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SALVIAMO EMANUELE LO BUE.

Scritto da carlo moretti

Ecco un caso, nel quale mi trovo in difficoltà solo a parlarne. Non so neanche se dovremo parlare di malasanità prima, oppure dopo. Emanuele ha la stessa età di mio figlio, la metà degli anni che Marta, mia figlia, ha compiuto a settembre 2008 eppure di fronte a questa situazione, vedendo il filmato su YouTube inserito in quest’articolo, non posso che essere solidale con questa famiglia che lotta giorno per giorno DA SOLA!

Dove sono le istituzioni, tengo a precisare di qualsiasi colore, quando una famiglia necessita di strutture specializzate e non a chilometri di distanza o addirittura in altre nazioni?

L’aiuto a queste famiglie, oltre quelle povere, dovrebbe essere l’obiettivo principale di ogni governo invece, quando si tratta di risparmiare sulla spesa pubblica, i primi tagli arrivano sulla scuola, sanità e sussidi per le prestazioni a sostegno del reddito. E’ UNA VERGOGNA!

Comunque forza super-genitori di Emanuele, non perdete mai il coraggio e sopratutto la speranza.

Emanuele il 10 aprile del 2007 entrò all’ospedale San Raffaele di Milano per una semplice operazione di appendicite, ma durante la preanestesia, non si sa ancora esattamente per quale motivo, è rimasto in anossia per 15 minuti o più, successivamente è rimasto in terapia intensiva per 2 mesi e ha subito l’asportazione della tecafrontale perché la pressione endocranica è aumentata a dismisura.Il 28 maggio 2007 è stato dimesso con la corteccia celebrale distrutta, il cervello a macchia di leopardo, senza osso frontale e in stato di coma neurovegetativo e ricoverato presso la clinica riabilitativa “La nostra famiglia” di BosisioParini (LC).

Da allora viene nutrito artificialmente.Il 10 settembre è tornato al San Raffale di Milanp per rimettere la teca frontale è stato ricoverato presso la clinica di Bosisio.Emanuele ha subito in totale 5 operazioni.

ATTUALMENTE E’ A CASA DOVE HA BISOGNO DI ASSISTENZA 24 ORE SU 24

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Folklore, musica e canti da Chiaramonti per intrattenere gli ospiti di Casa Serena a Sassari.

Scritto da carlo moretti

Con i canti del Coro di Chiaramonti, le melodiche voci dei fratelli Denanni, Franco e Gianni per il “canto sardo a chitarra”,   l’immancabile cantautore Franco Sechi e i vivaci colori e balli del Gruppo folk Santu Mateu de Tzaramonte, sabato sera dalle ore 17:00, l’istituto Casa Serena di Sassari sarà animato con brani e balli della tradizione chiaramontese e dell’isola.

Un evento che si rinnova oramai di anno in anno, grazie anche all’infaticabile lavoro della responsabile delle attività ricreative dell’istituto, Adele Loriga.

La serata sarà presentata da Tore Patatu e alla serata interverrà anche un rappresentante dell’amministrazione comunale di Chiaramonti.

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Contos de foghile – Il fanciullo nascosto – Prima parte – (Grazia Deledda)

Scritto da carlo moretti

Il complotto si fece, come tutte le riunioni importanti che i parenti Coìna dovevano avere fra di loro, se a queste era necessario che assistesse il nonno, appunto nella cantina del nonno Bainzone.

Il nonno Bainzone era stato sempre un uomo giusto, di buona coscienza: ormai vecchio e quasi impotente passava i giorni accanto alla sua porta, come un idolo di legno messo lì a guardia della casa. Non parlava mai: passava il suo tempo a guardare e giudicare fra di sé la gente che attraversava la strada.

Viveva con la figlia minore, Telène, vedova d’un ricco massaio, e col nipotino Bainzeddu figlio di lei; ma continuamente gli altri figli e i nipoti e i pronipoti lo visitavano, specialmente per chiedergli parere e consiglio in certi gravi casi di coscienza, salvo poi a non dargli retta. Ma il solo pensiero che egli sapeva ciò che essi volevano fare, anche se ingiusto, sopratutto se ingiusto, acquetava la loro coscienza: così se qualcuno li rimproverava essi potevano rispondere pronti: il nonno non ha detto niente.

