Archivio della categoria ‘Utilità comune’
Scritto da ztaramonte
È documentato che dall’alto al tardo medioevo l’isola era popolata da numerosissime ville (chi sostiene 745 e chi oltre mille) che tra il secolo XIII e XIV furono abbandonate o quantomeno persero le caratteristiche abitative precedenti per diventare veri e propri villaggi di epoca moderna con un maggior numero di abitanti, ma assai ridotte rispetto alle ville medievali (circa 290/300).
Le ville in genere potevano avere da dieci a cento fuochi fiscali e da 40 a 400 abitanti che pagavano le tasse.
La nostra Orria Pithinna era una di queste ville identificata dall’équipe di Marco Milanese nelle tanche che guardano il fianco ovest di Santa Maria Maddalena e che degradano da Monte Columba. Presso la villa scorreva il rio Iscanneddu secondo gli storici, probabilmente dotato di un mulino ad acqua.
Il villaggio era situato in un crocevia di strade che conducevano a Tatari e a Piaghe a Oesteana de monte (Osilo) a Nugulbi e poi verso Ampurias e Coghinas. Diciamo pure che la villa aveva buone a proficue localizzazioni stradali agricole, aziendali, con abbondanza di terreni seminativi, pascolativi e animali e boschi.
A questo si aggiungano uomini e donne liberi e servi di nobili imparentati, con i giudici di Torres.
La villa di Orria Pithinna
Nell’anno del Signore 1135 quasi sicuramente la nostra villa esisteva come ricordava il toponimo, i documenti storici, e confermano oggi le ricerche archeologiche. All’epoca, dall’altra parte della strada, vale a dire sullo spiazzo che contiguo a sos Renalzos, sito della chiesa e non solo, esistevano fattorie, terreni, boschi, animali e uomini liberi e servi della famiglia dei giudici di Torres. Non sappiamo in che rapporti fossero gli abitanti della villa con la famiglia De Thori, ma di certo nel villaggio abitavano servi legati ad essa da vincoli di servitù e quindi di lavoro e uomini liberi capeggiati dal majore de villa e da altri pochi notabili che la governavano. Esisteva anche la chiesetta parrocchiale del villaggio, intestata a san Nicola, in linea con l’area di sedime dove 70 anni più sarà edificato il monastero.
La chiesa era retta dal parroco che di certo non aveva da compilare l’anagrafe parrocchiale non ancora istituita. I servi e liberi nascevano e morivano senza lasciar traccia di sé, a meno che non finissero per svariati motivi negli atti notarili dei condaghi o fossero componenti della famiglia giudicale di Torres.
L’abbondanza di seminativi e pascoli che la valle ampia offriva comprendendo in essa la più ricca e abitata di Orria Manna; la presenza forse di un altro mulino ad acqua più a monte, non molto lontano dall’esistente chiesa di Santa Giusta da cui scaturiva un’abbondante sorgente di acqua, inoltre la collina di sos Renalzos forse piantata a vigna, i boschi più in alto nei pressi de sa Serra e sicuramente nella zona di Nicu, davano agli uomini e alle donne della villa l’opportunità di vivere con una certa agiatezza a patto che si rispettassero le consuetudini.
Una delle tante donne che si recava solitamente a lavare i panni presso il rio, una mattina d’inverno, raccontò alle altre d’aver sentito proprio dalla sorella della protagonista questo fatto
La nascita alla Storia di Orria Pithinna
L’anno del Signore millecentrotrantacinque, forse in una notte di gennaio, a cavallo, percorrendo i tratturi che dall’abbazia di Salvennor, portavano verso Osteana de Montes e Nugulbi, e poi deviavano verso la chiesa di Santa Giusta, Petru de Flumen bussò alla porta della sorella di Maria Pira che abitava nel primo rione della villa di Orria Pithinna.
La donna, sui 50 anni, aprì, riconobbe al lume di stearica il volto stanco e la pancia tondeggiante della sorella. La fece entrare insieme all’accompagnatore, la invitò a sdraiarsi sul letto di legno con materasso di paglia ed esclamò:
- Che ti è successo Maria?
