Chiaramonti, il portale delle vostre idee

Il libero spazio per le vostre opinioni

Cosa rimarrà agli indiani di Sardegna?

Scritto da carlo moretti

Già diversi anni fa, un uomo chiamato Fabrizio De Andrè, decise di porre dimora e battezzare sua seconda patria, la Sardegna. Nella nostra terra, ha avuto modo di conoscere e approfondire una cultura che lo affascina da subito e, nonostante la sua brutta avventura con la compagna Dori Ghezzi nel Supramonte sardo, capisce maggiormente la condizione di marginalità vissuta dal popolo e la cultura sarda, conseguenza di poteri che nel tempo hanno mutato uomini e bandiere opprimendo il popolo. Con questa esperienza ha modo di consolidare maggiormente la dialettica “oppressori”-”oppressi”, continuando a scegliere la difesa degli oppressi e dichiarando pubblicamente di capire le ragioni dei suoi rapitori ma non di perdonare i loro mandanti.

Gli indiani del ovest americano, non si discostano molto dai pastori sardi.

I sardi furono costretti dai romani e dai cartaginesi a rifugiarsi nelle montagne barbaricine, mentre gli indiani d’America furono confinati nelle riserve dai bianchi. Entrambi depredati della terra dei loro antenati, della storia e loro cultura, sacrificati semplicemente all’avidità dei loro invasori.

Tutto questo avvenne con la violenza e l’oppressione di chi aveva scoperto un luogo, per anni abitato da sardi-indiani, dove si sarebbe potuto trarre profitto, e così piccolo massacro dopo piccolo massacro, i popoli oppressi furono sterminati quasi completamente e confinati in aree dette riserve, dove ancor oggi vengono mostrati ai turisti con i loro costumi sgargianti a rappresentare canti e balli tradizionali.

Come sarà possibile intuire, i sardi non sono stati trattati in modo diverso, basti pensare che quando a Cagliari, una grossa nave da crociera viene ormeggiata nel porto mercantile (il molo Ichnusa chiamato impropriamente “terminal crociere”, anche dopo aver speso diversi milioni di euro, non può ospitare le grosse navi da crociera in quanto il fondale e troppo basso e non può essere dragato per via dei numerosi reperti di epoca romana depositati sul fondo marino), vengono immediatamente interrotte tutte le operazioni di carico/scarico dei mercantili costringendo gli operatori portuali a mettere in cassa integrazione gli operai.

Le navi da crociera ormeggiano verso mezzogiorno e i croceristi trovano ben allestiti un paio di gazebo, all’interno dei quali è possibile usufruire di un buffet con le specialità eno-gastronomiche sarde, il tutto animato da canti e balli del folk tradizionale sardo dei gruppi con i loro costumi coloratissimi, proprio come fanno gli indiani d’America nel West. Dopo aver gozzovigliato e aver goduto dello spettacolo folcloristico, i croceristi salgono sul pullman per un giretto a Cagliari fino alle 16:00 circa, ora in qui la nave salpa gli ormeggi.

All’estremo dell’isola settentrionale, nell’altra zona della Sardegna dove i sardi sono richiesti unicamente per “colorare l’ambiente”, la cementificazione delle coste, promessa come rinascita dell’economia sarda per l’edilizia e il turismo, vede sorgere nel frattempo lussuose strutture di accoglienza con sedi amministrative nel nord Italia.

E i sardi?

Ma certo, noi potremo tranquillamente occupare posti di prestigio come cuochi, camerieri, lavapiatti e addetti alle pulizie, ma anche animatori nei campeggi, guide turistiche, interpreti e operatori alle reception degli Hotel a cinque o sei stelle.

Per tutta l’estate sarà quello, l’unico modo che avremo di visitare quella parte della nostra isola, e se per caso troveremo il coraggio per una volta, di voler fare un bagno nelle acque cristalline della Costa Smeralda o in qualche arcipelago vicino, i nostri ospiti-padroni non mancheranno di additarci come indigeni e buzzurri, anche se ci comportiamo correttamente ma parliamo nella nostra lingua che i nostri padri ci hanno tramandato.

Se questo è il turismo che ci aspetta, promesso dai nostri politici per risanare la nostra economia, depredata continuamente da meschini sotterfugi, preferiamo rinunciare ai turisti e continuare a mantenere la nostra DIGNITÀ DI SARDI!

O GRANDE SPIRITO

Preghiera Indiana dal libro

La mia gente Cheyenne

…. la cui voce io odo nel vento

e il cui alito reca la vita a tutto il mondo

ascoltami!

