per offrire un pasto ai morti che, secondo la tradizione, durante la notte scenderebbero a far visita ai vivi. Sulla tavola non viene lasciato nè il coltello nè il vino, perchè il defunto potrebbe, a seconda del suo stato d’animo, usare il coltello come arma o il vino per ubriacarsi e combinare chissà cosa, mentre vengono lasciati aperti i cassetti o altri contenitori perchè l’estinto possa prendere ciò che vuole. Nel caso la tradizione non venga rispettata, le anime non trovando il pasto pronto potrebbero prendersela a male con i propri cari.
La Sardegna è terra fortemente intrisa di racconti e leggende, miti e tradizioni che, nonostante il tempo passi, continuano ad essere fortemente presenti…….
6
gen
2011
Sa via ‘e sos Tres Res in giusta ‘e ghia
cun sos suos bolantes assistentes
un’istella hat bessidu in Oriente
in favore a Giuseppe e a Maria.
Si nde falan da-e caddu tottos Tres
e tzoccan in sa janna beneitta,
nende chi: “Nois semus sos Tres Res,
benimus a bos fagher s’imbisita”
S’Anghelu Gabrielle armende rosa
pro adorare su veru Messia,
santu Giuseppe cun sa sua isposa
e duos angheleddos in cumpagnia.
E bonanotte e bonannu
e Bonas Pascas cumpridas,
e Deus bos diat vida
e metzus a un ‘atter’annu.
Cust’est una coiletta
sa chi nois bos contamos,
su chi nos dade leamos:
cariga, saltitza o petta.
1
nov
2010
Custu manzanu sono andadu cun muzere mia in Campusantu a gigher sos fiores a sos mortos: pariat sa rezurretzione colorada. Subra sas tumbas bi fint sas feminas pulende sos marmaros e sistemende sos vasos de fiores. In d’ogni parte b’aiat zente chi si saludaiat, calicunu passaiat mudu senza saludare, abbaidende cun sos ojos cuidados, ma senza aberrer buca, Non fint mortos pasizende, ma fit zente chi si cheriat dare unu cuntegnu o pro su dolore o pro su decoro.
Deo apa dadu una manu a muzere mia porrendeli s’aba dae sa funtanedda e sigomente su gighelampada fit pienu de chera su maridu de una comare de muzere mia m’at dadu una manu a nde ogare sa ghera e gai cun su gighealampada a postu, cum sa tumba bella e pulida e tota infiorada amus lasadu su campusantu chi aggoglit sos mortos dae su 1879.
Cando fio pitzinnu totu sas tumbas fint de terra e cun sa rughe de linna, francu cusa barantina de tumbas de zente rica, nobile o de preideros, naramus puru sas tumbas monumentales comente cudda de Sevadoranghelu Ischintu ue b’at un’anghelu mannu che unu zigante e poi cusa de sos Grixones cun tantu de istemma nobiliare, un’atera de sos Madau ue bi sunt tres istatuas de pitzinneddos chi pianghent sa mama, morta prima de su tempus. Si tratat de frades Madaos e sos pitzinneddos sunt Luisi, Nicolinu e Bachis: sa tumba est unu pagu trascurada puru s’est de preju; s’atera tumba acurzu a custa est cudda de sos Lezzeris, ue b’at un’istatua cun d’una femina in costumene inmbenujada e unu bustu de omine su matessi in costumene, totas duas custas istatuas sunt bisonzosas de una bella pulidedda bidu chi su cugumeddu de sa pedra si las est mandighende; puru cusa de sos Grixones, pulida dae pagu in sa parte alta est cumpletamente trascurada in sa parte bascia. E como non mi ponzo a femontare sas atera tumbas monumentales chi cun sos contributos de su Gal Anglona fortzis podent esser restauradas previu apositu progetu. Su campusantu istoricu cun cuddos zipressos pius che chentennarios offerit unu panorama meda bellu. In su campusantu nou non b’at un arvure, ma bi sunt tumbas de marmaru russu chi, cun su tempus, copidas dae su sole dae s’aba s’ant a ruinare. Ad ogni modu custas tumbas narant s’amore o sa vanidade de sos tzaramontesos pro sos mortos, o mezus pro sos corpos sagrados de i sos mortos, ca s’anima comente inschint sos bonos cristianos e i sos cristianos crentes che sunt in Chelu, magari dae poi de una bella penitentzia in Purgadoriu. Sigomente a Tzaramonte pagos santos amus bidu in giru siat de cristianos crentes siat de cristianos non crentes bisonzat de pregare pro totu. Sa fide, l’ischimus est unu regalu de Deus e chie non l’at fortzis non est culpa sua, ma si est culpa sua oih oih devet istare atentu a non che finire in s’Inferru pro s’eternidade e tando non b’at tumba chi baleat est comente de esser bellu in piata e tristu in domo.
Dae poi de sos fiores como bi gherent sas oratziones pro sas animas de su Purgadoriu, pius pregamus e prima si ch’andant in Chelu pro pregare pro nois puru. Sa vida passat e prima o pustis amus a morrer. Tando balent pro sos cristianos crentes o pro sos cristianos non crentes sas oberas bonas, s’amore pro Deus e pro su prosimu. Sos fiores sunt importantes, ma de pius contant sas oratziones. Su riposu eternu dona a issos, Nostru Segnore, e sa lughe divina pro sempre!
