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Il Chiaramonti perde di misura con il Luogosanto per 3 reti a 0.

Scritto da carlo moretti

Dopo gli ultimi due pareggi, compreso quello col Tula nel recupero di mercoledì scorso,  la squadra perde ancora rovinosamente una partita nel campo comunale nuovo L. Laccu di Luogosanto.

Stavolta la batosta è grossa, a detta di chi ha visto la partita, gioco pressochè inesistente e morale sotto i tacchetti. Dal fondo della classifica non ci si muove, mancano motivazioni e soprattutto orgoglio.

Gli avversari hanno chiuso la partita nei primi venti minuti e probabilmente dopo il terzo goal, non hanno voluto infierire oltre. Mi auguro che la compagine di quest’anno, trovi l’orgoglio ed il cuore che era del gruppo che l’anno scorso ci ha portato a vincere il campionato. Se non altro per salvare la faccia.

FORZA RAGAZZI, FORZA CHIARAMONTI!!!!.

Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:

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Carnevale Chiaramontese 2010.

Scritto da carlo moretti

Riparte domani l’ormai tradizionale carnevale chiaramontese, con la favata  offerta dall’Associazione Pro Loco di Chiaramonti nei locali della ex scuola media a Cudinarasa. Seguiranno successivamente, come potrete consultare dall’immagine allegata all’articolo (per chi volesse potrà ingrandirla cliccandoci sopra), altre tre giornate di divertimento assicurato, come il ballo mascherato dei bambini sabato 13 febbraio e le sfilate dei carri allegorici domenica 14 e martedì 16 febbraio.

Buon divertimento a tutti!!

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La morte apparecchiata a Chiaramonti nell’Ottocento (IV) (1827)

Scritto da angelino tedde

Non abbiamo sotto gli occhi tutti  i testamenti rogati a Chiaramonti nell’Ottocento, perché da quanto sta emergendo dalla loro lettura, sicuramente il testamento poteva essere consegnato, non solo al notaio del luogo di residenza, ma anche ad altro notaio e così per gli atti di compravendita e di altro tipo. In caso di malattia di questo e di un supplente notaio, come abbiamo già visto, poteva accogliere il testamento, nel rispetto dello stesso schema misto religioso e civile ad un tempo, lo stesso vicario parrocchiale.

Tutti i sudditi di Sua Maestà non potevano essere se non credenti per cui non si facevano problemi. L’alleanza fra il Trono e l’Altare funzionava talmente in sintonia che all’ora della Messa Grande o Alta, la domenica venivano chiuse, per ordine del Re, le stesse bettole. Chi poi non si recava a compiere il precetto domenicale veniva segnalato nel Registro dello Stato delle anime come inadempiente.

Per i ragazzi delle scuole normali e per gli stessi precettori benché religiosi vigevano gli obblighi mensili della Confessione e il conseguente accostamento alla Comunione e negli stessi giorni di scuola c’era l’obbligo della presenza alla Santa Messa. In genere si facevano due ore e mezzo di lezione la mattina e altrettanto il pomeriggio. Alla fine delle lezioni il precettore aveva l’ordine di far recitare l’Ufficio della Beata Vergine Maria.

Per non parlare dell’insegnamento della Dottrina Cristiana. Per coloro che non frequentavano la scuola c’era il parroco o uno dei suoi coadiutori o come a Ploaghe le Maestre della Dottrina Cristiana per il catechismo ai fanciulli.

A Chiaramonti i preti non mancavano, oltre al vicario parrocchiale Satta e al suo vice Cabresu,  in paese erano presenti i sacerdoti Matteo Caccioni, Pietro Vincenzo Tedde, Bachisio Usai, l’ex presbitero carmelitano, oriundo bosano, Salvatore Masala,  i tre carmelitani del Convento del Carmine. Per i chiaramontesi i curatori delle loro anime erano numerosi. Del resto come abbiamo visto, solo nel centro abitato c’erano due oratori (Santa Croce e Rosario) senza contare le chiese campestri di Santa Maria de Aidos, di Santa Maria Maddalena presso Orria Pitzinna e di Santa Giusta.