Io sono piccolo e debole

ed ho bisogno della Tua forza

e delle Tua sapienza.

Fammi procedere fra tutto ciò che è bello

e lascia che i miei occhi possano sempre ammirare

il tramonto rosso e purpureo.

Fa che le mie mani rispettino

ciò che Tu hai creato ad affina le mie orecchie

perché possano sentire la Tua voce.

Rendimi saggio così ch’io possa capire

le cose che tu hai insegnato al mio popolo.

Permettimi di imparare la lezione che hai celato

in ogni foglia e in ogni sasso. Io voglio essere forte

non per primeggiare sul mio fratello, bensì

per combattere il mio più grande nemico: me stesso.

Fa che io sia sempre pronto

a venire a Te con mani nette

e sguardo leale,

affinché, quando la vita declinerà

al calar del tramonto,

il mio spirito possa presentarsi a Te senza onta.

Vittoria della capolista, dal campo del Li Punti con tre reti, portiamo a casa la promozione alla seconda.

Scritto da carlo moretti

E’ finita nel migliore dei modi la partita che ci avrebbe dovuto consegnare la promozione certa, alla seconda categoria. Come il Mister giustamente mi faceva osservare, c’è una piccola precisazione da indicare, sul risultato indicato frettolosamente nell’articolo pubblicato ieri pomeriggio, Li Punti – Chiaramonti 1-3. Ecco il modo corretto di indicare che la vittoria a danno del Li Punti c’è stata, ma in trasferta.

I goal firmati da Marco Biddau, Ivano Falchi e Oscar Soma, hanno fatto esultare i numerosi tifosi che hanno accompagnato i nostri ragazzi nella difficile, quanto vittoriosa trasferta. Così in anticipo di due giornate ancora da disputare per la fine ufficiale del campionato, con i sette punti di vantaggio sul Benetutti secondo, il Chiaramonti già capolista della classifica, può considerarsi matematicamente vincitore del Girone M della Terza Categoria.

Con il gran cuore, l’umiltà e la semplicità, che ha contraddistinto l’intero gruppo durante tutto il campionato, si è arrivati alla promozione attesa da circa 27 anni, ed è giusto festeggiare come ieri i nostri ragazzi hanno fatto. Le foto della gallery, hanno contribuito a far sparire la voce anche al sottoscritto.

La settimana scorsa, avevamo promesso di rivelarvi a campionato finito,  l’identità di chi con le sue scorribande sulla fascia destra, ha sempre dato l’anima per non far passare gli avversari. Non sono state però così fortunate le sue conclusioni a rete, domenica dopo domenica ha continuato a veder sfumare tutte le occasioni da goal che gli si presentavano. Per questo si è guadagnato la menzione dello “sfigato”, ma agli avversari diamo un avviso: il giorno che la sfiga finisce, altro che set tennistici daremo a chi ci sta davanti, e così qualcuno smetterà di giudicare i campionati in base ai goal fatti e subiti, e non dalle partite disputate e dal numero di vinte, perse o pareggiate.

Ogni riferimento è meramente casuale……..

Cuore, sole e amore…. recitava una canzone,  è l’immagine del magnifico gruppo che ha vinto il campionato. Una menzione particolare la meritano i numerosi tifosi che hanno sempre accompagnato i nostri ragazzi durante le trasferte, nonostante il freddo o la pioggia. Bravi anche voi, con il vostro incitamento avete contribuito alle vittorie della squadra!

Il prossimo turno disputeremo la partita con il S.Quirico al “Paris de cunventu” di Chiaramonti il 3 maggio.

SALUTATE  LA CAPOLISTA VINCITRICE DEL CAMPIONATO!!!!

FORZA RAGAZZI E FORZA CHIARAMONTI!!!! CARICAAAAAA!!!!!!!!

Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:

Amare Chiaramonti: gli artigiani del sabato del villaggio.