La donna non rispose, ma Petru de Flumen, uomo libero, originario di Villa Alba, anche lui residente a Salvennor, disse:
- Sta per sbocciare il fiore che abbiamo seminato a primavera inoltrata, ma tu sai io sono un uomo libero e la consuetudine impedisce che io la sposi. Credo che fermandoci da te fino al parto potremo poi, in barba al priore di Salvennor, sposarci e vivere serenamente.-
- Incosciente, rispose Giusta, sai bene che i monaci di Savennor non accetteranno di buon grado questo matrimonio, essendo lei di pertinenza del monastero. Potevate evitare queste cose e tu già sei uomo di mondo. Maria è serva della chiesa e i suoi frutti appartengono alla stessa chiesa. Di certo il parroco di Santu Nicolau non benedirà le vostre nozze.
I procuratori di Salvennor in men che non si dica, sapendo che io abito in questa villa, non si faranno attendere anche perché qui è un crocevia di passaggio e dai quattro punti cardinali arriva gente che riferirà dove vi siete rifugiati!-
Una settimana dopo, nacque un maschietto e anche di fronte all’evidenza il parroco di Santu Nicolau non volle sposare i due fuggiaschi.
Nel frattempo Maria allattava il bambino e la sorella la nutriva come la loro condizione permetteva, pentolame molto grezzo, brocche mal rifinite, mestoli di sughero e legna, non mancava una cassapanca per il pane e nicchie scavate nel muro rustico per sistemare la provvista del lardo. Solo la biancheria di lino locale sembrava dare splendore a quella casa.
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Scritto da ztaramonte
Scritto da angelino tedde
Il primo giugno, a Chiaramonti, nella sala consiliare, verrà presentato il quaderno 3 dei villaggi abbandonati della Sardegna, da Angelino Tedde, alla presenza degli autori che interverranno, per meglio illustrare il tema specifico di questo quaderno stampato a Firenze nel c. a, dal titolo Villaggi e monasteri. Orria Pithinna. La chiesa, il villaggio il monastero. Autori sono prof. Marco Milanese, curatore del quaderno e ormai noto archeologo medievista, (Malcu Nostru), i dottori di ricerca Maria Cherchi, Gianluigi Marras (Nostros su matessi), Giuseppe Padua, archeologi medievisti, prof. Mauro Maxia (De totu s’Anglona e Caddura), onomasta, dott. Giuseppe Piras, epigrafista, dott. Alma Casula (Femina Nostra), storica dell’Arte, e direttrice del compendio museale del Canopoleno per conto della soprintendenza,prof. Aldo Sari,storico dell’Arte, prof. Alessandro Soddu-Chiaramonti (a sa castigliana), storico medievista.
Si tratta di un’équipe a livello universitario che ha portato avanti una rigorosa ricerca sul villaggio abbandonato e sulla chiesa e il monastero di Orria Pithinna ubicati in agro di Chiaramonti. Con una metodologia raffinatissima, gli studiosi, hanno fatto parlare le pietre (laterizi, ceramiche, calcare e argilla) non prima d’aver consultato la letteratura sull’argomento. Presumibilmente il villaggio risale al XII secolo mentre il monastero e la contigua chiesa di Santa Maria Maddalena in tempo successivo. La villa non sorse sicuramente per la presenza del monastero, ma esistette probabilmente prima e sicuramente si gestì con chiara indipendenza dai Monaci Camaldolesi di origine Toscana. La presenza di una chiesetta nel villaggio, con un parroco, e il distinto pagamento delle decime, rispetto al monastero, lascerebbero intendere questa ricostruzione dei fatti.
