Scritto da carlo moretti
SALVATORE COSSU Di Chiaramonti.
Teologo, e rettore di Ploaghe da 37 anni, il decano dei rettori. Vivente [Spano scriveva nel 1863]. Uomo di grand’ingegno, affabile ed integro, poeta, grand’oratore e teologo. Stampò un volumetto di poesie sacre e ne lasciò molte manoscritte. Aveva studiato le bellezze della lingua sarda, come l’ha dimostrato in tanti panegirici stampati, o nel compendio della Dottrina cristiana, diffuso in tutto il Logudoro. Fu parroco di Ploaghe per lo spazio di 40 anni, dove morì nel 27 settembre 1868, in età di 69 anni, desiderato e compianto dagli amici e da tutta la popolazione. [Questa seconda parte è del 1870].
UNU CANTIGU MISTU
Unu cantigu mistu
querzo fagher comente mezus poto:
ips’est allegru et tristu,
su milli et octighentos barant’octo.
Est annu memorandu
et dignu de si tenner ad memoria;
allegru et miserandu
et tal’est reggistradu in qualqui historia:
boghes de allegria
in ogni logu eccheggiesint ad festa,
ognunu acclamaiat,
s’exaltamentu fit in ogni testa:
«Vivat sa libertade!
Evvivat su progressu in ogni logu!».
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Scritto da ange de clermont
Si è svolto nel consueto patio adiacente alla Chiesa della Madonna degli Angeli in Perfugas l’annunciato incontro per illlustrare la figura e l’opera del poeta Cavino Maria Cossiga (Chiaramonti 1879- Napoli 1957), autore della traduzione in sardo dei 25 sonetti di Cesare Pascarella, noto poeta romanesco, (raccolti sotto il titolo di Villa Gloria) e autore anche di Boghes de s’anima, dello stesso periodo. All’incontro come relatori ufficiali hanno partecipato Sandro Ruju, Mauro Maxia, Anna Cuomo e tra il pubblico Giovannino Soro e Angelino Tedde. Al convegno erano presenti oltre una sessantina di persone tra le quali una piccola rappresentanza di intellettuali chiaramontesi dove Cossiga nacque da Pietro e da Maria Chiara Dettori in via Pala di Carru.Sandro Ruju, storico sassarese, si è soffermato ad illustrare le temperie del primo decennio del Novecento in Sardegna, in particolare della diffusione del socialismo nelle isole rosse dell’Iglesiente e dei Tempiese cone le quali certamente Cossiga ebbe a fare i conti come persona impegnata nel mondo dell’attività sugheriera della Gallura. Ha completato questo quadro col suo intervento lo scrivente che facendo riferimento alla fondazione del socialismo (Genavo 1892) e all’emanazione della Rerum Novarum di Leone XIII che rimarcava i pericoli sia del liberalismo spinto sia del socialismo indicava una terza via moderata per la soluzione operaia ponendo le basi della dottrina sociale della Chiesa. Tedde ha anche accennato alla forte preenza sia della massonesria sia alla ferrea lotta anriclericale dei socialisti e di quest’ultima nei confronti della Chiesa. Ha terminato con un cenno al clima anticlericale e massonico esistente all’epoca presso il ginnasio liceo sassarese.Mauro Maxia, dopo aver percorso attraverso la documentazione raccolta, il percorso formativo di Cossiga (la IV elementare presso il Seminario Tridentino di Sassari come convittore) e gli anni del ginnasio presso il ginnasio-liceo Azuni, l’impegno di uomo politicamente impegnato come assessore anziano in una giunta comunale di Perfugas e la sua funzione di corrispondente della Nuova Sardegna su cui ebbe a pubblicare anche due sonetti e il suo impegno di giuria nelle gare poetiche Lo stesso relatore è passato poi a presentare sia alcuni sonetti tradotti dal Pascarella sia quelli della Boghes de s’anima. Particolrmente toccante un sonetto dedicato alla morte del figlio. La sig. na Sechi ha saputo rendere la lettura dei sonetti in sardo coinvolgente. Il relatore perfughese ha lasciato intendere che vanno portati avanti ulteriori scavi sulla figura del Cossiga e che la predisposzione di un convegno in un certo senso improvvisato è dovuto al fatto che si è voluta cogliere l’occasione della presenza in Sardegna della pronipote Anna Cuomo (Cossiga era suo bisnonno materno) che prendendo la prola per ultima ha espresso sentimenti di gratitudine per la figura del bisnonno del quale ha ricevuto attraverso il nonno la testimonianza di un uomo coerente anche se questa gli procurò non pochi fastidi sia durante sia dopo il fascismo. La Cuomo sia sull’Almanacco di Gallura di quest’anno sia sul nostro blog, qualche setimana fa, ha redatto un breve profilo del bisnonno.
Giovanni Soro ha messo in rilievo l’0rigine chiaramontese di Cossiga e ha riferito di un’opera del ’21 del Cossiga giacente presso l’Università di Napoli.
