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Viviamo insieme il Natale e l’Anno Nuovo.

Scritto da carlo moretti

Stasera, i giovani di Chiaramonti in collaborazione con la Parrocchia e la Pro Loco, vogliono proporre con la rappresentazione del Presepio vivente, un Natale diverso dal solito di luminarie stanche e luci intermittenti.

Anche l’arrivo di Babbo Natale in piazza sarà una novità e speriamo, che lo spirito natalizio del buon Gesù, ogni anno vero protagonista del Natale in quella povera grotta di Bethlehem, sia il vero augurio che tutti andremo a scambiarci.

Ecco il programma delle manifestazioni:

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Nascita di Gesù – Vangelo apocrifo dello pseudo-Matteo

Scritto da carlo moretti

Nascita di Gesù. Dopo un certo periodo accadde che si facesse un censimento a motivo di un editto di Cesare Augusto, e tutta la terra si fece iscrivere, ognuno nella sua patria. Questo censimento fu fatto dal preside della Siria, Cirino. Fu dunque necessario che Giuseppe, con Maria, si facesse iscrivere a Betlemme, poiché Giuseppe e Maria erano di qui, della tribù di Giuda e della casata di Davide.

Mentre Giuseppe e Maria camminavano lungo la strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe: “Vedo davanti a me due popoli, uno piange e l’altro è contento”. Giuseppe le rispose: “Stattene seduta sul tuo giumento e non dire parole superflue”. Apparve poi davanti a loro un bel giovane vestito di abito bianco, e disse a Giuseppe: “Perché hai detto che erano parole superflue quelle dette da Maria a proposito dei due popoli? Vide infatti il popolo giudaico piangere, essendosi allontanato dal suo Dio, e il popolo pagano gioire, perché oramai si è accostato e avvicinato al Signore, secondo quanto aveva promesso ai padri nostri Abramo, Isacco, e Giacobbe: difatti, è giunto il tempo nel quale, nella discendenza di Abramo, è concessa la benedizione a tutte le genti”.

Ciò detto, l’angelo ordinò di fermare il giumento, essendo giunto il tempo di partorire; comandò poi alla beata Maria di discendere dall’animale e di entrare in una grotta sotto una caverna nella quale non entrava mai la luce ma c’erano sempre tenebre, non potendo ricevere la luce del giorno. Allorché la beata Maria entrò in essa, tutta si illuminò di splendore quasi fosse l’ora sesta del giorno. La luce divina illuminò la grotta in modo tale che né di giorno né di notte, fino a quando vi rimase la beata Maria, la luce non mancò. Qui generò un maschio, circondata dagli angeli mentre nasceva. Quando nacque stette ritto sui suoi piedi, ed essi lo adorarono dicendo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostetriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: “Ti ho condotto le ostetriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all’ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore”. A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura”. Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: “Permettimi di toccarti”. Dopo che lei si lasciò esaminare, l’ostetrica esclamò a gran voce dicendo: “Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi à alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta”.

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Un Natale dell’anno 5325 di Bartolomeo Di Monaco

Scritto da carlo moretti

Aspettando che termini il vertice sul clima a Copenaghen ……….

Marzia era stufa di trascorrere il Natale sempre allo stesso modo.
Lo aveva confidato a Lazzaro, suo marito, il quale però n’era rimasto dispiaciuto.
Egli trovava stimolante, infatti, rinnovare tutti gli anni l’antica tradizione dell’albero e del presepio. Con i suoi ragazzi passava straordinarie ore in allegria quando tutti assieme caricavano i rami di neve e di palline colorate.
Quest’ultime, muovendosi da sole, mutavano continuamente posizione e colore con spostamenti lenti, sempre accompagnati da una dolce musica; e così anche la neve, una volta posati i fiocchi sull’albero, si alzava al soffitto da sola e lievemente precipitava ad imbiancare i rami con intermittenze regolari e suggestive.
Contemplava quei giochi di colori sempre a bocca aperta.
I figli ogni anno facevano addirittura a gara per escogitare combinazioni nuove e divertenti.
Anche il presepio subiva di anno in anno continui rinnovamenti.
La mucca e l’asinello prima della mezzanotte di Natale se ne andavano in giro per la stalla e solo allo scoccare dell’ora mirabile si sdraiavano intorno alla culla a riscaldare Gesù bambino. I pastori suonavano i loro zufoli; belavano le pecore mentre si avvicinavano alla mangiatoia.
La cometa poi compariva nel cielo già qualche giorno prima, e da sola lentamente si spostava in direzione della grotta, dove si fermava a risplendere in tutto il suo fulgore proprio nel momento che dalla chiesa vicina si levava festoso il suono delle campane.
Che cosa c’era di più bello che attendere così tutti insieme sotto l’albero e davanti al presepio il Santo Natale?
Ancora si celebrava in inverno il Natale, ma la stagione non era più così fredda come lo era stata tanti secoli prima. Sui libri avevano letto che nel periodo natalizio, soprattutto sulle montagne e qualche volta anche nelle città dell’Italia settentrionale, cadeva la neve e tutto il paesaggio si faceva suggestivo. Anche al Sud c’era stato un periodo che nevicava come al Nord e i graziosi paesini abbarbicati sulle montagne a picco sul mare si coloravano di bianco e parevano usciti dalle fiabe.
Ora invece la neve non cadeva più in Italia da qualche secolo; il clima si era fatto più mite anche nella stagione invernale e c’erano poche differenze tra l’estate e l’inverno, anche se l’ultima stagione dell’anno restava sempre la più fredda.
La neve bisognava andarla a cercare lontano, vicino ai Poli. Soltanto lì la si poteva ammirare. Appena al di sotto delle calotte polari già non la si incontrava più.