E questo bastava, per acquetare tutti. Da qualche tempo, però, il nonno non rispondeva neppure alle loro questioni: li guardava e li giudicava, fra di sé, come la gente della strada, e il suo silenzio li incoraggiava maggiormente. Tutti i giorni qualcuno di loro veniva: se la conferenza era di lieve importanza si svolgeva davanti alla porta; se no il nonno doveva alzarsi, aiutato dal parente, attraversare lo stretto androne su cui davano le porte della cucina e della domo ‘e mola, la stanza della macina per il grano, scendere i sette scalini ed aprire la cantina.

Nella cantina si poteva parlare con tutta libertà, senza essere ascoltati dai vicini di casa e dai passanti; e poi si beveva.

- Santone, coraggio, andiamo alla festa – gli diceva quel giorno battendogli lievemente le dita sulle spalle e conducendolo cautamente giù per i sette scalini Antoni Paskale, il più bello dei nipoti, un giovane alto e forte noto a tutti per la sua prepotenza.

Seguivano gli altri, dal passo pesante. Erano tutti vestiti di nuovo, e alcuni un poco alticci perché un pomeriggio di festa, il giorno della Pentecoste.

Il vecchio si lasciava portare, appoggiando la mano alla parete; ma il suo viso duro, nero, circondato da una grande barba giallastra che saliva fino alle tempia ove si confondeva coi capelli e con le folte sopracciglia a ricciate, e i grossi occhi gonfi, nerissimi, esprimevano una resistenza interna, un diffidare cupo, irriducibile.

Giunti alla porta della cantina parve esitare, prima di trarre la chiave che teneva sempre con sé; poi accorgendosi che Antoni Paskale tentava di frugargli in tasca si decise, e aprì tastando con le dita la serratura per trovarne il buco. La porta era grande e solida come un portone, fermata a metà, di dentro, con un lungo gancio di ferro arrugginito; l’altra metà si aprì, ne uscì un odore di sotterraneo, di formaggio e di vino, e apparve l’interno misterioso.

Per tutti quegli uomini e quei giovani forti che seguivano il nonno, il luogo era stato sempre ancor più misterioso e attraente d’un ripostiglio che esisteva nella casa di uno di loro, Paulu, il primogenito del vecchio Bainzone; si diceva che questi teneva là dentro nascosto un tesoro e perciò non dava mai a nessuno la chiave; si diceva poi che chi entrava con un dispiacere ne usciva allegro, e questo era vero perché c’era del vino forte e una provvista d’acquavite.

Tutti i giovani, passando, toccarono il palo del gancio, col quale s’erano esercitati, da ragazzi, fuggevolmente, nei giorni in cui si rimetteva il vino e la porta rimaneva un poco aperta. La luce pioveva da un finestrino alto inferriato spandendo un chiarore argenteo sulle botti nere dalla faccia rossa, allineate come altrettante sorelle.

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Il Chiaramonti prova la fuga, dopo il 4 a 0 con il Torralba….

Scritto da carlo moretti

E così l’S.C. Chiaramonti realizza la sua nona vittoria stagionale chiudendo il girone di andata da capolista assoluta. Traguardo centrato, grazie anche al Florinas che frena il Benetutti in casa vincendo per 2 a 1.

Il grande lavoro di preparazione di Mister Falchi e il gran cuore dei ragazzi, che forse ora ci credono sempre di più in una promozione, ha fatto sì che la squadra non debba temere confronti con nessuno. Una bella squadra, un bel sodalizio e non solo in campo.

A segno sono andati, il sempre-presente Biddau, Satta e Falchi con una doppietta.

Un pensiero lo rivolgiamo anche ai sostenitori, sempre numerosi in casa e nelle trasferte, l’incitamento è la più grande energia che si possa trasmettere ai giocatori in campo, continuate così ragazzi, FORZA CHIARAMONTI!

La prossima partita, da disputare il 01 febbraio, aprirà il girone di ritorno ospitando il Bottida in casa. La prossima domenica si osserverà una giornata di riposo per tutto il girone. IL RIPOSO DEL GUERRIERO!

Ecco i risultati delle altre partite, il prossimo turno e la classifica del girone:

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Pensando al conflitto tra Israele e Hamas mi è venuta in mente questa poesia che vi propongo in “duas limbas”:

Scritto da carlo moretti

Uomo del mio tempo di Salvatore Quasimodo

Sei ancora quello della pietra e della fionda,

uomo del mio tempo.

Eri nella carlinga,

con ali magline, le meridiane di morte,

- t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,

alle ruote di tortura.

T’ho visto: eri tu,

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,

senza amore, senza Cristo.

Hai ucciso ancora,

come sempre, come uccisero i padri,

come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta.

E questo sangue odora come nel giorno

quando il fratello disse all’altro fratello:

«Andiamo ai campi».