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Vita quotidiana e morte apparecchiata a Chiaramonti nell’Ottocento (1827)

Scritto da angelino tedde

Premessa

Nel 1827, nella Comune di  Chiaramonti, come in tutti gli altri quasi 300 villaggi della Sardegna, la vita si svolgeva soprattutto intorno al campanile di San Matteo al Monte verso cui le strade principali del paese tendevano a convergere, quali i carruggi, chiamati con vario nome: carruzzu longu, carruzzu ‘e ballas, carrela longa, piatta, carrela de su putu. Qualche sentiero campestre convergeva verso il Cunventu de sos Padres de su Carmine, detto appunto  Caminu de Cunventu; altro carruggio saliva al contrario  verso s’Oratoriu de su Rosariu, mentre dalla Piatta si scendeva verso s’Oratoriu de Santa Rughe e quindi a s’istradone che pericolosamente, a forma di serpente, da sa Rughe costeggiava la vasta e profonda conca, o depressione, di Putugonzu fino agli spuntoni di roccia alla periferia dell’allora centro abitato e poi proseguiva pericolosamente come sterrata lungo il pendio del monte per confluire nella sterrata prediale per Martis, passando per Erva Nana.

A sa Niera si stagliava superba, rispetto alle poche case basse adiacenti,  quella che era stata il palazzo della nobile e grande possidente, mezzo chiaramontese e mezzo nulvese, donna Lucia Delitala Tedde,  passato nelle mani agli oriundi ozieresi nobili Grixoni. Più a valle, a non molti metri di distanza dal palazzo Grixoni,  si stagliava il palazzo dei possidenti Migaleddu che più tardi, con l’alleanza matrimoniale con un maresciallo dei carabinieri toscano, costituiranno la fortuna dei Rottigni, promotori come si sa della modernizzazione del villaggio tra Otto e Novecento. I beni di donna Lucia, valutati in 10 mila scudi, nel 1760 (probabile anno della sua morte violenta) erano stati devoluti, secondo testamento, dalla nobildonna, grazie all’assistenza spirituale di un gesuita, dopo l’esilio a Villafranca di Piemonte, al collegio gesuitico di Ozieri.  I resti del patrimonio, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù nel 1773, amministrati da una commissione apposita ozierese, che li dissiperà, giungeranno alla mensa vescovile  di Sassari e successivamente, questi Lo stemma dei Delitala-Pes nella chiesa parrocchiale di Nulvi (Foto di Gianfranco Serafino, Tempio)resti dei resti, verranno devoluti alla costruzione dell’attuale Chiesa di San Matteo  e della Santa Croce nell’area di sedime dell’abbattuto omonimo oratorio.

E probabile che sempre da Ozieri, all’epoca, fossero già insediati in paese, i Madau, quella che dalla seconda metà dell’Ottocento diverrà la più locupleta famiglia del villaggio, grazie all’apparentamento con i doviziosi Ruiu come documenterà il più ricco testamento dell’intero Ottocento tra gli atti rogati a Chiaramonti.

Nell’anno di cui esaminiamo gli atti vediamo agitarsi negli affari i Falchi e un certo Pietro Canu, benché in prima fila siano sempre membri del clero, seconda classe sociale privilegiata dopo in nobili, ma prima per dignità e per influenza carismatica sulle singole famiglie il cui ciclo della vita girava e sostava nella parrocchiale. D’altra parte il vicario e i suoi preti e i religiosi carmelitani coadiutori venivano utilizzati dal governo regio a molteplici funzioni civili che la pletorica assemblea comunicativa e i tre consiglieri col sindaco non erano in grado di svolgere.

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Pareggio importante per il Chiaramonti con il Sennori.

Scritto da carlo moretti

Una partita difficile ma importante, quella giocata nel campo Basilio Canu di Sennori ieri. Aggiungerei anche un pò sfortunata con il pareggio raggiunto dagli avversari al 90 ‘esimo, praticamente in zona Cesarini.

La salvezza si raggiunge a piccoli passi, speriamo che questo sia l’inizio del riscatto.

Non aggiungo altro perchè non servono parole servono fatti.

Un augurio al nostro capitano perchè si riprenda presto dall’infortunio occorso in campo.

FORZA CHIARAMONTI!!!!

Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:

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SA TEBACCHERA DE COMARE de tiu Bainzu Truddaiu

Scritto da carlo moretti

Sa tebacchera ‘e comare

est sempre a s’aberi e tanca,

ca medas bi ‘ettan franca

chirchende de tebaccare.

Su fiagu ‘e su tebaccu

a medissimos piaghet:

issa tesoro nde faghet

de s’urna senza covaccu,

guasi che unu maccu

chi lu solen abbizzare

a su tuccaru.  A pensare,

ite razza ‘e ìscoberta!

Et est sempre mesu aberta

sa tebacchera ‘e comare!

Giovaneddos de vint’annos.

cando est morzende sa die,

a iscasciu sun inie

finas a fiottos mannos.

Rimedios e ispannos

chi sanan dogni bullanca

bi chircan a faccia franca

cando iscurigat s’aera;

gai cussa tebacchera

est sempre a s’aberi e tanca.

