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CONCLUSA LA 53° EDIZIONE DEL “PREMIO OZIERI” di Antonio Canalis

Scritto da ztaramonte

La splendida cornice del Chiostro San Francesco, gremita di trecento persone, ha degnamente sostituito il Teatro “Oriana Fallaci”, indisponibile a causa di lavori di adeguamento, nella serata finale della 53° edizione del “Premio Ozieri di Letteratura Sarda”. A giudicare dagli attestati di stima ricevuti e dall’affetto che ha circondato tutta la manifestazione, si ricava la cifra del prestigio e delle attese che la cinquantaseienne creatura di Tonino Ledda ha saputo conquistarsi in ben oltre mezzo secolo di duro e serio operare. Tangibile e sincera la soddisfazione degli autori e del pubblico presente. Come ormai succede da qualche anno, peraltro, l’attesa era forte. I dubbi e le incertezze, pure. Ma, come qualcuno ha opportunamente sottolineato, riuscire a navigare così a lungo in acque quasi mai serene, per il Premio è sintomo di “sana e robusta costituzione fisica” e, in definitiva, di una salute di ferro. E poi, come tutti gli “arzilli vecchietti”, ci tiene anche a non farsi scontare… anni. Qui, proprio la matematica viene subito incontro: se la prima edizione si è svolta nel 1956, quest’anno si sarebbe dovuta celebrare la 57^. Non è così. Ma solo perché – nei fatti – alcune edizioni hanno avuto una gestazione biennale. A significare che talora la manifestazione ha dovuto cedere il passo a problemi (di solito economici), ma che ogni volta è riuscita a riprendere volitivamente il suo cammino. Tanto da conquistarsi il primo posto, indiscusso, nell’orizzonte culturale isolano. Gli effetti d’immagine durano tuttora e ricadono ampiamente sulla città e sul territorio.

Fortissima la stima e la considerazione che Ozieri riesce a calamitare dappertutto, in campo letterario e in tutte le branche ad esso legate. Perché anche il più acceso avversario non può fare a meno di riconoscere la primogenitura assoluta di un progetto culturale, che solo oggi è passato nella sua pienezza e annovera centinaia di imitatori ed epigoni. Se un merito va riconosciuto al Premio ozierese, infatti, è proprio quello di essere una grande manifestazione di democrazia totalmente apolitica e apartitica: già dalle prime edizioni la partecipazione venne aperta a tutte le varietà di lingua sarda dell’Isola. Da quelle principali, fino alle più remote sfumature, comprese quelle che allora si definivano isole alloglotte (Alghero col catalano e Carloforte col genovese di Pegli, altrimenti detto tabarchino), e che oggi vengono definite, dagli esperti, eteroglossie interne. I fatti, le proposte e anche le leggi più recenti, sia pure tardivamente, hanno dovuto prendere atto che l’unica linea valida, tracciata per la tutela della lingua e della cultura sarda, è quella portata avanti per lunghi decenni, in solitudine, dall’”Ozieri”. Ed oggi che il principio è passato “alla grande” e c’è una forte presa di coscienza generale sulla necessità di riscoprire le nostre radici per contrastare l’omologazione, è fin troppo facile navigare sulla scia. E proprio su questi temi si è indirizzata la linea del Premio in tempi di dibattito fin troppo acceso e guerra tra istituzioni nello spinoso settore della salvaguardia e tutela della “limba”, che ha acceso querelles ancora incandescenti e disorientato la pubblica opinione. “Il momento è importante e in qualche misura strategico: come Associazione organizzatrice, sentiamo l’esigenza di essere ancora una volta protagonisti e “padri nobili” di un qualcosa che comunque ha lasciato tracce profonde nel mondo culturale sardo. Un obbligo morale che ricade in capo a un’iniziativa che vanta una lunghissima militanza, e si trova invece, oggi, nella condizione di doversi districare in un groviglio di posizioni antitetiche e spesso conflittuali che non contribuiscono certo alla chiarezza.

Commozione ed applausi sia per gli autori premiati che per le personalità che hanno ottenuto riconoscimenti che vanno ad arricchire il nutrito albo d’oro della manifestazione. Su tutti, l’emozione del segretario generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana Franco Siddi, cui è stato consegnato dal Sindaco di Ozieri Leonardo Ladu e dall’Assesore alla Cultura Giuseppina Sanna il “Trofeo Città di Ozieri”. Siddi ha calcato l’accento sul momento attuale della Sardegna in uno schietto e purissimo sardo campidanese compreso da tutto il pubblico presente. Di forte impatto anche gli interventi dell’Assessore Regionale alla Cultura Sergio Milia, che ha tracciato le linee dei programmi varati dal suo assessorato, in cui il Premio Ozieri ha avuto ed avrà ulteriore ruolo in virtù dei suoi trascorsi e dell’esperienza organizzativa dimostrata, in specie nella gestione delle due ultime edizioni della Festa dei sardi: “Sa Die de sa Sardigna”.