Marzia aveva nostalgia di quei tempi passati, e tutte le volte che aiutava i suoi a fare l’albero e il presepio, quando arrivava il momento di mettere i fiocchi di neve sui rami o sui monti di cartapesta, sentiva dentro di sé scuoterla un brivido sottile.
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Filastrocche di Natale

Scritto da carlo moretti

Per tutti i bambini:
italiani, francesi o abissini
e noi che siamo così piccini,
non chiederemo dei regalini,
ma solo la pace per tutti i bambini

Brilla in cielo una stella
Brilla in cielo una stella
Con la coda lunga e bella.
Si ode dentro la capanna,
una dolce ninna-nanna.
C’è un bambino biondo, biondo
Col visetto tondo, tondo,
che riceve doni e fiori
dagli umili pastori.

Ho Sognato
Ho sognato che il Bambino
venne presso il mio lettino
e mi disse dolcemente:
“Per Natale non vuoi niente?”
Io pensai per prima cosa
a te mamma sì amorosa
a te babbo, buono tanto,
e gli dissi:”Gesù santo,
babbo e mamma benedici,
fa’ che sempre sian felici!”

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Leggende di Natale: Leggenda della Rosa di Natale

Scritto da carlo moretti

La figlia piccola di un pastore era intenta ad accudire il gregge del padre in un pascolo vicino Betlemme, quando vide degli altri pastori che camminavano speditamente verso la città. Si avvicinò e chiese loro dove andavano.
I pastori risposero che quella notte era nato il bambino Gesù e che stavano andando a rendergli omaggio portandogli dei doni.
La bambina avrebbe tanto voluto andare con i pastori per vedere il Bambino Gesù, ma non aveva niente da portare come regalo. I pastori andarono via e lei rimase da sola e triste, così triste che cadde in ginocchio piangendo.
Le sue lacrime cadevano nella neve e la bimba non sapeva che un angelo aveva assistito alla sua disperazione. Quando abbassò gli occhi si accorse che le sue lacrime erano diventate delle bellissime rose di un colore rosa pallido. Felice, si alzò, le raccolse e partì subito verso la città.
Regalò il mazzo di rose a Maria come dono per il figlio appena nato.
Da allora, ogni anno nel mese di dicembre fiorisce questo tipo di rosa per ricordare al mondo intero del semplice regalo fatto con amore dalla giovane figlia del pastore.

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Vita quotidiana e morte a Chiaramonti nell’Ottocento a cura di Angelino Tedde.

Scritto da angelino tedde

Con la pubblicazione di questi atti notarili diamo inizio ad una serie di articoli che ci permetteranno di conoscere vita e morte della vita quotidiana in Chiaramonti nell’Ottocento. Giorgio Falchi, nella parte trascritta ed edita del suo diario (Cfr. Patatu, Chiaramonti, 2004) ci presenta alcuni eventi del paese, gli atti notarili del Notaio Giommaria Satta, rogati in Chiaramonti dal 1826 al 1867, ci offre materiale abbondante per conoscere le dinamiche immobiliari e mobiliari dell’economia del nostro borgo, all’epoca con una popolazione che oscillava dai 1500 ai 1800. (Preciseremo meglio più in là).