Scritto da angelino tedde

Tra i ricordi evanescenti, e certamente rielaborati dalle emozioni, della mia fanciullezza chiaramontese emergono spesso gli artigiani, in particolare carpentieri e falegnami, fabbri e calzolai. A tiu Antoninu Falchi lo escludo dal numero, perché, avvicinandolo a distanza, quando passavo nella piazzetta dell’Avvocato, m’incuteva a momenti soggezione, a tratti curiosità, per la sua lunga e fluente barba bianca e per gli occhiali.
In certi momenti sembrava una statua michelangiolesca, protetta dalla vetrina della sua bottega di orologiaio, che pareva collocarlo un gradino più su  degli artigiani.  Se dovevo recarmi in piatta da tia Tarsilla, per acquistare dello zucchero, mi tenevo lontano, se invece dovevo recarmi da tia Nannedda Calzone, per farmi appunto qualche paio di calzoncini, o a casa de tiu Giuannandria o di giaju Pira, in carruzzu de ballas, passando per sa carrela de su putu, dovevo essere guardingo e più svelto per non provocare i significativi movimenti della sua faccia espressiva. D’altra parte il buon vecchio era abituato al chiacchiericcio delle quattro vivaci fanciulle della numerosa famiglia della porta accanto al suo laboratorio: Ida, Iolanda, Franca e Giovanna e altre loro vicine compagnette che animavano appunto sa carrela de s’avvocadu.
Spesso però, da solo, o al seguito di mio padre, lasciata via Garibaldi, dovevamo svoltare per l’oratorio del Rosario e raggiungere la discesa e quindi il triangolo degli artigiani. A sinistra, in un grande stanzone operava di sega, di pialla e di martello tiu Giuannandria, soprannominato Tebachèra, fratello maggiore di mio padre. Il suo parlare urlato, per sovrastare gli arnesi che adoperava, usciva dal laboratorio come il sibilo di una trombetta dai toni alti; sulla sua stessa linea, a sinistra, armeggiava, spesso cantando, tiu Tigelliu Mannu, nella sua bottega di fabbro, picchiando sul ferro bollente poggiato sull’incudine; quasi di fronte a lui, di tono più pacato e basso, veniva fuori all’improvviso la voce de tiu Dorando.
Nei giorni di riposo dal lavoro dei campi o specialmente il sabato, il triangolo dei tre artigiani si popolava di contadini. Molti dovevano sistemare le lame degli arnesi da tiu Tigelliu, per passare poi da tiu Tebachéra e dare a quei ferri un  nuovo e più robusto manico, altri dovevano sistemare le scarpe chiodate malmesse o ordinarne un paio nuove dal pacato calzolaio tiu Dorando.
Il carpentiere urlava più di tutti,  seguito a ruota dal fabbro: entrambi si scambiavano talvolta pungenti rime baciate in sardo, a volte litigavano, a volte s’ignoravano.
Mio padre ed io, avvicinandoci alla porta del laboratorio di mio zio, salutavamo, lui ricambiava, ma continuava a vociare e a verseggiare, con disappunto di mio padre che non amava quell’urlare sconsiderato del fratello maggiore. Prima gli sistemava gli arnesi e prima abbandonavamo il triangolo artigiano.
Io, talvolta, m’infastidivo dal fare scanzonato dei tre fratelli Tanda, ragazzini come me, che a parte due sorelline, non potevo certo competere a cazzotti con loro, a quanto pare di padre sorsese e avvertiti da me come estranei. Ricordai questo triangolo artigiano, studiando nelle scuole medie Il sabato de villaggio di Leopardi.

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Claudio Lolli e Paolo Capodacqua con la loro collaborazione artistica, hanno incantato i presenti.

Scritto da carlo moretti

Con soli posti in piedi, le sedie erano tutte impegnate, la sala fontana una volta adibita a cinema poi trasformato dai proprietari in sala da ballo, ha ospitato un’idea culturo-musicale degna degli ideali di questo sito e portata avanti dal Gruppo XXL.

Sabato sera, Claudio Lolli e Paolo Capodacqua come degli incantatori, hanno ipnotizzato la platea dei presenti, composta maggiormente da numerosi forestieri, con i versi poetici e con il dolce suono della chitarra.

Cantando testi come “Ho visto anche degli zingari felici” e “Borghesia“, il professore cantautore ha riproposto tematiche sociali degli anni 70 che rimangono inevitabilmente attuali.

Non è mancato neanche un momento di forte emozione quando è stato dedicato un brano a Giuliano Fenelli originario di Chiaramonti, vittima di morte bianca il 21 gennaio scorso a La Spezia. Era un grande fan di Claudio Lolli.

Qualcuno si è lamentato dell’acustica che forse non ha permesso un’ineccepibile concerto, ma luoghi come la sala fontana  e la chiesa, unici posti al coperto dove è possibile organizzare eventi di questo tipo a Chiaramonti, concedono un riverbero naturale alle frequenze medio-basse che devono essere necessariamente tagliate. In questo i ragazzi dell’Ass. Sard Rock Café sono stati bravi riuscendo a rendere i suoni più che accettabili e ricevendo i complimenti pubblici dello stesso Lolli.