Per concludere, si è trattato di un incontro, il primo in Anglona, si spera ne seguano degli altri, che hanno offerto ai convenuti d’incontrare questo poeta sardo-anglonese, sensibile alle tematiche sociali, coerente nelle sue idee, legato per la sua opera all’allora astro fulgente della borghesia liberaldemocratica che governava l’Italia, ma che guardava con simpatia al nascente socialismo, che più tardi lo spinse a non prendere la tessera fascista e a subire sovente ispezioni di regime.
E’ evidente che, date le circostanze, la figura e l’opera del poeta è stata appena sbozzata e che si spera, con ulteriori e più fruttuose ricerche, di meglio scolpire.
L’amministrazione comunale di Perfugas era rappresentata dal vicesindaco Marras, che nel discorso di presentazione come in quello di chiusura, ha lodato l’iniziativa, inserita in un più ampio discorso sulla riscoperta della storia e dei beni culturali di Perfugas e dell’Anglona.
Per concessione di Mauro Maxia riportiamo una delle più toccanti composizioni di Gavino Maria Cossiga in limba e che per i nostri visitatori di lingua italiana ci siamo permessi di tradurre così come abbiamo potuto!
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Scritto da angelino tedde
Non mi sono rassegnato alle poche notizie raccolte su Gavino Maria Cossiga (questo il nome alla nascita) ed ho senza avvedermene forse importunato con varie email la pronipote che oltre a segnalarmi l’articolo pubblicato su Almanacco di Gallura 2011-2012 ha risposto a varie domande sul bisnonno e sulla famiglia così da offrire più elementi sul letterato chiaramontese che oggi giustamente i perfughesi per via del matrimonio ivi contratto fanno loro. Da queste annotazioni via email n’è venuto fuori non solo il letterato amico di Pascarella, ma anche un socialista prima e socialdemocratico poi che fu antifascista e che subì le cosiddette perquisizioni del regime. Se poi divenne socialdemocratico cìè da credere che i vecchi compagni socialisti gli abbiano dato varie sofferenze. Un uomo con le spalle dritte che seguì òa sua coscienza e che trasmise gli stessi valori ai propri figli. Non ci resta, in attesa del convegno, che meditare su questo bel profilo di conterraneo anglonese su cui tante notizie ricaveremo più in là negli archivi della scuola, negl’inventari degli studenti liceali e degli studenti universitari che conserviamo nel nostro archivio di Sassari, visto che ora stiamo trascorrendo le ferie in Anglona. (Angelino Tedde)
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Scritto da angelino tedde
Un poeta perfughese riscoperto: Gavino Cossiga (Chiaramonti,1879- Napoli,1957)
Gavino Cossiga (1879-1957)
Tra le numerose manifestazioni culturali che in estate si svolgono in Anglona, c’è da segnalare quella del 28 agosto a Perfugas nel cortile della Chiesa della Madonna degli Angeli, (luogo d’ incontri culturali e dibattiti del centro anglonese), su Gavino Cossiga (Chiaramonti 1879-Napoli 1957) . Dopo l’equivoco in cui siamo incorsi, riportiamo la rettifica di Mauro Maxia:
“La manifestazione del 28, appunto, si tiene per fare luce su questo poeta finora quasi sconosciuto che, dopo essere nato a Chiaramonti verso il 1870 ed essersi subito trasferito a Perfugas, si sposò in quest’ultimo centro nell’ultima decade dell’Ottocento. Agli inizi del Novecento pubblicò una raccolta di poesie, intitolata “Boghes de s’Anima”, di cui pare si trovi soltanto una copia nella Biblioteca Universitaria di Sassari. Ma egli è più noto per avere tradotto in sardo l’opera Villa Gloria di Pascarella, di cui parlerà proprio Sandro Ruju che di recente ha curato la ristampa. Verso il 1915 Gavinu si trasferì a Napoli dove morì negli anni cinquanta. Non so essere più preciso riguardo alle date di nascita e morte, ma proprio di questo parlerà la pronipote del poeta, Anna Cuomo, che viene da Napoli per intervenire alla manifestazione in onore del bisnonno. La mia relazione avrà un contenuto soprattutto letterario e sarà accompagnata da qualche immagine relativa ad alcuni documenti che sto via via trovando”.
Cesare Pascarella
Queste le cadenze della serata
19,30: Saluti di Germano Marras, assessore comunale alla cultura.
19,40: Sandro Ruju: L’ambiente sociale ai tempi di Gavino Cossiga”.
20,10: Mauro Maxia, “Gavino Cossiga, un poeta ritrovato”.
20,30: Anna Cuomo (pronipote del poeta, Napoli): “Testimonianze di una vita”.
20,45: Rita Sechi: Lettura di poesie del poeta.