E quell’eco fredda, tenace,

è giunta fino ate, dentro la tua giornata.

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue

salite dalla terra, dimenticate i padri:

le loro tombe affondano nella cenere,

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.




Omine de su tempus meu de Minnia Fenu

Ses ancora cuddu de sa pedra e de sa frunda,

omine de su tempus meu.

Fist in su fusu de s’apparecchiu,

cun sas alas malignas, sos mesudies de morte,

- t’hapo ‘idu – intro su carru ‘e fogu, cunsiente a sas furcas

e a sas rodas de tortura.

T’hapo ‘idu: fisti tue,

cun s’iscienzia tua pretzisa cunbinchida a s’isterminiu,

senz’amore, senza Cristos.

Has bocchidu ancora,

coment’e sempre, comente ‘occheini sos mannos nostros,

comente ‘occhein sos animales chi t’han bidu sa prima ‘olta.

Custu samben fiagat pretzisu che-i sa die

chi su frade nelzeit a s’ateru frade:

«Ajò a sos campos».

Cussu rembumbu frittu, ostinadu,

est bennidu finas a tie , intro ‘e sa die tua.

Ismentigade, fizos caros, sas nues de sambene

pigadas da-e terra, ismentigade sos babbos:

sas tumbas issoro affungana in sa chijina,

sos putzones nieddos, su ‘entu, covacana su coro issoro.

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Cantadores a poesia – Masala e Seu a Seui nel 1996 – Duinas, Battorinas e Dispedida.

Scritto da carlo moretti

Concludiamo con i brani seguenti, la gara poetica a Seui nel 1996 tra Marieddu Masala e Juanne Seu, alcuni giorni fà abbiamo pubblicato il secondo tema e ora per terminare vi proponiamo la fase finale con “Duinas”, “Battorinas” e sa “Dispedida”.

Oltre i versi, troverete all’inizio di ogni genere, un lettore mp3 che vi consentirà di sentire la registrazione della gara. La necessità di dividere la registrazione in tre parti, è unicamente una mia scelta, dovuta al fatto che con spezzoni di files più piccoli, sono agevolati all’ascolto anche gli utenti con linea non ADSL. vi consiglio di avviare il lettore prima di iniziare la lettura dei versi.

Buon ascolto e buona lettura.

MARIEDDU MÀSALA / JUANNE SEU

Festa de Santu Pitanu

Seui, su 4 de Austu de su 1996

DUINA

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Contos de foghile – Il mago (Grazia Deledda)

Scritto da carlo moretti

Di Grazia Deledda:

Vivevano in fondo al villaggio, uno dei più forti e pittoreschi villaggi delle montagne del Logudoro, anzi la loro casetta nera e piccina era proprio l’ultima, e guardava già per le chine, coperte di ginestre e di lentischi a grandi macchie.

Filando ritta sulla porta, Saveria vedeva il mare in lontananza, nell’estremo orizzonte, confuso col cielo di platino in estate, nebbioso in inverno: cucendo presso la finestra scorgeva una immensità di vallate stendenti ai piedi delle sue montagne, e sentiva il caldo profumo delle messi d’oro ondeggianti al sole, e il sussulto del torrente che scorreva fra le rocce e i roveti montani.

In quella casa piccina e nera, col tetto coperto di muschio giallo e rossastro, ombreggiata da un vecchio pergolato, fra tanta festa di cieli azzurri e di immensi orizzonti silenziosi, da due anni, Saveria scorreva la vita più felice che si possa immaginare, accanto al suo giovane sposo dai grandi occhi ardenti e le labbra rosse come i frutti delle eriche fra cui conduceva i suoi armenti, la sola sua ricchezza.

Si chiamava Antonio. Anch’esso dacché aveva sposato la piccola signora dei suoi sogni da pastore, viveva felicissimo; però una leggera nuvola era apparsa dopo due anni di completa felicita sul cielo sereno della sua esistenza. Saveria non lo aveva reso né ancora accennava a renderlo padre! Era una cosa ben triste! Egli l’aveva tanto sognato un bel marmocchio bruno come lui che appena in gambe l’avrebbe seguito su e giù, fra i boschi e le valli, aiutandolo nelle dure fatiche di pastore; un marmocchio che poi, fatto forte giovanotto, la gioia e la speranza dei suoi vecchi, ammogliandosi avrebbe a sua volta tramandato il loro nome e la discendenza dei loro armenti in un altro, e così via pei secoli dei secoli! Tutti gli avi di Antonio erano stati pastori: e questa gloria egli sognava di continuarla ma come fare se non veniva l’erede?

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