Questi sono elementi che non devono però scoraggiare il Gruppo XXL, le idee di portare a Chiaramonti musiche e interpreti di ottimo spessore culturale e sociale, sopratutto senza dover spendere cifre esorbitanti che a volte lasciano alcuni anche scontenti, sono ottime, continuate così ragazzi e speriamo che qualcuno si renda conto che a Chiaramonti servono spazi al coperto adatti anche per questo tipo di spettacoli.

Buon lavoro!

Chi è Claudio Lolli?

Scritto da carlo moretti

In questi giorni antecedenti al concerto acustico che il Gruppo XXL ha organizzato, invitando il cantautore Claudio Lolli e il M° Paolo Capodacqua a riscaldare una serata di questo nostro paese così monotono, sonnacchioso e in letargo tra un carnevale e l’altro, ho avuto modo di osservare quanto risultasse conosciuto a pochi e sconosciuto ai più.

E devo dire che il fumetto seguente, è proprio la reale condizione con la quale il nostro ospite verrà accolto.

Ho raccolto queste immagini disegnate da Enzo De Giorgi, sperando possano essere utili per capire meglio chi è Claudio Lolli e chi lo accompagna, la sua biografia l’avevamo già proposta nel precedente articolo:

Con un concerto-recital di Claudio Lolli, il Gruppo XXL apre le manifestazioni NOT(t)E D’AUTORE 2009.

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Amare Chiaramonti: i suonatori di matraccas

Scritto da angelino tedde

Il senso del sacro e della sua bellezza, da fanciullo, lo colsi  nelle processioni del mio paese, che si effettuavano nella Settimana Santa, a Pasqua, alla festa della Vergine Dormiente.
Nella Settimana Santa anche  noi, ragazzetti di strada, restii a frequentare la scuola e la chiesa, insieme a  coloro che svolgevano con compiacimento il dignitoso ruolo di chierichetti, eravamo fortemente coinvolti: i primi rivestiti decorosamente nelle processioni, noi armati di matraccas precedevamo le processioni del Venerdì Santo preannunciandone l’arrivo nelle strade. Inoltre, dal giorno della velatura viola delle statue dei santi e dal giorno del legamento delle campane, noi diventavamo protagonisti annunciando le ore principali della giornata alla popolazione con lo sbatacchiamento frenetico delle mattracche.
Con i fabbri e i falegnami che tenevano bottega in paese non era difficile farsi predisporre una tavoletta rettangolare di noce o di altro legno duro, della misura di venti per venticinque centimetri, con apposito manico, e con delle maniglie di ferro da una parte e dall’altra.  Lo strumento musicale a percussione lo si afferrava per il manico e scuotendolo con una certa maestria si riusciva a produrre un fracasso  di notevole risonanza.
Schiere di ragazzini, attraversando le strade del paese e scuotendo all’unisono sas matraccas, attiravamo l’attenzione di tutti i compaesani.
La processione più suggestiva era quella de “S’Incontru” della Vergine Addolorata col Cristo morto in Croce.
La processione della Vergine Addolorata scendeva da Caminu de Cunventu, partendo dalla chiesa e colle del Carmelo, con una lunga teoria di confratelli e di consorelle delle diverse confraternite;  quella del Cristo in Croce partiva dalla chiesa parrocchiale con altrettante consorelle e confratelli,  rivestiti di camici bianchi con cintura viola.
La Vergine Addolorata s’incontrava con il Cristo morto nei pressi dell’Acquedotto e insieme le due processioni  si fondevano per attraversare le vie del paese. Noi precedevamo col fracasso della matracche, mentre la processione dietro di noi avanzava.
Poteva succedere allora di risalire per Carruzzu Longu, e di incontrare tiu Giuseppone, “a bonette in manu”, inginocchiato davanti alla porta di casa sua  e subito dopo tiu Cicciu Labbrosu, calzolaio, che smetteva di lavorare, e accanto alla sua porta quella de tiu Cucciullu;  di fronte a loro il dirimpettaio calzolaio, tiu Angheleddu Migaleddu, con la cantina, soprannominata sas conzas, dove in genere s’intratteneva a bere qualche bicchierino con gli amici.
La processione proseguiva per Carruzzu de Ballas, dove giaju Pira, con la pipa in mano, accennava ad un inchino devozionale, mentre le sorelle Chica  e  Sebustiana,  attendevano rosariando il passaggio del Cristo e della Vergine. Non mancava talvolta il vociante tiu Tebachéra, tiu Costantinu Porcheddu con tia Paolina Accorrà, tia Mettea Canu con il Grande Invalido di guerra, tiu Antoni Pira. Socchiudeva la porta di casa il miscredente Paulinu, mormorando “roba de prideros”; più religioso invece tiu Dominugu Sale con la moglie e tiu Matteu Villa.
La processione, attraversata  Carrela Longa, dove tiu Bottiglia, tutto compunto, cominciava a distribuire inchini ai confratelli. Il corteo svoltava davanti alla casa de tia Pedruzza Birchiddesa e allargandosi percorreva Piatta, dove  tiu Micheli Brundu, smetteva di battere sull’incudine e il maresciallo Pirinu, vestito di nuovo, osservava se le consorelle fossero agghindate a dovere. Le tre sorelle Ferralis, piamente chine mormoravano le litanie della Passione.
La processione proseguiva in Carrela de s’Avvocadu, dove tiu Antoninu, con la sua barba da padreterno invece di chiudere bottega, con gli occhi puntati sui processionanti e sul clero sembrava sfidare la devozione di tutti, compatito da tutti.
Tra litanie e invocazioni il corteo percorreva tutta via Cavour  dove tiu Giuanne Mureddu socchiudeva il negozietto e le donne Rottigni guardavano dalle finestre, quasi di fronte alle donne dei Grixoni che osservavano dal palazzo dirimpettaio.
Prima che la processione, raggiunta la caserma svoltasse verso la discesa, si manifestava la religiosità dei tia Lughìa Tedde, di tia Ziziglia e de tiu Peppe Tedde.
Raggiunto lo stradone il corteo svoltava ancora a sinistra per raggiungere la chiesa. I ragazzetti delle mattracche però facevano continuamente da battistrada con un fracasso che , a tratti, dava fastidio agli anziani. Quella d’altronde era la loro funzione. Della povera Madonna Addolorata e del Cristo Morto in Croce per tutti gli uomini, che cosa potevano capire se qualcuno in famiglia non si preoccupava di parlarne. Il loro matraccare era un modo di essere in mezzo alla comunità anche se, spesso, dei sentimenti religiosi della comunità poco potevano percepire. Sapevano però che al rientro a casa qualcuno avrebbe detto loro d’essere stato un buon suonatore di matracche e tanto bastava per questi monelli di strada.