La prima notizia del villaggio di Orria Pithinna è dovuta alla fuga di Maria Pira, serva della Chiesa di Salvennor, presso Codrongianos, e del di lui aspirante marito Padro Flumen di Viddalba. I due amanti si erano rifugiati invano nel piccolo villaggio di Orria Pithinna, per realizzare il loro sogno d’amore. Ma l’amore tra una serva ed un uomo libero non era di facile combinazione. Si precipitò nel villaggio il Procuratore Gasantine de Thori che riacciuffò per conto dei padroni la serva e promise all’aspirante marito una delle figlie. Insomma c’è il tanto da farne un romanzo giallo-rosa. Basta chiedersi come andarono le vicende dei due.
Grazie a questa fuga apprendiamo da un condaghe l’esistenza di Orria Pithinna, fuga benedetta anche se infelice nell’esito.
L’intrattenimento culturale si svolgerà nella sala consiliare del noto villaggio di Chiaramonti dove presumibilmente confluirono, a tappe gli abitanti di Orria Pithinna e di altre ville, quando sul Monte, chiamato dai Doria Claramonte, a quanto pare, per onorare dei nobili consuoceri della famiglia catalana del Claramaunt o Clermont. Gli stessi Doria costruirono il castello (1348-50) e vi s’incastellarono con il loro santo protettore San Matteo apostolo, attirando nei pressi gli abitanti di numerose ville, forse d’origine romana, per dar luogo al riottoso borgo di Chiaramonti che guarda torvo come un’aquila rapace la bella e vasta anglona, per depredarla.
Per fortuna non si vive più di pecore e capre e maiali, altrimenti Chiaramonti sarebbe il paese più dovizioso dell’Anglona, grazie al suo blasono di ladru.
Lasciamo da parte le celie e pensiamo alla produzione scientifica che da al paese di Chiaramonti un prezioso apporto storico di notevole pregio.
La compianta Prof.ssa Ginevra Zanetti che voleva restaurare la Chiesa vendendo cartoline sorriderà sicuramente dal Cielo.
In concomitanza con la presentazione del libro avranno luogo presso il Centro Sociale di Chiaramonti anche le seguenti iniziative:
- h 16:00 Piano superiore, presentazione del Progetto “Impara l’arte”, sezione “Vivere nel medioevo”, progetto didattico delle classi IV e V Elementare e I Media, AS 2011/12, della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi, coordinato da Gianluigi Marras, da Maria Cherchi e Maria Antonietta Solinas. in collaborazione con le insegnanti Bianca Maria Denanni, Pierfranca Pinna e M.A. Arras.
- h 16:45, aula consiliare, proiezione di un filmato realizzato dalla I Media della sezione di Chiaramonti dell’Istituto Comprensivo “Pais Serra” di Nulvi
Ci si riserva di fornire ulteriori informazioni al merito siete tutti invitati a partecipare
Scritto da carlo moretti
Vi porto a conoscenza che il Gruppo XXL unitamente al Dirigente, docenti e personale tutto dell’Istituto Comprensivo di Chiaramonti, continuano il cammino di sensibilizzazione e rispetto verso la nostra tanto amata terra e la salvaguardia delle sue immense risorse naturali.
Per tale motivo per il progetto “L’Ambiente che vorrei” abbiamo il piacere di presentare:
“ Le piante medicinali in Sardegna e i fitofarmaci”.
Sabato 26 maggio 2012 ore 10,30
Sala Consiliare di Chiaramonti
Interverranno: Dott. Giancarlo Cossu (Sindaco del Comune di Chiaramonti), Ing. Paolo Denegri (Assessore all’Ambiente della Provincia di Sassari), Dott. Giovanni Carmelo Marras (Dirigente Istituto Comprensivo “Pais-Serra” Nulvi), Roberto Galleu (Presidente Ass.cult. “Gruppo XXL Chiaramonti”).
A seguire saranno presentati i lavori e le ricerche degli studenti della Scuola secondaria di I° grado e della classe V della Scuola Primaria di Chiaramonti coordinati da Matthew Donadu.