Dami tinta e pingo puru

su caminu inghiajadu

de unu chelu isteddadu

in nottes de pagu iscuru;

cumponzo su duru duru

pro pizzinnos mezzanos,

chi cun cavanos ispanos

no han reposu in sa ninna.

Ajo. dami carta e pinna

che in sos birdes beranos!

Pro s’istajone amorosa,

si mi daeras cantones

fatto ‘ider sos puzones

in d’una mendula umbrosa.

Beni, Musa: non ch’hat cosa

chi non bramet cumpagnia!

Cantare totu cheria

cun murmutteddos de fadas:

che in epocas passadas,

Musa, dami poesia!


Bainzu Truddaiu

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Arte e religioni della Sardegna prenuragica – Giovanni Lilliu [4]

Scritto da carlo moretti

Idoli antropomorfi a schema di busto traforato

A questa varietà tipologica appartengono 44 statuine (nn. 81, 124). 43 sono scolpite su pietra: venti in marmo (nn. 81-92, 95-98, 119-120, 122­123), ventidue in calcite (nn. 93, 100-118, 121) e una in calcare (n. 94). Una soltanto è plasmata in argilla (n. 124). Provengono: trentotto dalla pro­vincia di Sassari, per l’86,36% (nn. 81-118) e sei, per il 13,36% dalla provincia di Oristano (nn. 119, 124). Il territorio del Comune di Sassari ne vanta ventinove (nn. 81-85, 91-114) ossia il 65,90%, quattro vengono dal Comune di Ossi (nn. 115-118) il 9,09%, tre da Alghero (nn. 86-88) il 6,81%, due da Portotorres (nn. 89-90),il 4,54%, due da Nurachi (nn. 119-120: 4,54%), due da Cabras (nn. 123-124: 4,54%) e una per ciascun comune ne hanno restituito Simaxis e Nuraxinieddu (nn. 121-123: ciascuno il 2,27%). Si rileva la forte concentrazione del luogo sacro di Monte

Fig.66. Sassari, necropoli ipogeica di Monte d'Accodi:Tomba II. Statuina femminile a placca trforata in marmo (scheda 98).

Fig.66. Sassari, necropoli ipogeica di Monte d'Accodi:Tomba II. Statuina femminile a placca traforata in marmo (scheda 98).

d’Accoddi: tredici statuine, cioè il 29,54%, tra “altare” (sette: nn. 104-110) e prossi­ma tomba II (sei: nn. 98-103). Trentun idoli (nn. 70, 45%) sono stati rinvenuto in ipogei funerari, tutti nel Sassarese (nn. 81-103, 111-118). Sei (13,63%) vengono da raccolte superficiali in inse­diamenti neolitici dell’Oristanese (nn. 119-124) e sette sono stati messi in luce presso lo ziggurath di Monte d’Accoddi175.

I dati ambientali e statistici delle figurine a schema di busto traforato, meglio se spiegati a confronto con le situazioni degli idoli a schema di busto compatto, inducono alla constatazione di un momento culturale in mutamento, se non pro­prio mutato, e più recente nel tempo. Dico ciò non nascondendo che i dati sono incompleti e provvisori, tanto da poter rendere inefficace lo sforzo di trovare la chiave di lettura di una scrit­tura segreta difficilmente decifrabile. Dal con­fronto dei dati risultano evidenti le diversità tra le due tipologie figurative in fatto di estetica e di tecnica nonché di creatività, il che va di pari passo con le differenze di distribuzione e di allo­gamento delle statuine.

Mentre gli idoli a busto compatto toccano luo­ghi di tutte quattro le province sarde sino nel profondo interno, quelle a busto traforato si con­traggono fortemente nello spazio geografico iso­lano, riducendosi a siti soltanto delle Provincie di Sassari e Oristano e di aree delle stesse contenu­te circa tra duecento e mille chilometri quadrati. Quanto alla localizzazione, se la prima categoria di idoletti trova posto in caverne naturali, ipogei, luoghi sacri e soprattutto villaggi (54,9%), col minimo numero degli ipogei (15,61%), la secon­da categoria privilegia gli ipogei (70,45%), ma declassa al 13,63% gli insediamenti abitativi. Per di più va notato che le grotticelle artificiali con statuine a busto traforato sono tutte nel Sassarese e soltanto nella cintura di Oristano dove, al tempo degli idoli a schema di busto compatto operava brillantemente nella fabbrica di figurine di terra­cotta il centro di Cùccuru Arrìus dal quale non proviene più alcun idolo a busto traforato. Il che fa supporre il venir meno dell’attività del labora­torio, per mancanza di richiesta dei committenti più umili cui si confaceva l’acquisto del corrivo prodotto in argilla.

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