Chiaramonti, il portale delle vostre idee, festeggia il primo anno di attività in rete.

Scritto da carlo moretti

Sembra presa ieri la decisione di aprire uno spazio web completamente “Made  in Chiaramonti”, da mettere a disposizione dei chiaramontesi, eppure è già passato un anno. In un anno ztaramonte.it ha pubblicato 169 articoli, 205 commenti, 61 pagine, 23 video e circa 790 foto in diverse gallerie fotografiche. Il tutto in 23 categorie di argomenti diversificati.

Non sono mancati neanche la pubblicità degli eventi e delle manifestazioni locali, tramite articoli inseriti appositamente nelle diverse occasioni.

In un anno il sito ha ospitato 10.805 visite con una media di circa 900 visite al mese e di 29,68 al giorno, con 5.113 visitatori unici e una media di 426 mensili. . Le pagine visualizzate sono state 29.415, la media delle pagine visualizzate per visita è di  2,72 e di 4,52 i minuti di tempo trascorso nel sito.

Il totale delle visite è stato generato dal 29,54% di traffico diretto, dal 24,91 da altri siti, e il 45,55% dai motori di ricerca e social network.

La pagina più apprezzata in assoluto è stata senza ombra di dubbio la ztara-Gallery , seguono tutti gli articoli dedicati alle manifestazioni e eventi organizzati dalla Pro Loco Chiaramonti e naturalmente tutti i racconti, canti e poesie che richiamano al folclore del nostro paese e della Sardegna. Sono seguitissimi anche tutti gli articoli e le pagine che riguardano la Società Calcistica Chiaramonti che quest’anno sta portando avanti un bel campionato.

I visitatori si mostrano interessati anche a tutte le altre pagine richiamate nel menù principale, nella testata del  sito, dove da qualche tempo abbiamo inserito una nuova pagina con un gadget utile a visionare le principali stazioni televisive nazionali e sarde: TV on-line.

Con questi numeri, l’analisi è ottenuta da Google Analytics, che reputo più che coerenti per la provincialità del sito web, non mi resta che ringraziare quanti hanno contribuito con la loro collaborazione, a rendere interessanti le visite dei nostri ospiti.

Ribadisco l’invito fatto un anno fa a tutti, chiaramontesi vicini e lontani, che vorranno utilizzare questo spazio pubblico, per esternare i loro pensieri e far conoscere le proprie idee.

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