Inoltre al primo piano vi sarà l’esposizione e mostra (concorso grafico-letterario) degli elaborati di tutti gli studenti chiaramontesi dell’Istituto Comprensivo “Pais.Serra”
Scritto da carlo moretti
Presentazione della Scuola:
La Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, in collaborazione con il Comune di Siligo (SS) e la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le provincie di Sassari e Nuoro, organizza la 2° Scuola Estiva di Archeologia Medievale (SEAM) dal 18 giugno al 21 luglio 2012, nel cuore (Meilogu= Luogo di mezzo) della Sardegna nord-occidentale. Le attività di scavo archeologico si svolgeranno nel sito rurale di Bidda Noa, presso la chiesa di San Vincenzo Ferrer, dove sorgeva il villaggio medievale e postmedievale di Villanova Montesanto. La campagna di scavo intende continuare ad indagare i depositi archeologici medievali e postmedievali presenti nell’area, nonché acquisire sequenze stratigrafiche complete del sito anche per l’età protostorica, onde definire meglio la cronologia di occupazione. I partecipanti saranno chiamati a svolgere tutte le attività inerenti l’indagine archeologica, dallo scavo al rilievo, alla pulizia e schedatura dei reperti.
Destinatari:
La scuola si articolerà in due turni di due e tre settimane ciascuno e per ogni turno è prevista la partecipazione di 25 allievi (15 posti saranno lasciati a disposizione degli studenti). Il raggiungimento del numero minimo dei partecipanti non è vincolante per lo svolgimento della campagna. Oltre alle attività di scavo è previsto un ciclo di lezioni sul tema dell’archeologia medievale della Sardegna, tenute da docenti universitari e dai collaboratori della Cattedra di Archeologia Medievale dell’Università di Sassari, che si svolgeranno presso il Complesso Culturale “Bidda Noa”, ubicato nel comune di Siligo a breve distanza dallo scavo archeologico.
Partecipazione:
Saranno garantite a tutti i partecipanti: iscrizione alla Scuola; partecipazione alle lezioni di archeologia;vitto e alloggio gratuito; dotazioni di scavo; alloggio presso il Centro di aggregazione sociale a Siligo.
Le domande di iscrizione, secondo il format scaricabile dai siti internet www.archeomedievale.uniss.it e http://www.comunesiligo.it/, dovranno pervenire all’indirizzo di posta elettronica gianluigimarras@alice.it entro il 20 maggio 2012. Per partecipare alla scuola non sono richieste esperienze precedenti di scavo archeologico, ma eventuali curriculum con esperienze pertinenti saranno tenuti in considerazione. L’ammissione alla scuola avviene su insindacabile giudizio degli organizzatori..
Dotazioni:
Le dotazioni di scavo saranno fornite dall’organizzazione. Ai partecipanti sono richieste alcune attrezzature di carattere strettamente personale: scarpe di sicurezza; guanti.
Riconoscimenti:
A tutti i partecipanti sarà rilasciato, al termine dello scavo, un attestato che certificherà la partecipazione alle attività di scavo. Sono inoltre riconosciuti i crediti formativi per un totale di 3 crediti per il I turno e di 4 per il II turno. Tali documenti saranno rilasciati dall’Università degli Studi di Sassari.
Direzione scientifica della Scuola:
Prof. Marco Milanese
Ordinario di Metodologia della Ricerca Archeologica e Archeologia Medievale, Università di Sassari. Docente di Metodologia della Ricerca Archeologica e di Archeologia medievale nelle Scuole di Specializzazione in Beni Archeologici delle Università di Cagliari e di Oristano
Segreteria della Scuola:
Dott. Gianluigi Marras
Specializzato in Archeologia Medievale, Università di Pisa
Collaboratore della Cattedra di Archeologia Medievale, Università di Sassari
Tel. 347 9301717
Email: gianluigimarras@alice.it
Scritto da ztaramonte
Fonte: La Nuova Sardegna dell’11 maggio 2012, di Letizia Villa
Approvate le aliquote in Consiglio: per le seconde abitazioni si pagherà lo 0,6 per cento
CHIARAMONTI. Nella seduta del 30 aprile del consiglio comunale, l’ultimo presieduto dall’uscente sindaco Giancarlo Cossu, sono stati approvati il regolamento comunale riguardo la nuova imposta Imu e le aliquote applicate. Un tema che sta tenendo banco tra i proprietari di case preoccupati dell’impatto che la nuova tassa sostitutiva dell’Ici avrà sui bilanci familiari ma anche frastornati dallle notizie contraddittorie che si susseguono sull’argomento.