In sintonia l’intervento della Presidente della Provincia Alessandra Giudici. Momenti di pathos assoluto nella esibizione del coro “Cuncordu de Santu Lussurgiu”, cui è stato assegnato l’ambitissimo Trofeo “Provincia di Sassari” Ma i momenti d’attenzione e di emozione non sono mai mancati durante la recita dei lavori premiati nelle tre sezioni. Anche in virtù della folta schiera di giovani collocatisi nelle prime piazze: speranza, ma anche certezza per il futuro. In barba alle cassandre di turno.

 

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Ordinanza: Revoca ordinanza n°23 del 10.09.2012 acqua non potabile

Scritto da carlo moretti

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Ordinanza: Acqua non idonea al consumo umano

Scritto da carlo moretti

fonte: https://www.facebook.com/pages/Comune-di-Chiaramonti-Comune-de-Tzaramonte/484965951516876

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X. Anghela Nigoleddu e la sua famiglia di Ange de Clermont

Scritto da ange de clermont

Brigadiere e carabiniere discesero i numerosi gradini dell’ingresso della caserma, svoltarono in via Pala de Carru, passarono per lo Stradone, risalendo la piazzetta della parrocchiale, e svoltarono nella Piazza principale del paese, detta appunto Piatta.

Le  bottegaie avevano aperto i loro negozi, mentre tanto il fabbro col suo martellare sull’incudine quanto il falegname con la sega avevano dato inizio al concerto della giornata. I militari se la presero con calma come di consueto risalendo sa Piatta ed ecco che, sorpassata la bottega del fabbro, si affacciò alla porta Anghela Nigoleddu. Il brigadiere la squadrò rapidamente e, visto che la ragazza lo fissava, ebbe l’ardire di  farle l’occhiolino. Anghela arrossì e rientrò dentro casa, riflettendo sulla sfacciataggine del brigadiere e da quel momento cominciò a chiedersi che cosa frullasse per la testa al capo della stazione di Miramonti.

 I due militari risalendo per s’Ulumu, svoltarono a destra, discesero i gradini de s’Arcu, rivedendo affaccendata l’anziana zitella che qualche giorno prima avevano visitato, la salutarono, discesero i gradini della stradetta che declinava verso la piazzetta della parrocchiale e senza ripassare nella Piatta rientrarono in caserma.

Il brigadiere Carrigni, sfregandosi le mani per il messaggio inviato alla bella ragazza entrò nel suo ufficio, si sedette e poco dopo si presentò in caserma Bustianu Pittarru, noto Fizedomus. L’uomo, tutto nervi e ossa, salutò e si sedette davanti all’ufficiale dell’Arma col viso imbronciato.- Egregio Signor Bustianu Pittarru la vedo imbronciato, ma non vi è ragione perché lo sia, l’ho convocato semplicemente per sentire la sua opinione sulla morte dell’archeologo Pedde.-

-Una persona per bene e per di più amico mio, per la cui morte mi sono molto addolorato e non riesco a sopportare che se ne sia andato per sempre. Se mi avesse chiesto una mano come era solito fare non solo lui, ma anche gli altri, in mia compagnia non l’avrebbero di certo ammazzato.-

-Chi pensa che sia stato? Aveva dei nemici?-

-Ma, secondo me, gli unici nemici erano gli altri archeologi che non potevano sopportare che fosse stato molto amico della buonanima di Giuanne Ispanu e soprattutto del vicario presso il quale godeva di grande stima. Poi, sa com’è, a volte certi amici pastori, magari anche compari, per antichi torti, gli hanno servito i maccheroni freddi.-

-Che cosa vuol dire che possono essere stati anche amici suoi di Sassu Altu e di Sassu Giosso?-

-Brigadie’, anima mia libera, ma sa com’è, di domus de Janas ce ne sono tante e dentro terreni di diversi padroni, per cui… io non lo so, ma indagherei anche su quelli, oltre che sugli archeologi, tutti amici miei, ma sa com’è, a volte vogliono insegnare a me dove e che cosa siano le domus de Janas.-

-So che non trattava bene con  Andria Galanu per via della famosa carta o mappa di tutti questi monumenti antichi.-

-Non l’ho detto io il nome, ma l’ha detto lei. Veda d’indagare. Io e la mia famiglia siamo molto rattristati e solo dispiaciuti che non si fosse lasciato accompagnare da qualcuno che avrebbe portuto difenderlo al momento opportuno.-

-Ho capito, secondo lei, abbiamo due piste di ricerca: pastori anche compari e archeologi.-

-Io, qui lo dico e qui lo nego, ma al suo posto non avrei lasciato perdere queste piste. In quanto a me, ho passato tutta la giornata della sua morte con uno dei miei fratelli a Sassu Giosso, visto che abbiamo dato una sarchiatina al frumento più tardivo de  sa Tanca Manna.-

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Costumes e costumanzias de sa provincia ‘e Thathari – Prima sfilata di costumi tradizionali e dei comunidella provincia di Sassari

Scritto da carlo moretti

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Primo Memorial – Simposio di scultura e pittura – Angelo Truddaiu

Scritto da carlo moretti

“L’arte di tagliare …. Senza rompere ….”