Die passada, de totu sos Santos
benit sa die de totu sos mortos,
Segnore Nostru, faghe chi sos cantos
de Chelu, s’intendant in sos ortos.
Ponimus sos fiores in sas tumbas
E sas oratziones in sos coros
sas pius sentidas e sas pius profundas
pro dare a custas animas ristoros.
Chi est in Purgadoriu andet in Chelu
Chi est morzende s’ammentet de Deus
Chi est vivende fetat penitentzia.
In d’ogni coro s’aberztat su velu
De Christu mortu in rughe pro sos peus
s’aberzat a sa fide ogni cuscientzia.
20
set
2010
Bennid’est Santu Matheu,
protetore ‘e Tzaramonte
edducas pregamus Deu
pro sa Piana e pro su Monte.
Sas santicas sunt in festa
Pro sa die ‘e custu Santu.
Sos bajanos los inzesta(t)
Ca si dant meda bantu.
De chimbantanoe fedales
Ant preparadu onzi cosa
Pro che catzare sos males
Ant bufadu binu ‘e Bosa.
Tota canta s’Elicona
Ant giamadu a Tzaramonte
Pro render sa festa bona
Pro tres dies faghet ponte.
Ant a benner custos vates
A cantare a boghe manna?
Sa cadrea tando agates
Pro intender cust’osanna.
Benint puru pro Giuanne,
De Tzaramonte recreu,
Custos vates de s’osanne
acudint pro Giuanne Seu.
Totu cantos sunt devotos
A custu Santu Mazore
E non solu sos bigotos
Ma fintza su professore.
E Patatu cun Pillonca
Nos presentant s’Elicona
Isperamus chi sa conca
Los agiuet e sa pessona.
Si no est tota una buglia
Cust’arriv’ e s’Elicona
Tzaramonte est in sa guglia
E sos versos sunt in trona.
E tando Santu Matheu
Preparanos unu bancu
Pro gosare a curtzu a Deu
a su devotu, a su mancu.
A nois totu ‘e Tzaramonte
Caru Santu Protetore
Beneighe tue sa fronte
E prega Nostru Segnore.
13
set
2010
Quest’anno gli oneri e i doveri per i festeggiamenti in onore di San Matteo, Patrono di Chiaramonti e della Guardia di Finanza, sono dei fedales del ’59, che hanno redatto il programma per una festa all’insegna dei tempi dei nostri padri, ma anche con l’attenzione dovuta verso i ragazzi che hanno gusti diversi in materia musicale. Si cerca di accontentare tutti, ma purtroppo gli scontenti ci sono sempre e purtroppo, duole rimarcarlo, sono solitamente gli stessi che quasi mai hanno voluto prendersi la responsabilità di organizzare un qualunque evento nel nostro paese.
I festeggiamenti civili spazieranno quindi dalla musica giovane del promettente gruppo degli “Almamediterranea”, passando per la tradizionale poesia estemporanea del nostro famoso compaesano “Juanne Seu” e concludendo la terza serata con una commedia in “limba” della compagnia teatrale “SA CUVVA” di Ossi.
E con piacere che pubblico la locandina inviatami dal comitato per i festeggiamenti religiosi e civili in onore di San Matteo Apostolo:
COMITATO FEDALES 1959
PROGRAMMA FESTEGGIAMENTI SAN MATTEO APOSTOLO:
Da DOMENICA 12 a LUNEDI’ 20 Settembre 2010
- Ore 18.00: Novena di San Matteo nella Chiesa parrocchiale
DOMENICA 19 Settembre 2010
- Ore 18.00: Novena e Santa Messa al Castello dei Doria, accompagnata dal coro femminile della parrocchia di Chiaramonti.
- Processione con fiaccolata e rientro in parrocchia.
LUNEDI’ 20 Settembre 2010
- Ore 18.00: Vespri e Santa Messa nella Chiesa parrocchiale
MARTEDI’ 21 Settembre 2010
- Ore 09.00: Santa Messa
- Ore 17.30: Santa Messa Solenne concelebrata dal Parroco Don Virgilio e da Don Francesco Soddu, cantata dal “Coro Tzaramonte”
- Processione con il Santo Patrono per le vie del paese accompagnata dalla “Banda musicale di Villanova Monteleone”, dal “Gruppo Apostoli – Confraternita di Santa Croce”, dal “Coro Tzaramonte”, dal “Gruppo dei Cavalieri” e da gruppi in costume tradizionale.
DOMENICA 19 SETTEMBRE 2010
Ore 16.00 Torneo di “murra” nel cortile del Centro Sociale, in collaborazione con la S.C. Chiaramonti
Ore 21.00 Concerto del gruppo musicale ALMAMEDITERRANEA (BREVE BIOGRAFIA DEL GRUPPO, clicca qui)
LUNEDI’ 20 SETTEMBRE 2010
Ore 21.00 Serata di poesia sarda “PREMIU SANTU MATEU”
« IN AMMENTU DE GIUANNE SEU »
Con la partecipazione dei poeti : CARTA – ZIZI – MASALA – AGUS – LADU – MUREDDU – DONAERA – SCANU – FARINA – PORCU – USAI – SANNA – FURRIJA e NIEDDU accompagnati dal tenore “MURALES” di Orgosolo
Ospite d’onore ANTONIO PAZZOLA
Relazioni sulla figura poetica di Giuanne Seu da parte di:
Prof. Salvatore Patatu e Prof. Paolo Pillonca.
MARTEDI’ 21 settembre 2010