Scritto da ztaramonte
La chiesa parrocchiale di San Matteo in Chiaramonti fu eretta su progetto dell’ ingegnere sassarese Domenico Cordella, a partire dal 1880. I lavori condotti dall’impresa Obino di Sassari furono ultimati nel 1886 e la consacrazione avvenne nel 1888 (1).
Successivamente si decise di arricchire l’ interno di una tribuna per organo e cantori e il progetto fu redatto dall’ingegnere Eugenio Serra nel 1900.
Si prevedeva di utilizzare una struttura lignea invece che in ghisa al fine di contenere i costi, ma al progetto fu dato seguito più tardi in struttura lignea anche se con la ristrutturazione del 1950 fu eliminato.
Il sito ove sorge la chiesa è in accentuata pendenza: l’asse maggiore della chiesa, che in pianta corrisponde ad un rettangolo è perpendicolare al senso del pendio cosicché il fianco a valle risulta assai più basso di quello a monte, con un dislivello di circa un metro e mezzo.
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Scritto da ztaramonte
Il nostro piccolo paese può andare fiero, l’unico in Sardegna, di ospitare come Patrono, San Matteo Apostolo Evangelista.
Un’eredità religiosa lasciata nel corso della nostra storia medioevale dai Doria, la famiglia genovese che costruì il castello intorno al XIV secolo e del quale il Santo Evangelista era loro protettore.
Lo testimonia lo stesso nome dato alla piazza dove a Genova risiede il loro antico palazzo e la chiesa di famiglia intitolata a San Matteo.
Il corpo di San Matteo fu rinvenuto a Salerno nel 954, venne poi smarrito. Ritrovato un secolo dopo, il suo culto ha iniziato a diffondersi tra il 1075 e il 1085 per opera di Roberto il Guiscardo che aveva eretto in suo onore una basilica.
Quando nel 1448, dopo ripetuti tracolli militari i Doria abbandonarono la Sardegna, iniziò anche il declino della rocca, che passò nelle mani di diversi proprietari, perdendo via via l’antico prestigio. Quello che fu per tanti anni simbolo di potere politico e militare assunse (intorno al 1547) le vesti di chiesa parrocchiale, sorgendo probabilmente nell’area di sedime dove si suppone potesse esserci la cappella di San Matteo, intitolandola al santo stesso o forse anche in ricordo del suo antico proprietario (Matteo Doria).
In puro stile neoclassico, la chiesa attuale fu eretta in pietra vulcanica nel 1888, quando la popolazione cresciuta ai pendici del monte ritenne scomodo e pericoloso, specie nei periodi invernali, arrivare fin lassù per partecipare alle funzioni religiose.
L’interno è costruito a tre alte navate con due colonne e due pilastri per parte. La facciata presenta decorazioni, basamento e cornice perimetrale molto scura che contrasta visibilmente con il bianco quasi lucente delle superfici intonacate. La torre campanaria ha base quadrata che va rastremandosi nell’ultimo ratto a pianta ottagonale e realizzata con la stessa vulcanite della facciata; in sagrestia si conserva una tela con Santa Lucia del sassarese Antimonio Paglietti.
Quest’anno i Fedales del 1957, continuando una nuova tradizione, in uso oramai da diversi anni, che i cinquantenni del precedente anno formino il comitato per i festeggiamenti del Patrono, si sono impegnati per organizzare nelle giornate del 20 e del 21 Settembre una tra le più importanti feste socio-religiose del nostro paese, naturalmente in ordine di importanza, tra quella del Corpus Domini e quella in onore della martire Santa Giusta.
Spero di non sembrare presuntuoso, se a nome di tutti i chiaramontesi, ringrazio tutte le persone che si sono avvicendate e che in futuro lo faranno per organizzare questi importanti momenti, segno di continuità delle nostre tradizioni e luogo di incontro per tutti i credenti e non credenti, che apprezzano se non altro i festeggiamenti civili.
Pubblichiamo il calendario predisposto dal Comitato dei Fedales 1957:
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Scritto da angelino tedde
Volendo concludere il discorso sul paesaggio urbano non si può dimenticare quello rurale dove numerose case sparse hanno letteralmente infestato impudicamente il territorio. Quelle d’interesse architettonico sono certamente nel Sassu gallurese, i cosiddetti stazi. Leggi tutto »
Scritto da angelino tedde
Certamente il rione de sa Niera è andato sviluppandosi tra Otto e Novecento, dato che la caserma risulta coeva alla Casa Comunale-Scuola edificata in Pala ‘e Chercu e non lontana da s’Ulumu, nel 1874. Entrambi questi edifici, in via di restauro, offriranno servizi culturali utili allo sviluppo turistico-culturale del paese, dal momento che sembra che nel primo dovrebbe rifiorire la Biblioteca e nel secondo il Museo etnologico del mondo contadino e pastorale.
Non mancano all’interno dell’area urbana le chiese: l’oratorio del Rosario, forse costruito a metà del Seicento e la chiesa del Carmelo coeva all’abbattuto seicentesco Convento del’Ordine dei Carmelitani di antica osservanza, le cui carte sono a disposizione presso la Biblioteca dei Beni Culturali di Sassari (Universitaria).
Alle appendici del Monte de Cheja si trova la chiesa di San Giovanni, edificata ai primi del Novecento. Queste tre chiese, oltre alla parrocchiale di San Matteo, offrono ai compaesani del primario agglomerato urbano l’occasione di meditare sui nostri santi patroni durante il ciclo liturgico, ma all’occorrenza possono essere utilizzate per convegni e manifestazioni musicali. D’estate, qualche volta lo si è fatto, offre ampio spazio anche l’aula della chiesa di San Matteo del monte con il suo fascino seicentesco e l’essere collocata proprio sull’area di sedime del Castello dei Doria.
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Scritto da angelino tedde
Il tema l’ho già trattato in due occasioni su patatu.it vorrei continuarlo in questo sito.
Premesso dunque che dobbiamo amare il paese perché rafforza la nostra identità e fa parte della nostra storia, aggiungo che dobbiamo amarlo segnalando anche le cose che non vanno e che lo deturpano, rendendo disagevole la vita dei suoi cittadini.
Ad esempio è incantevole vedere come la popolazione di questo borgo abbia scelto con tenacia di vivere arroccato sulle tre colline di Monte ‘e Cheja (470 ) di Cudinarasa (462 m.), del Carmelo (455) e infine, sul pianoro di Codinas (430), quasi in groppa a tre verdeggianti muli e poi sulla lunga coda. Certo Chiaramonti non è stato sempre così. Dopo carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa e piatta, costruite con la testa in su quasi a sfidare il monte, ha preferito adagiarsi alle pendici delle tre colline seguendo le isoipse e organizzandosi ad anfiteatro, alla base del quale, a fine Ottocento, ha scelto di costruire la chiesa parrocchiale cuore pulsante della vita cristiana della comunità. Ivi si viene battezzati, comunicati e confessati; ivi si viene cresimati, ci si sposa e si dà l’arrivederci per la vita eterna. Il ciclo della vita si apre e si chiude nella chiesa di San Matteo, santo protettore donatoci dai Doria.
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