10 GIORNI A CONTATTO CON GLI ARTISTI E LA NATURA

CHIARAMONTI 16-26 AGOSTO 2012

LOC. “FUNTANAZZA”

Organizzato dai suoi amici artisti

PARTECIPANTI:

DIEGO CONTU
LUANA SANNA
LOREDANA USAI
SILVIA MURAGLIA
SEBASTIANO SANNA
MANUELA MELE
SUSANNA LUNESU
TINA MANOS

INAUGURAZIONE: GIOVEDI’ 16 AGOSTO ORE 18:00

CHIUSURA DEI LAVORI: DOMENICA 26 AGOSTO ORE 17:30

CONCLUSIONE PRESENTAZIONE DELLE OPERE

SEGUIRA’ UN RINFRESCO PER TUTTI I PRESENTI

UN RINGRAZIAMENTO PARTICOLARE VA A SEBASTIANO PINNA, PATRIZIO STINCHEDDU, GIUSEPPE SPANU, SANDRO UNALI E TUTTI COLORO CHE HANNO CONTRIBUITO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO EVENTO.

 

Santa Giusta – Opera in miniatura di Angelo Truddaiu

 

 

 

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Si è laureto in Diritto Canonico col Prof. Francesco Falchi Andrea Marras a cura di Angelino Tedde

Scritto da angelino tedde

Si è  laureato nella tarda mattinata del 05/07/2012  Andrea Marras di Chiaramonti sostenendo la discussione sulla tesi “L’esercizio dei diritti fondamentali da parte del fedele”, avendo come relatore Prof. Francesco Falchi, ordinario di Diritto Canonico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Sassari che lo ha seguito consupporto costante,  con le correzioni sempre precise e l’attenta supervisione del lavoro di ricerca e approfondimento.

Il tema ha riguardato il Titolo I del Libro II del Codex Iuris Canonici, riguardante i diritti dei fedeli, di tutti i fedeli, a prescindere dallo status (clericale o laicale) che ciascuno di essi ha nell’ordinamento canonico. L’odierna presenza di uno statuto giuridico comune a tutti nel Codice rappresenta , nel diritto della Chiesa, un elemento decisamente innovativo: presuppone infatti un’uguaglianza di base tra i fedeli, puntualmente affermata nel canone 208, in forza della quale ciascuno di essi partecipa, anche mediante l’esercizio dei diritti e l’adempimento dei doveri, alla missione propria della Chiesa. Il fine della Chiesa (e quindi anche del suo diritto) è la salus animarum, la salvezza eterna di tutte le anime. La Chiesa, che con il Concilio Vaticano II prende coscienza di sé stessa come struttura di comunione, persegue il fine della salus animarum attraverso  il compossesso e la compartecipazione dei beni salvifici tra tutti i suoi componenti. Alla base del riconoscimento di diritti << soggettivi >> ai fedeli dunque c’è l’ecclesiologia conciliare, e in particolar modo la raffigurazione della Chiesa come Popolo di Dio: questa base è anche l’unica chiave di lettura corretta per intendere i diritti medesimi e soprattutto gli spazi e le forme per il loro esercizio. Ogni altra interpretazione risulterebbe fuorviante, e in particolar modo sarebbe scorretto vedere i diritti dei fedeli in chiave di rivendicazione degli individui contro lo Stato: è infatti sempre improprio applicare schemi giuridici tipici degli ordinamenti statuali all’ordinamento canonico senza prima considerare la peculiarità e l’unicità di quest’ultimo.
La discussione è stata brillante e il laureando si è trovato a suo agio, anche grazie al modo con cui il relatore Prof. Falchi ha fatto le domande. Lo studente, intervistato ha dichiarato:
” Sono molto fiero di quanto ho scritto e di quanto ho esposto a voce, nonché del fatto che ciò sia stato evidentemente apprezzato. Il mio voto di laurea è 106/110, non il massimo quindi, ma considerato  che  per la discussione della tesi mi sono stati attribuiti 8 punti  reputo il voto di laurea un ottimo risultato.”
Al giovane chiaramontese e alla sua famiglia formuliamo dal nostro sito i più fervidi auguri.
Chiaramonti può andare orgoglioso della sua gioventù e della famiglia Marras che vede il prof. Giovanni Carmelo Marras, già ordinario di Pedagogia, in un ruolo pubblico di buon livello, il primo figlio archeologo medievista, dottore di ricerca e componenete dellìéquipe di prof. Marco Milanese,, e il secondo figlio conseguire la laurea in Giurisprudenza con un voto lusinghiero, con un professore noto per l’impegno che profonde negli studi e nella preparazione dei suoi laureandi. All’ultima nata, essendo ancora scolara, formuliamo l’invito  a guardare il buon esempio dei genitori e dei fratelli maggiori.
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