Avremo modo di conoscere le compravendite, i lasciti, le donazioni e la destinazione dei beni. Gli arredi delle case, l’agiatezza o la povertà delle persone nonché i passaggi di proprietà. Col tempo, chissà, può darsi che il Comune, provveda a stilare un progetto di trascrizione di tutti gli atti che si prestano a conoscere meglio la vita quotidiana e i traffici degli abitanti del villaggio ottocentesco.

Cominciamo a riportare qui il testamento di Anna Bella, maestra romana, che istituì a Chiaramonti una delle prime scuole professionali femminili dell’Isola, dando alle nostre bisnonne l’opportunità di un aggiornamento tecnologico delle arti femminili. La maestra morì, presumibilmente per quello che verrà più tardi definito il morbo di Parkison (James Parkinson (1755-1824). Promotore della scuola fu il sacerdote Matteo Satta Caccioni. Su questa scuola non si è fatta luce completa e mi auguro che qualche studente chiaramontese voglia prima o poi curare sul sacerdote e sulla scuola una più accurata ricerca .

Il testamento comprende 1. un regesto (abstract notarile); 2. la formula classica sulla capacità d’intendere e volere del moribondo; 3. Le disposizioni testamentarie per la cura delle esequie (in particolare del luogo della sepoltura che all’epoca poteva effettuarsi sia presso la chiesa del Carmelo sia presso quella della Santa Croce sia presso la chiesa del Rosario oppure direttamente presso la chiesa parrocchiale di San Matteo al monte); 4. Disposizioni per la cura dell’anima sulla cui esistenza tutti credevano (la moda di non credere è arrivata col progresso della scienza e della tecnica, i credenti dichiarati oggi, a sentir le voci di piazza, sarebbero pochi anche in Chiaramonti); 5. la destinazione dei beni, spesso con la nomina di un esecutore testamentario, che doveva preoccuparsi sia di quanto destinato agli eredi sia di quanto destinato alle sante messe per il suffragio dell’anima. Anche qui compaiono d’obbligo alcune istituzioni: l’ospedale più vicino, il monte nummario, il Conservatorio delle Figlie della Provvidenza (esposte, orfane o figlie di famiglie a disagio, fondato a Cagliari fin dal 1750).

Ciò premesso, lascio ai lettori il piacere della lettura del testamento reso dalla maestra Anna Bella.

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Leggende di Natale: Leggenda del Vischio

Scritto da carlo moretti

Il vischio come simbologia del natale si lega ad una leggenda che ha molto a che vedere con la tradizione cristiana e con le favole di morale, si narra infatti che un vecchio mercante si era ritirato a vivere da solo tra i monti.

L’uomo viveva solo, non si era mai sposato e non aveva piu’ nessun amico.
Il vecchio mercante si girava e rigirava, senza poter prendere sonno.
Uscì di casa e vide gente che andava da tutte le parti verso lo stesso luogo. Qualche mano si tese verso di lui. Qualche voce si levò:
- Fratello, – gli gridarono – non vieni?
Fratello, a lui fratello? Lui non aveva fratelli. Era un mercante e per lui non c’erano che clienti: chi comprava e chi vendeva. Per tutta la vita era stato avido e avaro e non gli importava chi fossero i suoi clienti e che cosa facessero.
Ma dove andavano?
Si mosse un po’ curioso. Si unì a un gruppo di vecchi e di fanciulli. Fratello! Oh, certo, sarebbe stato anche bello avere tanti fratelli! Ma il suo cuore gli sussurrava che non poteva essere loro fratello. Quante volte li aveva ingannati? Piangeva miseria per vender più caro. E speculava sul bisogno dei poveri. E mai la sua mano si apriva per donare. No, lui non poteva essere fratello di quella povera gente che aveva sempre sfruttata, ingannata, tradita. Eppure tutti gli camminavano a fianco. Ed era giunto, con loro, davanti alla Grotta di Betlemme.
Ora li vedeva entrare e nessuno era a mani vuote, anche i poveri avevano qualcosa. E lui non aveva niente, lui che era ricco.
Arrivò alla grotta insieme con gli altri; s’inginocchio insieme agli altri. – Signore, – esclamò – ho trattato male i miei fratelli. Perdonami.
E cominciò a piangere.
Appoggiato a un albero, davanti alla grotta, il mercante continuò a piangere, e il suo cuore cambiò. Alla prima luce dell’alba quelle lacrime splendettero come perle, in mezzo a due foglioline. Era nato il vischio.

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