Chiaramonti, il portale delle vostre idee

Il libero spazio per le vostre opinioni

Contos de foghile – Prologo, I tre fratelli e Monte Bardia.

Scritto da ztaramonte

“Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8

Prologo [6]

Oggi io voglio narrare due graziosissime leggende nostrane alle spirituali lettrici di Vita Sarda. Ora le leggende sono di moda, e nella rinascente fioritura degli studi popolari, verso cui tutti, pensatori, scrittori, poeti, volgono lo sguardo, quasi ad un fresco lido ove approdare, dopo tante oscure tempeste letterarie, la leggenda ha il primo posto, senza parerlo. La leggenda è aristocratica, è artistica, è volgare e popolare nello stesso tempo; desta lo stesso interessamento nello spirito fine della signora colta e nella fantasia rozzamente poetica della popolana; nell’animo sognatore dell’artista e nella percezione spregiudicata e indagatrice dello scienziato. La leggenda richiama l’attenzione del poeta e dello storico, che la sfronda per trovare nel suo fusto le tracce delle generazioni sepolte, l’indole delle generazioni viventi e il germe di quella delle generazioni future.

Può destare lo stesso fremito nei circoli gai dei salotti eleganti, e negli intenti animi dei pastori riuniti intorno al triste focolare – nei fanciulli e nei grandi -, e può, infine, fornire i materiali per un volume serio, dotto, scientifico, e per un volume di amena lettura, spumoso, elegantemente inutile.

Ho studiato altrove, benché rapidamente, il carattere della leggenda sarda, che, all’infuori dei cicli di leggende sarcastiche, vòlte a porre in satira un dato personaggio o un dato villaggio, ha il profilo serio e melanconico delle tradizioni meridionali.

Dirò qui alla sfuggita che la Sardegna, terra per sé stessa leggendaria e misteriosa, è piena di leggende. Ogni chiesa campestre, ogni rovina di castello o di chiostro, ogni villaggio, ogni cussorgia (tratto di regione che ha un dato nome), ogni grotta, ogni dirupo, ogni montagna, ogni landa ha la sua leggenda.

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Si avvicina il cambio di stagione e ztaramonte.it cambia abito….

Scritto da ztaramonte

Così cari lettori, proprio come quando un sarto cuce gli ultimi bottoni dell’abito,  vi presento la nuova immagine del nostro sito.

Spero sia di vostro gradimento, anche perchè desidero che per un pò, sia questa l’immagine che ztaramonte.it vuole dare ai visitatori.

In ogni caso, essendo umano e non un supereroe, potrei aver fatto ugualmente qualche errore, sfuggito ai miei test. Vi ricordo che tutto è disegnato ed ottimizzato per il Browser Firefox scaricabile gratuitamente al link che metterò alla fine.

Ciò non significa che con altri Browser non funzioni, è che tutto il lavoro è predefinito con Firefox, quindi alcune visualizzazioni non corrette non sono da addebitare al design del sito.
Posso anche consigliarvi di utilizzare questo browser in ogni caso, in quanto carica e gestiste le pagine web in generale molto più velocemente.

Aspetto le vostre opinioni, e naturalmente anche le vostre idee e pareri.

Saluti, Carlo Moretti

Installa Firefox, è gratuito

Notizie curiose dallo stivale – “Il miracolo di Marino”

Scritto da ztaramonte

Ogni anno, la prima domenica di ottobre nel comune di Marino (Rm) viene festeggiata la sagra dell’uva,Sagra dell'uva - Marino (RM) con un miracolo particolare: la fontana dei “Quattro mori” zampilla vino fresco e frizzante in luogo della solita acqua.

L’edizione 2008 è stata però  caratterizzata da un episodio unico oltre che divertente:  i fontanieri che avrebbero dovuto eseguire il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, hanno sbagliato, incanalando il prelibato nettare verso la rete idrica dei tubi domestici.

Così chi aspettava col bicchiere alla mano lo zampillare del vino dalla fontana, è rimasto momentaneamente a bocca asciutta.

Come per tutte le sagre, un programma prevede che a una certa ora la fontana inizi a sgorgare vino, ma al momento prestabilito lo scambio non c’è stato e l’acqua ha continuato a scorrere limpida.

Dopo l’iniziale disappunto dei presenti, alcune telefonate e chiarimenti, il problema è stato risolto e finalmente tra un pezzo di porchetta e una fetta di salame, i presenti hanno potuto sorseggiare il frizzante vino dei Castelli Romani.

Comunque anche se i visitatori non si sono accorti di nulla, i cittadini che in quel momento stavano a casa e dovevano usare l’acqua, qualche momento di disagio lo hanno avuto; pensate a chi stava sotto la doccia o doveva lavare i piatti.

