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Leggende di Natale: Leggenda del Vischio

Scritto da carlo moretti

Il vischio come simbologia del natale si lega ad una leggenda che ha molto a che vedere con la tradizione cristiana e con le favole di morale, si narra infatti che un vecchio mercante si era ritirato a vivere da solo tra i monti.

L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu’ nessun amico.
Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò:
- Fratello, – gli gridarono – non vieni?
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero.
Ma dove andavano?
Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme.
Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri. – Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E cominciò a piangere.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.

La notte santa. – BUON NATALE

Scritto da carlo moretti

- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!

Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.

Presso quell’osteria potremo riposare,

ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. -

Il campanile scocca

lentamente le sei.

- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?

Un po’ di posto per me e per Giuseppe? -

- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;

son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe -

Il campanile scocca

lentamente le sette.

- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?

Mia moglie più non regge ed io son così rotto!-

- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:

Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto. -

Il campanile scocca

lentamente le otto.

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Fiabe di Natale: L’Agrifoglio.

Scritto da carlo moretti

Il pastorello si sveglia all’improvviso. In cielo v’è una luce nuova: una luce mai vista a quell’ora. Il giovane pastore si spaventa, lascia l’ovile, attraversa il bosco: è nel campo aperto, sotto una bellissima volta celeste. Dall’alto giunge il canto soave degli Angeli.

- Tanta pace non può venire che di lassù – pensa il pastorello, e sorride tranquillizzato.
Le pecorine, a sua insaputa, l’hanno seguito e lo guardano stupite.
Ecco sopraggiungere molta gente e tutti, a passi affrettati, si dirigono verso una grotta.
- Dove andate? – chiede il pastorello.
- Non lo sai? – risponde, per tutti, una giovane donna. – È nato il figlio di Dio: è sceso quaggiù per aprirci le porte del Paradiso.
Il pastorello si unisce alla comitiva: anch’egli vuole vedere il Figlio di Dio. A un tratto, si sente turbato: tutti recano un dono, soltanto lui non ha nulla da portare a Gesù. Triste e sconvolto, ritorna alle sue
pecore. Non ha nulla; nemmeno un fiore; che cosa si può donare quando si così poveri?
Il ragazzo non sa che il dono più gradito a Gesù è il suo piccolo cuore buono.
Ahi! Tanti spini gli pungono i piedi nudi. Allora il pastorello si ferma, guarda in terra ed esclama meravigliato: – Oh, un arbusto ancor verde!
È una pianta di agrifoglio, dalle foglie lucide e spinose.

Il coro di Angeli sembra avvicinarsi alla terra; c’è tanta festa attorno. Come si può resistere al desiderio di correre dal Santo Bambino anche se non si ha nulla da offrire?
Ebbene, il pastorello andrà alla divina capanna; un ramo d’agrifoglio sarà il suo omaggio.
Eccolo alla grotta. Si avvicina felice e confuso al bambino sorridente che sembra aspettarlo.
Ma che cosa avviene? Le gocce di sangue delle sue mani, ferite dalle spine, si trasformano in rosse palline, che si posano sui verdi rami dell’arbusto che egli ha colto per Gesù.

Al ritorno, un’altra sorpresa attende il pastorello: nel bosco, tra le lucenti foglie dell’agrifoglio, è tutto un rosseggiare di bacche vermiglie.
Da quella notte di mistero, l’agrifoglio viene offerto, in segno di augurio, alle persone care.

(Brano di Natale di G. Marzetti Noventa)

Fiabe e Favole di Natale: Il racconto della Stella di Natale

Scritto da carlo moretti

In un piccolo villaggio messicano viveva una bambina di nome Altea, Giunse la notte di Natale e tutti andarono in chiesa con un piccolo dono per Gesù. Solo Altea rimase a casa perché non aveva nulla da donargli. All’improvviso apparve un Angelo. «Perché sei così triste?» chiese alla bambina.

“Perché non ho nulla da portare a Gesù!” rispose Altea. Allora l’Angelo le disse: “Tu hai una cosa molto importante da donare a Gesù: il tuo amore. Raccogli le frasche che crescono ai bordi della strada e portale in chiesa. Vedrai, il tuo dono sarà il più bello di tutti.”
Altea fece come le aveva detto l’Angelo e depose un mazzo di frasche davanti all’altare. Mentre la bambina pregava le frasche si trasformarono in una pianta meravigliosa con foglie verdi e rosse: era nata la Stella di Natale.

Storia di Natale: Il Presepe.

Scritto da carlo moretti

Il primo vero presepe della storia fu creato nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma. Questa usanza divenne così popolare che presto tante altre chiese vi aderirono. Ognuna creava un presepio particolare ed unico. Le scene della natività erano spesso ornate con oro, argento, gioielli e pietre preziose.

Anche se molto popolare tra le classi più ricche, questa opulenza era quanto di più distante dal significato della nascita di Gesù.

Dobbiamo il “nostro” presepe attuale a San Francesco d’Assisi, che nel Natale 1223 San Francesco realizza in Greccio con l’aiuto della popolazione locale e di Giovanni Velìta, signore dei luoghi, un presepe vivente con l’intento di ricreare la mistica atmosfera del Natale di Betlemme, per vedere con i propri occhi dove nacque Gesù. Tutto fu approntato e, con l’autorizzazione di Papa Onorio III, in quella notte si realizzò il primo presepio vivente nel mondo.

I personaggi che nella notte del 1223 animarono il “Presepio di San Francesco” sono quelli tramandati dalla tradizione e dalle fonti storiche, gli scritti di Tommaso da Celano e San Bonaventura:

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Contro un Natale all’insegna del consumismo e materialismo.

Scritto da carlo moretti

Il Direttore del settimanale “OGGI”, Andrea Monti, nella sua rubrica “Lettere al figlio”, ha pubblicato questa settimana la riflessione di un padre orgoglioso del suo figliolo per l’aver scoperto, come che quasi fosse una trasmissione genetica, l’amore per artisti che hanno segnato con i loro versi cantati, la poesia del secolo scorso.

Un ragazzo avvilito, per aver perduto in modo così inutile due oggetti il quale, sia per lui, sia per il padre, erano fonte di una marea di ricordi ed emozioni. Il padre però facendo il punto della situazione, capisce che nonostante tutto, il possesso materiale sulla chitarra ormai perduta, non potranno mai cancellare le riflessioni sulle poesie accompagnate con quello strumento che, anche se caro potrà essere sempre rimpiazzato.

Leggiamo nella lettera come le canzoni di Fabbrizio De Andrè siano così attuali, in un mondo diviso da guerre, religioni e sopratutto poco caritatevole verso il prossimo.

Noi per l’ennesima volta ci stiamo avvicinando al Natale, ma vogliamo che tutti i problemi, specie quelli che non ci riguardano, rimangano fuori dalla nostra sfera familiare, dimenticandoci di popoli che muoiono di fame, popoli devastati dalle guerre e dai soprusi, popoli, e perché no, con la pelle di diverso colore e credo religioso. Non vorrei sembrare ipocrita, ma da alcuni anni il mio Natale non è più troppo felice, posso sorridere far festa, ma la mia impressione è che le persone pensino solo alle cene, pranzi e regali natalizi e dentro di me regna un po la malinconia.

D’altronde anche i media in questo periodo fanno solo il punto sui  consumi, statistiche del prezzo medio del cenone e dei giocattoli da mettere sotto l’albero. Le guerre, i conflitti, persone in preda a carestie e che muoiono di fame non fanno parte del Natale mediatico e del nostro Bambinello.

La chitarra di Fabbrizio.

Caro A……

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