I due punti al’ordine del giorno sono passati grazie ai sette voti favorevoli della maggioranza. «Sono le aliquote più basse che si potevano applicare dal momento che il Comune di Chiaramonti non può contare, come invece altri paesi del territorio, su entrate particolari provenienti da parchi eolici o simili», ha affermato il sindaco Cossu annunciando che per Chiaramonti si è deciso di applicare il quattro per mille sulle prime case, il sei per mille sulle seconde e l’uno per mille sui fabbricati rurali.
Bisogna ricordare che le amministrazioni comunali possono scegliere quale aliquota applicare scegliendo in un ventaglio che va da un minimo a un massimo. La prima rata, in scadenza a giugno, verrà comunque calcolata in base alle aliquote base fissate dal governo.
Il piano degli interventi socio assistenziali per il 2012, anch’esso posto ai voti nella stessa seduta consiliare, prevede il mantenimento degli interventi già proposti negli ultimi anni.
Quindi verranno assicurati per tutto quest’anno il servizio per l’assistenza domiciliare, quello di telesoccorso del Progetto Sentinella, l’assistenza educativa per i minori e gli infermi di mente, lo sportello Informa giovani – Informa cittadino, il soggiorno climatico per anziani, il sostegno ai portatori di handicap, il progetto “Ritornare a casa”, il programma di contrasto alle povertà estreme, il contributo alle famiglie e per la sala di musica, il servizio ricreativo ludico nella ludoteca del centro di aggregazione sociale. Servizi ai quali l’amministrazione e i cittadini non volevano rinunciare perché assicurano una migliore qualità della vita e un sostegno indispensabile in situazioni disagiate.
A quest’ultimo proposito è in fase di predisposizione un bando comunale per affidare a una cooperativa la gestione delle attività ricreative che hanno sede nel centro sociale.
Tra i vari punti all’ordine del giorno l’unico che ha messo tutti d’accordo, ottenendo il favore unanime dei consiglieri presenti, è stata l’approvazione della gestione in forma associata del servizio bibliotecario.
Letizia Villa
Scritto da carlo moretti
CONFIGURAZIONE DEL TERRITORIO COMUNALE
Il territorio comunale di: Chiaramonti, coi suoi 111,500 Kmq ha la massima estensione geografica tra i comuni dell’Anglona.
I limiti ricordano la forma di uno strano animale dal corpo di volatile in riposo, la zampa e la testa di elefante ,il dorso è rivolto verso Perfugas; la parte inferiore verso Tula ed Ozieri, fino alla zampa anteriore.
L’estremità di questa e la coda toccano Ploaghe, se il volto dell’elefante dovesse muoversi rivolgerebbe i suoi passi verso Ozieri.