Contos de foghile – La scomunica di Ollolai.

Scritto da ztaramonte

“Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8

Radicatissima è ancora nel popolino sardo la credenza che la scomunica del papa o magari di un semplice sacerdote, apporti davvero maledizione su chi è lanciata e sulle sue generazioni.

A tal proposito ho trovato fra le altre questa leggenda. In un villaggio del circondario di Nuoro c’era un ricco monastero i cui frati spadroneggiavano non solo sulle loro proprietà e sui loro sottoposti, ma in tutte le terre e gli abitanti vicini. Perciò erano sommamente malvisti, e già, segretamente, gli abitanti del villaggio avevano inviato molte suppliche al Santo Padre perché mettesse un freno alle angherie loro. Ma a Roma si pensava ad altro che al piccolo villaggio sardo: allora un gruppo di giovini un po’ scapestrati e senza pregiudizi decise di far qualche tiro ai monaci, che li screditasse presso il papa e segnasse la loro rovina. L’occasione li favorì stranamente. Un giorno di festa, in cui nella chiesa del monastero si facevano solenni funzioni, morì improvvisamente un bambino, forse figlio d’uno dei congiuranti contro i monaci. Senza che nel villaggio se ne spargesse la notizia quei giovanotti presero il cadaverino e lo gettarono, di notte, in un pozzo del chiostro.

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Una domenica diversa, vissuta tra le “cortes apertas” di Austis.

Scritto da ztaramonte

Austis è un comune sardo di circa 959 abitanti, situato all’esatto baricentro della Sardegna. Nato in epoca romana (Colonia Augusta) come punto di stazionamento lungo la strada che collegava Cagliari , allora Karalis, e Olbia passando per Paesaggio Montano di AustisFordongianus, allora Forum Traiani.

Il territorio si estende per circa 5.000 ettari di superficie e la zona è ricca di boschi con querce, sughere, lecci e macchia mediterranea. Posto all’altezza di circa 750 metri s.l.m., offre ai propri visitatori vari e ricchi paesaggi irripetibili.


La flora mediterranea ricca, varia  e abbondante offre insieme all’elemento predominante che è la roccia granitica, una curiosa simbiosi con l’ambiente circostante, mentre le rocce lavorate dal tempo e dagli agenti atmosferici per millenni, lasciano spazio alla fantasia per l’interpretazione delle loro forme.


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Contos de foghile – La leggenda di San Pietro di Sorres.

Scritto da ztaramonte

“Contados – Leggende sarde” di Grazia Deledda, a cura di Dolores Turchi, Roma, Newton Compton Editori, 1999, collana Italia Tascabile, 8

Questa leggenda la lessi tempo fa in un giornale letterario sardo, La terra dei nuraghes, diafanamente scritta da Pompeo Calvia, uno dei più gentili poeti sardi.

È sulla chiesa di S. Pietro di Sorres, vicino a Torralba: un’antica chiesa storica, ora quasi rovinata, ritenuta, dice il Calvia, per il più antico monumento dell’arte medioevale che vanti la provincia. La dolce e misteriosa leggenda narra che viveva anticamente, forse verso il mille, un giovine mastro di Sorres, artista, poeta gentile; il quale tornando nel suo paese dopo aver studiato oltremare, presso un pittore ed architetto famoso, rimarcò nel villaggio una finestra misteriosa «dove con molta grazia ed abbondanza crescevano le rose, e le campanule s’intrecciavano alle spirali delle colonnine», che non si apriva mai, e tra i cui fiori non appariva mai nessuna testa. Solo ogni mese un arazzo intessuto di astri, di figurine e di foglie d’alloro, sventolava leggero sul davanzale, ma invisibile era la mano che lo spargeva e lo ritirava. Mosso dalla curiosità il giovane artista chiese informazioni su quella casetta arcana; ma nessuno gliele seppe mai dare. Il mistero più intenso regnava là intorno.

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Contos de foghile – La leggenda di Gonare.

Scritto da ztaramonte

Mi ricordo che durante la mia fanciullezza, mia madre spesso, mentre svolgeva le faccende in casa canticchiava alcune canzoni, spesso in sardo, e qualcuna mi è rimasta impressa nella mente come questa :

“In su mont’e Gonare
cantat una sirena,
chi cantat nott’e die.
In su mont’e Gonare
si non mi dan’a tie,
mi trunco carchi vena
e mi lasso isvenare”

E’ così che leggendo questo racconto, mi tornavano frequentemente in mente questi versi mai scordati, che però non hanno niente a che fare con la breve lettura che andremo a visitare.

Carlo Moretti

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