Ci scusiamo ancora con i blog amici che abbiamo involontariamente fatto incorrere in errore e con i visitatori. In fondo tutto quest’equivoco servirà di certo a ravvivare la serata, ma soprattutto a scoprire che Chiaramonti ha dato i natali ad altro Gavino Cossiga oltre al poeta meglio noto Bainzu e che Perfugas ha dato moglie e figli a questo ignoto poeta che se ha tradotto Pascarella vuol dire che non gli mancavano i bollenti spiriti “claramontani” e perfughesi e che il cielo di Napoli gli ha ispirato.
Na predica de mamma
L’amichi? Te spalancheno le braccia / fin che nun hai bisogno e fin che ci hai; / ma si, Dio scampi, te ritrovi in guai, / tu sei giovene ancora, e ‘sta vitaccia / nu’ la conoschi; ma quanno sarai / più granne, allora te n’accorgerai / si a ‘sto monno c’è fonno o c’è mollaccia. / No, fio mio bello, no, nun so’ scemenze / quer che te dice mamma, ‘sti pensieri / tiètteli scritti qui, che so’ sentenze; /che ar monno, a ‘sta Fajola d’assassini, / lo voi sapé chi so’ l’amichi veri ? / Lo voi sapé chi so’? So li quatrini. //
Scritto da carlo moretti
Scritto da angelino tedde
Premessa:
Per dare l’opportunità ai lettori di riprendere il filo del discorso inseriamo la conclusione del pezzo pubblicato il 31 maggio 2011 e proseguiamo finalmente con l’ultima parte di questo interminabile inventario che, data la memoria ad alternanza della sorella, rischiava di non finire mai e, a quanto si dice nella conclusione, non sappiamo di quante altre cose si sia poi ricordata l’usufruttuaria dei beni del vicecurato che certo non ha praticato la povertà evangelica del curato Satta, fornito di beni più compatibili con la vocazione sacerdotale.
Inutile parlare della fatica di capire il manoscritto giacente tra i libri del Notaio Satta nell’archivio di Stato di Sassari e degl’innumerevoli lotti presenti nelle stanze della casa del vicecurato, degli atti, e dell’archivio mnemonico debitorio della sorella Francesca. Siamo arrivati, grazie a Dio, alla conclusione anche se, nell’inverno scorso le condizioni di salute sono state precarie al punto che rischiavamo di abbandonare per sempre l’inventario, ritenuto “maledetto” perché con la trascrizione di esso, con nostro grande dolore di cristiano, ma con la verità legata ai documenti, abbiamo messo in luce l’affarismo smodato di questo ecclesiastico che sia pure con incredibile confusione tra compravendite, debiti e cause legali deve aver passato la vita ad accumulare beni, forse, più che a darsi all’apostolato tra i chiaramontesi. Che Iddio, nella sua grande misericordia, lo abbia perdonato e che perdoni anche noi che gli “abbiamo letto la vita” e resa pubblica la sua ricchezza (i suoi debiti e le sue liti) a 178 anni dalla sua morte (1833-2011). Noi non l’abbiamo fatto con l’intento di gettargli fango addosso, come si usa fare oggi dai quotidiani e periodici, da piccoli e grandi blog e dagli altri mass media, ma piuttosto per la passione storica che più invecchiamo e più ci divora.
Vita quotidiana a Chiaramonti:
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Scritto da carlo moretti
Chi cercava una guida dettagliata agli antichi monumenti dell’isola l’ha appena trovata nella collana «La Sardegna. I tesori dell’archeologia» che «La Nuova» sta finendo di pubblicare in questi giorni. Nei dieci volumi che le danno corpo sono descritti infatti non solo i «pezzi» più noti di questa grande collezione a cielo aperto, ma anche altri meno celebrati, o messi in luce di recente.
Come le domus de janas di Su Murrone. Sono in territorio di Chiaramonti, ma per vederle non è necessario arrivare al paese. Al chilometro 19 della Sassari-Tempio si apre la deviazione per Su Bullone. Si percorre un chilometro e mezzo di una stradella sino a quando, in una leggera discesa, si divide in due per poi ricongiungersi a fondo valle: nell’area al centro si trova la necropoli, che è stata scavata alla fine degli anni Novanta. In origine c’era un banco di trachite in leggero pendio, cosa che gli scalpellini hanno dovuto scavare dei corridoi per poter disporre di una parete frontale nella quale aprire l’ingresso, e procedere poi allo scavo dei vani interni. L’esame dei reperti ha dimostrato che le sepolture sono state inaugurate nel corso del Neolitico recente, che va dal 3300 al 2500 avanti Cristo, e riutilizzate poi a più riprese, nelle Età del Rame e del Bronzo antico, sino all’epoca romana.
Le tombe messe in luce sono tre, tutte del tipo «centripeto», ossia con una camera principale sulla quale si aprono gli accessi alle sepolture singole. La più grande è quella detta «Tomba I». Si riconosce perchè a fianco del portello d’ingresso è scavata una nicchia, come per custodire una piccola statua. L’entrata è ristretta, ma vale la pena di compiere le manovre necessarie per vedere il soffitto del vano maggiore: riproduce infatti il tetto di un’abitazione dei vivi, con la trave centrale e tutte le travi minori laterali.