Geograficamente, dunque, Chiaramonti confina a Nord con Nulvi, dalla confluenza del Riu Iscanneddu nel Riu Badu Olta, Monte Pertust, (m. 423), Crastu Biancu (m. 466) a Ovest con Ploaghe lungo la linea Crastu Biancu cm. 466); Riu Crapianu, Riu Badu Ebbas, Costa Ortigia, Riu Conca de Fossu, Riu Polcalzos, Riu Frundidu, Riu Badde Pittiris, C. Pertusu, Serra di Monte Pittu (m. 408); a Sud, Sud Ovest col comune di Ozieri, lungo la linea contrassegata da Monte Pittu, Funtana Su Laccheddu, Funtana Cupidasiligo, su Carralzu, Monte Elighia (m. 559, Punta S’Arrocu (m. 500), Punta di Pittia (m. 630), Zappareddu, Funtana Finnialzu, Ghirralza, Su Crabione, Frades Cossittu, Sa Chessa Ruia, Contraedra, Sa Fiurida, Baddios de Pira, Funtana Sa Ruinosa (m. 633), queste ultime località toccano il territorio di Tula); a Est con Perfugas lungo la linea prima sinuosa ed elevata poi meno sinuosa e bassa delle località di Montelidone (m. 487), Su Ballarianu (m. 475), Su Montigiu ‘e S’Omine (m. 464), C. de Basile (m. 426), Nuraghe Pubaddu (m. 395), C. Giagone (315), Scala Modelzu, Corrameana (rn. 208), Frades Contoness (m. 102), al confine col territorio di Martis); a Nord Ovest col territorio comunale di Martis (lungo le località sempre più basse di Baldedu (m. 127 Nuraghe Paulusedda (m. 167), in territorio di Martis, e quelle più elevate di Monte Attallzu (313), Tanca Ide (m. 227), Riu Bide (m. 233). S’Erva Nana, Monte Jscultis (m. 363), Riu Badu Olta (m. 273)~che segna il limite tra il territorio di Chiaramonti, Martis e Nulvi sopra descritto).
Dall’osservazione dei limiti comunali si può, dunque, rilevare che l’area geografica in cui è ubicato Chiaramonti, si presenta varia per altimetria e per caratteristiche di flora e fauna.
La zona più montuosa è situata a Sud, lungo il costone che divide il territorio di Chiaramonti, da quello di Ozieri: questo, dalla configurazione così multiforme è detto Monte Sassu: i punti più elevati variano dai m. 559 del Monte Elighia a m. 640 di Punta di Pittia.
L’altezza media di tutto l’altopiano, a forma di un irregolare arco a sesto acuto, abbraccia quasi un quinto del territorio chiaramotnese e raggiunge la media di 400 metri. Quest’area costituisce il petto del volatile-elefante a cui danno forma i confini comunali: essa è per circa due terzi sassosa e brulla, particolarmente sui costoni del monte e nelle sue immediate propaggini. L’altro terzo è ricoperto da macchie e cespugli, tra cui predominano il cisto, il lentisco e l’asfodelo. Non mancano, peraltro, aree in cui si avverte la presenza dell’acqua manifestata da lussureggianti boschi sempreverdi così come si riscontrano a valle di Funtana Su Cannau, (ai piedi de Su Monte Code (m. 473) in cui vi è un’ampia zona boschiva caratterizzata dalla quercia da sughero (quercu suber) e da ghiande (quercus glandifer): un’altro tratto boschivo è ubicato nei pressi del Riu Istevere. Tutta l’alta montagna chiaramontese è detta comunemente « Sassu Altu», per distinguerla da «Sassu ‘e Giosso», cui si accennerà in seguito. Benché il Monte Sassu sia molto povero di acqua superficiale, non mancano tuttavia delle sorgenti anche nelle zone più aride: tra queste si possono menzionare Funtana Su Laccheddu (m.570), Funtana Tottusupu (m 497), Crabione (m. 384, Sa Toa, Su Cannau.
I corsi d’acqua denominati comunemente «riu» hanno portata interessante e massima durante la stagione invernale mentre ridotti a pozzanghere d’estate (si possono menzionare Riu Chirralza, Riu Dore, Riu ‘Martine, Riu Istevere, Riu Giunturas, Riu Lavrone e Riu Podde che quasi delimitano il monte Sassu e le sue appendici).
Lungo i confini ozieresi a Sud Ovest si estende per un sesto di tutto il territorio chiaramontese, il costone più modesto in altimetria, il monte Sassittu» le cui cime non superano i 500 metri. Questa località, rispetto al monte Sassu, è più ricca di vegetazione: in essa domina la macchia, tuttavia abbondano i boschi sempre verdi e fa anzi da limite alla zona il Riu ‘Conca de Fossu nel cui bacino sì estende la zona boscosa compresa da Sa Ortigia a Aspru S. Pedru. Un’altra area boschiva gravita sul bacino di Riu Badde Pittiris, (tra il Nuraghe Massedda e Coa Pertusa),ma oltre ai due corsi succitati vi sono il Riu Frundidu, Riu Polcaizos e numerose sorgenti, dette come del ‘resto in tutto il territorio chiaramontese, «funtanas».
Le più note da tempi remoti sono, procedendo da Nord a Sud: Sa Terramala, Su Calarighe, Sa Vagadedda, Meddaris, Paludase tutta questa area configura la «zampa d’elefante». Spostando il nostro sguardo verso Sud Sud Ovest, (cioè dai confini ozieresi a quelli perfughesi) ad Est ne geografica del monte Sassu, (in. modo molto più incuneatesi per un tratto nel territorio di Tula) per l’altro in quello di Perfugas: nei pressi della sorgente Sa Ruinosa, la cima più elevata raggiunge i 633 metri, poi comincia a degradare man mano che ci si avvicina ai confini col territorio di Perfugas.
A parte alcuni tratti boschivi (come quelli di Sa Chessa ‘Ruia, Sa Fiurida, Cannaos) il territorio è coperto da macchie e cespugli oppure è privo o quasi di vegetazione, e si estende per circa una trentina di Km.
Le tre zone fin qui descritte, nonostante la suddivisione adottata per motivi di chiarezza, costituiscono in effetti la parte più estesa del Monte Rasu, nelle parti più elevate Sassu Altu, in quelle meno, Sassittu e, infine, in quella che non supera i 300 metri, «Sassu ‘e Giosso>> Questa località, ricca di acque superficiali, è forse la più suggestiva di tutto il Monte Sassu, di cui costituisce anche la parte più valliva dei territorio comunale di Chiaramonti: può, quasi denominarsi la Conca Chiaramontese. E’ ricca di boschi, pascoli, culture e, climaticamente la più felice rispetto al Sassu Altu e Su Sassittu. Quest’area, inoltre, trae vantaggio rispetto alle zone del territorio, in quanto è attraversata dalla direttissimi per Tempio e vi sono numerose sorgenti e svariati torrenti, dei quali il principale è Riu Giunturas.
L’altra zona che contraddistingue il territorio di Chiaramonti, confina col Comune di Nulvi: essa comprende le alture del Monte Pertusu (409 m) del monte Cacchile (462 m.) e del bassopiano che gravita nei confini del Comune di Martis; è ricca di pascoli, boschi e seminativi, anche se non sono assenti tratti brulli, abbandonati alla macchia e ai sassi. Forse, questa, è una delle zone più ricche d’acqua di tutto il territorio, ma essendo più bassa rispetto all’abitato di Chiaramonti, le sorgenti vanno a beneficio del vicino comune di Martis. Zone caratterizzate da buona vegetazione sono Sa Badde di Santa Giusta, Badde Saltara, Sa Tanca de’ Cheia, ‘Sas Codinas, ma soprattutto per la boscosità, il monte Cacchile in cui cresce anche il castagno oltre che la quercia da sughero e da ghianda.
A Nord, la strada che porta a Martis, viene delimitata da un’ampia vallata da una parte e varie alture alternano boschi, pascoli e seminativi; dall’altra frequenti sono gli oliveti e i frutteti e non è assente la viticultura.
Verso Est, vale a dire nella zona che da Chiaramonti conduce al «Sassu» (li comprende tutti e tre) la zona è suggestiva sia per la presenza dei boschi, (Santa Maria de Aidos), sia per i seminativi e i buoni pascoli (Piddiu).
Studio sulla carta topografica, Chiaramonti, 1970
Osservazioni. Il Comune di Chiaramonti, alla costituzione del Comune di Erula ha ceduto ben 13 chilometri quadrati (1988) con il famoso Nuraghe Ispiene dove Giovanni Spano trovò una navicella votiva con macaco, depositata al Museo Archeologico di Cagliari.Altra osservazione da fare è che un vasto incendio, se non erro alla fine degli anni ottanta, ha distrutto in parte, i lussureggianti boschi di Monte Cachile.